lunedì 21 settembre 2009
paura presunzione arroganza
Le persone sicure, quelle che hanno la risposta esatta a ogni tipo di problema fanno paura.
Soggioga e fa paura la sicurezza esternata nel dare soluzione certe.
Fa paura l’arroganza totalitarista esposta senza se e senza ma.
Da non sottovalutare l’effetto delle frasi introduttive a sostegno del proprio credo: la gente vuole…, oppure: gli elettori, gli iscritti… gli Italiani!
Le titubanze, i dubbi sono banditi dalla testa e dal lessico dei leader oltranzisti che per suffragare deliranti teorie tentano di impressionare gli astanti con citazioni arricchite di numeri statistici e nomi altisonanti.
Per questi soggetti non esiste l’altro, il diverso. Diverso fisicamente, culturalmente! Chi non si adegua è nemico da combattere!
Eppure l’Italia, dal dopoguerra in poi, ha subito flussi e riflussi culturali non indifferenti: è passata da un’economia contadina a una industriale sbeffeggiata con arguzia pungente da Charlie Chaplin in tempi moderni, dove, il genio Chaplin anticipava quasi tutte le fobie e i malesseri psicologici che avrebbero accompagnato la nuova era.
Negli anni ‘60/70, alcuni valori sociali erano sentiti: si rispettava la persona anziana, l’ammalato, il debole! E nei momenti di calamità naturali o alla presenza di lutti nazionali per onorare le vittime di eventi criminosi, la solidarietà era un dato tangibile persino nelle trasmissioni televisive: la RAI bandiva lo spettacolo e irradiava solo musica classica! Oggi, sotto il motto: lo spettacolo deve continuare (perché così avrebbe/ro voluto …) si narcotizza la riflessione individuale. L’uomo non è solo neanche a volerlo! Condizionato dal frastuono mediatico, dimentica origini, usi e costumi. Saperi trasmessi dalle contaminazioni di popoli migranti; sbarcati sulle coste italiane da fuggiaschi o con mercanzie da barattare.
I cinquantenni Italiani sono testimoni di cambiamenti epocali. Anche in Calabria è cambiato tutto; dall’abbigliamento al linguaggio ma nel retaggio antropologico arde ancora la fiamma della solidarietà, in virtù della quale si lasciano aperte le porte dell’accoglienza. Calabresi sempre pronti al nuovo, alla bontà degli ospiti, alla riflessione.
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