La dittatura del mercato globale soffoca le menti

"la dittatura del mercato globale
soffoca le menti"


L'altra sera in tv ho seguito per un po' un cabarettista, simpatico, caustico ma simpatico. Il suo monologo satirico era basato sulle problematiche attuali. Fatti che ci toccano di riflesso e a volte c'investono in prima persona togliendoci il fiato. Ha chiosato sull'immigrazione, l'assenza o le limitazioni degli ammortizzatori sociali per i cittadini senza lavoro, la tutela dei giovani e dei deboli, insomma ha centrato appieno le varie anime sociali intrise di paura, incoerenza, richieste lecite e rivendicazioni a volte cariche di personalismi e qualunquismo allo stato puro.

Ha dato una bella botta ai sessantottini. Padri o nonni dei giovani in platea che sorridevano e battevano le mani. In un clima goliardico ha addossato colpe inconfutabili alla classe dirigente attuale, composta dai sessantottini, appunto! ma anche e principalmente degli antagonisti politici che rivendicano il loro impegno politico nella destra sociale, Rei di non aver voluto creare quel mondo sociale fatto di solidarietà e amore che tanto avevano predicato e per il quale hanno lottato.


Non chiedete loro aiuto o solidarietà! -ha urlato- non ve ne sanno dare e non vogliono darvene! Se volete qualcosa dovete guadagnarvela. Dovete studiare. Sudare. Lottare!
Vedete, i cinesi sono milioni. E stanno invadendo il mondo. Si accontentano di poco! Sono intelligenti. Creativi e studiosi.
Se voi volete competere con loro dovete essere più bravi di loro!, perché nel mercato globale le barriere non esistono più. Non ci sono confini geografici e mentali. C'è la volontà di prevalere. Dominare il mercato. (…). Nei fatti, qualsiasi cosa compri, oggi, è made in p.r.c. persino le lampadine in classe A+, quelle a led... le producono loro in Cina.

è proprio vero! I sessantottini, quei ragazzi coi capelli lunghi e la barba incolta ci hanno fregati.
Sono gli stessi che ora litigano per il referendum sulle modifiche alla Costituzione della Repubblica.
Gli stessi che anno accettato i finanziamenti pubblici e privati ai partiti senza porsi tanti problemi sulla provenienza. Hanno preso soldi dai Riva, gli industriali che hanno avvelenato Taranto. E hanno saputo prendere in giro gli elettori.
Nel frattempo la globalizzazione ha vinto su tutti. Ha vinto sulle istanze sociali, sulla cultura e sui siti di interesse storico-culturale. La privatizzazione dei beni pubblici sembra essere l'unico rimedio per salvaguardare la storia e la bellezza. Assurdo!
Come hanno potuto dimenticare i sogni tradotti in slogan urlati e cantati lungo i cortei e nelle manifestazioni?


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Abbiamo aperto questo blog nell’aprile del 2009 con il desiderio di creare una piazza virtuale: uno spazio libero, apolitico, ma profondamente attento ai fermenti sociali, alla cultura, agli artisti e ai cittadini qualunque che vivono la Calabria. Tracciamo itinerari per riscoprire luoghi conosciuti, forse dimenticati. Lo facciamo senza cattiveria, ma con determinazione. E a volte con un pizzico di indignazione, quando ci troviamo di fronte a fenomeni deleteri montati con cinismo da chi insozza la società con le proprie azioni. Chi siamo nella vita reale non conta. È irrilevante. Ciò che conta è la passione, l’amore, la sincerità con cui dedichiamo il nostro tempo a parlare ai cuori di chi passa da questo spazio virtuale. Non cerchiamo visibilità, ma connessione. Non inseguiamo titoli, ma emozioni condivise. Come quel piccolo battello di carta con una piuma per vela, poggiato su una tastiera: fragile, ma deciso. Simbolo di un viaggio fatto di parole, idee e bellezza. Questo blog è nato per associare le positività esistenti in Calabria al resto del mondo, analizzarne pacatamente le criticità, e contribuire a sfatare quel luogo comune che lega la nostra terra alla ‘ndrangheta e al malaffare. Ci auguriamo che questo spazio diventi un appuntamento fisso, atteso. Come il caffè del mattino, come il tramonto che consola. Benvenuti e buon vento a quanti navigano ogni singola goccia di bellezza che alimenta serenamente l’oceano della vita. Qui si costruiscono ponti d’amore.

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