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Visualizzazione dei post con l'etichetta cultura contadina

Casa mia

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racconto breve di mario iannino "scorcio di Palermiti, Catanzaro"   Casa mia era situata sulla sommità di una collinetta nella parte storica del paese. Dal balcone, abbracciavo con lo sguardo l'azzurro del cielo e il verde della campagna all'unisono. 

In Calabria nei giorni della merla

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"Courtesy M. Iannino, cult"  I giorni della merla. Secondo la leggenda, son detti così per via di una merla, appunto, che si prese gioco di gennaio, e pensando che il freddo intenso fosse ormai finito iniziò a lanciare una serie d’improperi a mo’ di filastrocca nei confronti del cattivo tempo, convinta di averla fatto franca. Ma gennaio andò da febbraio e si fece prestare dei giorni. E in questi giorni presi in prestito liberò il freddo e il gelo in maniera impressionante che uccisero la merla. Perciò i giorni più freddi dell’inverno sono detti della merla ma anche de’ mali vestuti cioè i pezzenti che a causa del freddo eccessivo rischiano di non superare la brutta stagione.

A sarza da mamma

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Oggi che i pomodori sono sui banchi dei supermercati come se fosse sempre estate, vale la pena fare la conserva secondo la tradizione casareccia? Non potremmo evitarci la fatica, mamma? No! non è la stessa cosa. Perché? Insieme ai pomodori trovi anche il basilico, le cipolle e i peperoni... Sì ma non sono odorosi come lo sono adesso, maturati in pieno campo e baciati dal sole d'agosto. E poi ho già prenotato sei cassette di pomodori a fiaschetto. Non ci vorrà molto per preparare la salsa come piace a me. In un giorno ci togliamo il pensiero... A sarza da mamma è gustosissima. Lei sa dosare gli aromi senza pesare nulla. Ad occhio, per esperienza, getta una manciata di basilico, dei peperoni “riggitani” e delle cipolle di Tropea nel calderone e li lascia cuocere insieme ai pomodori lavati, tagliati e svuotati dai semi. Certo, con la temperatura già alta di suo, stare vicino al fuoco non è il massimo della goduria. Ognuno ha assegnato un compito: c'è chi s...

Saperi antichi e vecchi mestieri

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Prima dell'era della plastica i recipienti d'uso comune erano costruiti in argilla, latta, ferro, rame e vimini intrecciati. Le botteghe artigiane avevano il tipico odore dei manufatti che prendevano forma sotto le mani sapienti dei “mastri”. I maestri rendevano viva la materia, la plasmavano fino a tirare fuori l'oggetto per la casa mentre i discepoli badavano al fuoco della fornace o stavano accanto per passare loro gli attrezzi necessari e il materiale. antichi mestieri

Storie e leggende dal sapore antico

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Amuleti e credenze nella cultura arcaica contadina maschera apotropaica (studio del M° M. Iannino) L'anziana pacchiana sbiascica parole incomprensibili mentre segna la fronte della giovane che sbadiglia. Va va fhora e sta' casa uocchjiu malignu! Lavati lavati a fhaccia cu acqua e sala e sta sempa cu a malizia eccussì u maluocchjiu 'on ti pigghjia e quandu ti sienti muscia vieni ccà eccussì ti sduocchjiu ca si duormi 'docchjiata è pijeju. Che ha detto? Mi traduci per favore? Ha detto: “vai fuori da questa casa occhio invidioso e maligno. Lavati la faccia con acqua e sale e stai sempre allerta così contrasti le energie negative degli invidiosi...”. Sì sì ma non è ca l'uocchjiu è sulu de' mmbidja po' essera puru d'ammiraziona. Spiega l'anziana sciamana. La donna, ricca di antica saggezza contadina, pur non parlando l'italiano interagisce e mi confida la sua esperienza di pratica esorcista che mescola preghiere e amul...

quando nelle case non c'era il wc

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I due compari lavoravano alacremente. Si dovettero fermare e puntellare le pareti per evitare di essere sommersi prima di poter continuare a scavare. La buca fognaria comunale era situata tra le vecchie case del borgo in una stradina stretta ma talmente stretta che consentiva alle comari di scambiare il lievito per fare il pane e altre cose utili dai balconi. Gli uomini lavoravano in silenzio dall'alba. Ad un certo punto il più anziano si fermò. Passò il dorso della mano sulla fronte e guardandosi attorno valutò che potevano smettere di scavare. È profonda abbastanza! -disse- Sì. -acconsentì l'altro- Possiamo posizionare le tubature e finalmente da oggi in poi la si fa da gran signori ah ahah ah... -concluse con una grassa risata- All'epoca dei fatti i servizi igienici erano situati fuori dalle abitazioni, sul ballatoio o dietro la porta d'ingresso. Qualcuno, tra gli agiati, svuotava il pitale in un buco nel pavimento che sfiatava giù in cantina. Un...

c'era una volta in Calabria

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Archeologia di un mondo che non c'è più "attimi di vita contadina"  foto Ledda/Veltri "I braccianti in Calabria" 1983 Quando la terra si lavorava con la forza delle braccia e l'aratro era trainato dai buoi i contadini vivevano di stenti e di fatica. In quel tempo l'unico sostentamento proveniva dalla terra e dalle colture che il contadino riusciva a produrre. Perciò, il suo problema non era lo spread o la tassa sulla casa e neanche la macchina e i relativi giochetti strategici di Marchionne. Il contadino pregava la Divina Provvidenza, suo unico concessionario di fiducia, affinché facesse piovere nel momento giusto così da ottenere un buon raccolto e ché non si ammalassero gli armenti, l'asino, le capre, il maiale, le galline. Il contadino si alzava al levar del sole e, bardato l'asino, si avviava a controllare il podere sulla soma del ciuco. Dava l'acqua alle colture attraverso una serie di ruscelli d'irrigazione che lui st...

Storie e realtà calabresi. 10: l’aurora

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Storie e realtà calabresi. 10: l’aurora Racconti di vita in Calabria 1. Tradizioni alimentari : la panificazione. Maria sta facendo il pane! Guarda… Qeust’espressione, riferita alla Madonna in versione umanizzata dal credo popolare perché associata ai mestieri casalinghi, si sentiva spesso al crepuscolo, quando l’aurora tingeva di rosa le nuvole e l’atmosfera, simile a quella creata dalle madri quando preparavano il forno a legna per la cottura del pane, si tingeva del colore tipico causato dalle frasche che ardevano all’interno del “cocipane”. L’aria di un caldo rosato, ben nota nelle famiglie contadine, lasciava presagire dolci leccornie associate alla panificazione vera e propria. I bambini sapevano bene che tolto il pane croccante, la mamma riponeva tra i mattoni caldi la pitta ripiena, i cicoli a riscaldare e il panetto bianco. (segue)

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Chi siamo

Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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