E poi c’è chi pensa di essere nel giusto! E stravolge la
normale prassi democratica imponendo il proprio volere e la visione del mondo
calpestando le intelligenze altrui.
Ed io che pensavo ad una sinistra vicina agli ultimi. A quel
filone di pensiero che si faceva carico delle aspettative delle masse
proletarie. Ai bisogni quotidiani e impellenti. Alla voglia di conoscenza. Allo
studio. Insomma alle classi meno agiate. Agli operai e prima ancora ai
contadini. Alla manovalanza che credeva nell'azione riformatrice dl pensiero
socialista, marxista un po’ meno ma comunque buono per le frange “estremiste”. Alcune
delle quali hanno trovato agganci filosofici nel pensiero marxista e teorizzato
l’emancipazione proletaria con e nella violenza.
Violenza armata o coercizione sociale mediante l’assedio del
potere democratico poco importa. È in ogni caso abuso e violenza sull’altrui
persona. Ed a volte è molto più dannoso l’abuso in “buona fede”, per la
collettività che non riesce a recepire i messaggi del sistema verticistico, che
l’assalto violento.
In questi anni di regime Oliverio, il “riformista scomodo”
come lo definisce qualcuno a lui vicino, la Calabria non è cambiata neanche di
una parte infinitesimale nei suoi congeniti bisogni e i “sudditi” sono stati
ostaggi della bagarre politica intrecciata dalla presuntuosa arroganza del
potere che ha visto in Oliverio l’attore principe.
Affrontare l’imminente campagna per le regionali con questi
presupposti e con l’amaro in bocca dei calabresi delusi è difficile per la
sinistra e per chi ha in testa simpatie per le idee note e care ai filoni di
pensiero che mettono al centro l’emancipazione della collettività. Quel pensiero
per cui hanno lottato con convinzione i partigiani per sconfiggere regimi
totalitari e abolire leggi razziste.
Pensieri di uguaglianza! Pensieri e azioni mirati all’emancipazione
sociale. Pensieri d’accoglienza e solidarietà per i deboli. Pensieri d’amore
universale che non ammettono autocelebrazioni di ipotetici capi dai piedi di
argilla.
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