È determinato, Nicola Gratteri.
Tra le varie domande e risposte che riceve e dà alla giornalista Lucia Annunziata viene fuori un quadro semplice, quasi naif. Semplice ma non riduttivo dei costumi mentali della società contemporanea.
Il suo modo schietto disarma chi lo ascolta e senza mezzi termini dice ciò che pensa:
“Il problema corruzione nella magistratura c’è, possiamo parlare del 6-7 per cento. È grave, inimmaginabile, terribile. Noi guadagniamo bene. Io prendo 7.200 euro e si vive bene e non c’è lo stato di necessità. Io penso che sia un fatto di ingordigia. Il potere è avere incarichi o chiedere incarichi per amici degli amici”.
Da Magistrato ragiona sui misfatti e applica le leggi scientificamente.
Nicola Gratteri è convinto che si debba fare intendere in modo assoluto che delinquere non conviene! E l'inconvenienza si dimostra con la determinazione assoluta dell'applicazione delle leggi. Strumento a disposizione dei magistrati. Quindi indagini, intercettazioni, processi equi, sequestro dei beni e tolleranza zero.
L'emotività non esiste. Non ha margini d'esistere. Ci sono le leggi e si applicano!
L'equazione è semplice!
Vorrei soffermarmi sull'aspetto dell'ingordigia da lui citata.
L'ingordigia ha due aspetti.
La prima, la più drammatica è dettata dal bisogno, e chi percepisce una rendita dignitosa non conosce. Come giustamente afferma il dottor Gratteri.
La seconda è più subdola, potrebbe essere associata alla patologia nevrotica di chi ha fame e non riesce a colmarla.
Quindi,
Sete di potere. Ricchezza. Egocentrismo. Miti amplificati dall'eccessiva esposizione mediatica. Vanagloria...
Entrambi gli aspetti sono delle “necessità”. E le necessità quando diventano patologie necessitano di cure. Restrittive, scientifiche, ma anche culturali, educative. Perché la sensibilità individuale e collettiva è una piantina che per crescere e rimanere verde necessita di stimoli ambientali sani; buoni esempi. Sane letture. E, perché no! Buoni programmi ludici creativi.
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