Incontro con Salvatore Miglietta pittore Catanzarese di adozione per le vie del quartiere marinaro.
Oggi ho incontrato un vecchio amico
pittore e il tempo sembra essersi fermato:
Carissimo da quanto tempo, come stai?
Salvatore Miglietta mi viene incontro.
È un po' claudicante. Ci abbracciamo e subito inizia a raccontarmi
dei suoi acciacchi e delle difficoltà connesse ai tempi di crisi che
stiamo subendo.
"Nu puntu o na virgula originala a facisti? si nnò è inutila ma pitti". Così mi diceva il mio maestro Morandi. La pittura è 'na cosa seria. E la devi fare con passione non tanto per darti un tono o fare qualche soldo. Devi innovare. Essere un innovatore, anche di una virgola sennò statti fermo...
Non ci vediamo da diversi anni e lui li
condensa in una sintesi affascinante mentre andiamo a prendere un
caffè al bar vicino al suo studio.
Il gradino all'ingresso del bar è alto
per lui e lo aiuto ad entrare. Parla. Si confida. Mi racconta dei
suoi viaggi e dei clienti; del vecchio studio e del perché ha dovuto
lasciarlo.
Poi, dopo il caffè, mi invita nel suo
studio. Lo accompagno volentieri.
Nel cortile ci fermiamo un attimo (da
noi è consuetudine fermarci per strada mentre parliamo e raccontiamo
qualcosa). Una voce esce dalla finestra del piano terra, mentre lo
interrompo per chiedergli “Qual è l'ingresso”, mi indica il
portone a sinistra e aggiunge “qua ci sono due puttane e a volte i
clienti sbagliano e vengono da me”.
Sembra uno spaccato antico, di quando i
pittori maledetti vivevano da bohémien e condividevano i quartieri
con le prostitute.
Entriamo nel portone e subito a
sinistra c'è una porticina che Salvatore apre con mezzo giro di chiave.
La prima stanza, nella quale ci fermiamo
perché impossibile avventurarsi oltre a causa delle innumerevoli tele
sparse e accatastate ovunque e che lasciano uno stretto corridoio per
andare oltre.
"Salvatore Miglietta nel suo studio" |
Salvatore parla. È un fiume in piena.
Si siede giustificando l'instabilità provocata dalle vertigini dovute al diabete e ad altri mille e uno acciacchi.
Dovresti perdere qualche chilo. Gli
dico. Stai fermo così. (è seduto con una tela in mano circondato
dai suoi lavori. Gli scatto una foto col telefonino) mentre lui racconta della sua avventura bolognese e dell'incontro con il maestro Morandi.
lo ascolto con piacere. lo squillo del telefono mi riporta alla realtà. E, mi congedo.
Adesso scusa ma devo proprio andare. ma ci rivedremo presto. Ciao a presto...
Ti ho detto che oggi finisce la mia
mostra da Antonella? Sì! Gli rispondo. Sono venuto il giorno dopo
l'inaugurazione ma tu non c'eri. adesso scusami. Devo correre. Ciao. Verrò a trovarti con più calma e tempo. Ci vediamo.
Nessun commento:
Posta un commento
LA PAROLA AI LETTORI.
I commenti sono abilitati per chiunque passa da qui, si sofferma, legge e vuole lasciare un contributo all'autore del post.
ATTENZIONE! Chi commenta i post del blog è responsabile di quanto scrive. Pertanto non è prevista nessuna moderazione o censura ai commenti salvo evidenti illiceità.