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domenica 7 luglio 2024

Peppino Papaleo, personaggio simbolo della cultura catanzarese

 


Sabato 23 marzo 1985. Peppino Papaleo, lo ricordo come se fosse oggi mentre mi porge in silenzio alcuni fogli freschi di tipografia.  Lui non parlava molto. Gli piaceva ascoltare e scrivere sul  “suo giornale” indipendente: un foglio stampato avanti/retro:  L’Opinione”, voce fuori dal coro e, nel modo di condurre certe tematiche, anche “rivoluzionario”.  Con orgoglio e passione scriveva di politica e cultura sempre attento al territorio e agli eventi potenzialmente vocati alla crescita della collettività.

domenica 2 dicembre 2012

da Papillon a Sallusti, innocenti evasioni

Sallusti. Che uomo! Meglio di Papillon.


Maledetti @@##@@##….! E la compagna dall'altro capo della città davanti ai cronisti: mi vergogno di essere italiana! E qualcuno tra la folla le risponde: ci vergogniamo noi ché tu sei italiana!

"Mi costituisco io perché non voglio che venga violato il giornale. Non 'Il Giornale' in quanto tale, ma un quotidiano. E' ovvio che la mia è una provocazione politica. Qualcuno potrebbe dire 'ma se stai li' dentro ti sottrai alla pena. E allora io esco. Però non vado a casa. Vado a San Vittore. Che mi registrino lì. Poi mi porteranno dove vogliono".
Ma non è andata così. La polizia è entrata nella sede del quotidiano e lo ha portato via sotto gli occhi dei collaboratori. Si è visto un Sallusti prelevato a metà riunione di redazione mentre stava definendo con freddezza i titoli e le pagine da dedicare al suo 'caso'.

un caso di "cattiva giustizia" simile a quello narrato da Charrièr nel suo romanzo autobiografico? che fa dire al suo personaggio, un venticinquenne francese detto "Papillon" per via della farfalla tatuata sul torace, quando squarciò il sacco e sbucò all'aria aperta inebriandosi dell'agognata libertà:
“maledetti bastardi sono ancora vivo”.

Per quanti non hanno visto il film uscito nel 1973 o letto il libro autobiografico di Henri Charrière pubblicato con enorme successo nel 1969 ecco un breve riassunto.

Innocente, Henri Charrière, è condannato all'ergastolo per un omicidio che non ha mai commesso.

La sua esperienza, vissuta nel peggior sistema penitenziario del tempo, la Guyana Francese nell'Isola del Diavolo dove i carcerati erano impiegati nei lavori forzati, è messa nero su bianco dopo anni di isolamento in compagnia di scarafaggi e topi dei quali si nutre. lì conosce il falsario Louis Dega che lo spinge a tentare un'impresa apparentemente impossibile che gli permetterà di vivere da uomo libero gli ultimi anni della sua vita.

Ma Sallusti pur rimanendo affezionato alla letteratura francese, da eroe romantico moderno qual è, va oltre. Non nel senso di detenzione e sacrifici immani ma in quanto a teatralità eccessive. E appoggiato dai suoi amici pennivendoli inscena improbabili cabaret partigiani mitigandoli,  però, quando si vede perdente, come mera "provocazione culturale".

Ora, a noi, affezionati videoti non rimane che scegliere tra il grande fratello delle primarie, l'isola dei famosi e le mie prigioni di e con, testi e musiche, Sallusti ai domiciliari curato amorevolmente dalla sua compagna di vita e di battaglie Daniela.

mercoledì 14 novembre 2012

carcere per chi diffama a mezzo stampa

il carcere aggiusta i guasti causati dalla diffamazione?


Nel lessico corrente internet è descritto come il luogo della democrazia liquida. Una piazza dove chiunque può esprimere la propria opinione come se fosse, appunto, nella piazza del paese in cui è nato e dove, grosso modo, si conosce tutto di tutti.
Nelle piazze, si sa, si racconta di tutto. Si parla di argomenti seri; si scherza; si raccontano barzellette e si diffama trincerandosi o facendola passare per una battutaccia goliardica se il soggetto diffamato s'incazza, picchia o denuncia il delatore. Comunque vadano le cose, lì, nel piccolo cerchio delle conoscenze, la lite rimane circoscritta. Differente è il danno provocato dai mezzi di diffusione generalisti come giornali, televisione e internet. Se a ciò si aggiunge la volontà precisa di usare la parola scritta o urlata per delegittimare e annientare persone antipatiche o nemici, è chiaro a chiunque che, occorre qualcosa che funga da freno. Inutile gridare allo scandalo!

Hanno fatto bene i parlamentari a chiedere il voto segreto per votare la “legge sul carcere ai giornalisti diffamatori”?
Personalmente sono dell'avviso che ognuno debba essere convintamente presente, corpo e mente, quando decide di assumere una posizione importante per la comunità.

Sulla riforma della diffamazione è passato ieri al Senato, a scrutinio segreto e con parere contrario anche del governo, un emendamento della Lega, appoggiato dall'Api, che dà al giudice la possibilità di infliggere, come pena massima, la reclusione fino a un anno per chi è recidivo e ricade nella diffamazione altrui a mezzo stampa.
Per Pdl e Pd che avevano stretto un accordo e giovedì scorso, l'emendamento aveva ottenuto il via libera in commissione Giustizia per il no al carcere per i giornalisti ma una pena pecuniaria massima fino a 50mila euro.

Mi si chiederà: sei per il carcere? No! sono per la libertà di pensiero e il rispetto per le libertà altrui e contro ogni tipo di mistificazione.

venerdì 9 novembre 2012

ServizioPubblico, Santoro riabilita Di Pietro

Il caso Di Pietro, in qualche maniera mi riporta alla mente il “caso Dreyfus” visti i tanti interrogativi che ancora sorgono dopo la trasmissione “Servizio Pubblico” di Santoro, andata in onda ieri 8 novembre 2012, nella quale, col beneplacito della Gabanelli, è traslocata, per il tempo strettamente necessario a ripercorrere e chiarire la “questione Di Pietro” la clip giornalistica incriminata di “Report” sui fondi e le proprietà del presidente di IdV e il partito.

Entrambi vittime di guerre intestine tra poteri, il primo, nostro contemporaneo, messo alla berlina per , forse, troppa ingenuità, è vittima di una ricostruzione giornalistica particolare che lascia intendere in quanti hanno seguito la trasmissione “Report” che anche lui, il demolitore della prima Repubblica, si è lasciato contaminare dal malaffare.
Tesi, questa, smentita da Santoro nella sua trasmissione di ieri “servizio pubblico” ma, stando ai fatti esposti e documentati dall'ex pm di mani pulite Di Pietro, qualche dubbio rimane. E, ci si chiede: come mai, dopo i chiarimenti di Di Pietro, la Gabanelli, quale conduttrice del programma rai in questione non ha chiesto scusa per lo strafalcione giornalistico? Anche perché, un conto è la buona fede e altro, invece, la furba attuazione di piani antisociali quali sono le dissolutezze delle finanze pubbliche donate ai partiti.

Bene ha fatto Michele Santoro e il suo staff a trattare l'attuale scottante tema per Di Pietro, l'IdV e i suoi elettori.
La ricostruzione dei fatti, esposta da Di Pietro e dibattuta da Veltri, Mentana, Costamagna davanti alle telecamere di “Servizio Pubblico” ha ricucito il rapporto tra giornalisti e politica e, cosa importante, dato un Servizio conoscitivo apprezzabile alla collettività.

venerdì 10 giugno 2011

Lei e i 15milioni di Santoro con Annozero

In tutta tranquillità devo dire che Ballarò, Annozero, Report, Presa diretta, non sono programmi faziosi e come la Gabanelli, il compianto e saggio Enzo Biaggi, Montanelli e tutti i grandi giornalisti che hanno a cuore il proprio lavoro, hanno diffuso e diffondono notizie scaturite da inchieste, scottanti per alcuni, riguardanti la collettività.
Pensare di oscurare queste voci insieme a quelle dei comici, di quanti fanno satira e degli intellettuali, è cosa assai ardua! Immorale! Ma l'immoralità è impalpabile, anzi aiuta e certa gente se la ride.
Annozero porta nelle casse della rai 15milioni di euro! Lo ha dichiarato Santoro. Eppure i dirigenti vogliono mandarlo via, perchè, da quanto si è capito nel corso degli anni, non piace a un certo pubblico. Devo dire che in alcuni momenti neanche a me piace, specie quando induge su certi aspetti, ma questo fa parte dello spettacolo e lui, da buon conduttore qual è, comprende bene quando è il momento di sfruttare l'attimo televisivo. Fa parte del gioco. D'altronde è da lì che arrivano gli sponsor e quindi i soldi che servono anche per sollevare le allegre gestioni e i flop. Ma i soldi non bastano a chi non accetta intromissioni nella propria vita e affari e quindi si sente offeso dalle critiche e dalle inchieste. Una vita pubblica, tra l'altro. E questo non è positivo. Ecco che allora arrivano le nomine catechizzate nei punti strategici. Ma no! è solo un brutto pensiero.

Però,fa pensare tantissimo il modello politico assunto da certi personaggi, la loro arroganza, l'accusa e il disprezzo per le leggi e l'ovvio non scritto ma sancito dalla vita stessa. Sarebbe ovvio poter conoscere serenamente chi e come gestisce i soldi pubblici, comprendere se un appalto è stato affidato davvero all'impresario giusto, se i fondi vanno investiti nella direzione del lavoro per tutti o quantomeno la maggior parte dei cittadini senza se e senza ma e tessere d'appartenenza.

Fa estremamente pena leggere la disapprovazione, ostile a prescindere, nelle facce dei contendenti la supremazia nazionale. Indigna la bugia gettata a mo' di offesa sugli avversari. Offende la presunzione dei piccoli “so tutto io”.

Fa rabbia essere presi in giro!

martedì 10 maggio 2011

omicidio Melania secondo Rossella

L’omicidio di Melania secondo Carlo Rossella

Stamattina per radio Carlo Rossella, giornalista di lungo corso, ha commentato “il giallo della giovane Melania in 100 secondi” uccisa in un boschetto. E siccome il boschetto è per antonomasia il luogo selvaggio e misterioso che lascia aperte mille possibilità, il noto giornalista ha sviluppato un intreccio giallo appassionante che sconfina nella letteratura dimenticando, purtroppo, che non si tratta della trama di un libro giallo ma della violenta conclusione di una vita umana reale.
Rossella, col suo modo di spiegare i fatti, si è rivolto a una platea, immagino, d’estimatori, novelli Sherlock Holmes sulla pista dell’assassino, e per questa gente appassionata di rebus e misteri, ha enfatizzato interrogativi, ponendo il dramma umano, nella classifica dei tragici eventi noire che da qualche tempo occupano enormi spazi nei palinsesti, prima dell’omicidio di Avetrana.
Non ho parole! Tutto questo accade mentre i congiunti piangono la drammatica prematura scomparsa di una giovane donna, moglie e mamma.

giornalisti: oscurate i cattivi maestri

Per i giornalisti della televisione e della carta stampata: oscurate i cattivi maestri! pericolosi demagoghi e populisti che infiammano gli animi e stravolgono la realtà!

Perché date spazio alle cazzate paranormali dei soliti mentecatti che, nostro malgrado, siamo costretti a foraggiare comunque con assegni parlamentari e altri vitalizi che non si meritano, specie per come si comportano nei nostri confronti? Se il “popolo” che tanto nominano, è davvero sovrano, come mai non è ascoltato ma vilipeso dai loro comportamenti e dalle loro parole?
È inammissibile! non si può stare zitti davanti a esternazioni oltraggiose come quelle vomitate dalla Santanchè; come non si possono accettare passivamente le cazzate dei politici populisti che cavalcano gli umori e alimentano le paure degli ignoranti.
Sarebbe opportuno che questi individui fossero oscurati per rispetto delle persone serie; per rispetto delle persone che hanno perso la vita per uno Stato di Diritto Democratico; ma anche, perché no, per rispetto della loro stessa…intelligenza?!

Noi cittadini siamo incolpevoli spettatori di una decadenza sbandierata dall’alto. Una decadenza contagiosa proprio perché continuamente sciorinata in tutte le salse, che abitua, fino ad essere accettata e diventare, paradossalmente, nonostante le nostre continue denunce di disapprovazione, normale modello di vita.

ps: ovviamente l'appello è rivolto ai giornalisti seri.

martedì 18 gennaio 2011

lettera aperta a Marco Travaglio e non solo

Caro Marco Travaglio,
Casualmente ti ho incontrato facendo zapping col telecomando e mi ha colpito molto il tuo modo di trattare argomenti seri come il governo italiano nel contesto storico contemporaneo.
Devo dire che il tuo è un modo particolare di argomentare. All’uomo non contesti solo le azioni che a tuo modo di intendere sono sbagliate, ma associ difetti fisici e caratteriali. Non che a me faccia simpatia Berlusconi, Bush o l’ex primo ministro inglese che ora veste i panni dell’intellettuale e va in giro per il mondo a promuovere il suo libro, però, mi sento di dirti che trovo alquanto volgare sentire gli apprezzamenti che esaltano la fisicità dei tuoi nemici. Sì, perché per te di questo si tratta di nemici, altrimenti le tue argomentazioni starebbero sul tema politico, economico o sociale piuttosto che ricordare le marachelle di Silvio, che, ripeto, nessuno ama quando esagera perché rappresenta l’Italia nel mondo e quindi vorremmo vedere affiorare il buon esempio in ogni occasione.
E che dire dell’assioma che hai fatto tra lui, Mussolini, Hitler, che, sì hanno tenuto in ostaggio i loro paesi, l’Europa e il mondo con la seconda guerra mondiale e che sono stati osannati dai rispettivi popoli salvo condannarli alla fine dei loro imperi. In quest’occasione hai detto che però Mussolini era coadiuvato nel governo da grandi nomi della cultura ecc ecc, ma, ti chiedo, se fossero stati davvero grandi esponenti della cultura, come mai è successo quello che ancora stiamo pagando tutti? Libia compresa? Dove erano i filosofi, gli storici, gli umanisti che ora rompono i coglioni dai libri di scuola agli studenti quando Mussolini tradì gli italiani? Non erano nel suo governo? Eppure si guardavano bene dal contestare il Duce!
Ciononostante, è facile che si avveri quanto tu hai detto. E cioè che alla caduta di Berlusconi molti lo tratteranno come hanno trattato gli altri despoti che lo hanno preceduto; ma credo, e di ciò sono fermamente convinto, che non si possa gioire delle sconfitte, anche se queste cambiano il corso della storia. Ma si deve lavorare per cambiare il corso degli eventi in maniera seria durante la vita politica dei partecipanti alla querelle sociale, evitando di demonizzare la controparte. Se ciò non avviene, la colpa è di tutti quelli che salgono in cattedra a sentenziare e inveire istericamente sui rappresentanti dei mali piuttosto che lavorare affinché la cultura faccia il suo corso ed emancipi le menti, senza dimenticare che l’uomo si siede a pensare e discernere il bene dal male dopo avere ottemperato alle esigenze corporali. in poche parole non deve essere sottoposto a ricatti di nessun genere!, invece, i giornalisti, salvo quando non sono schierati a darsi battaglia perché le direttive dell’editore lo impongono, inseguono solo le notizie che fanno scandalo e che grazie alla voracità collettiva sui fatti ricoperti di fango aiutano nella carriera nel palinsesto e nei conti in banca.

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