85 lavori di J. Mirò all'asta per
salvare il Portogallo, risanare il debito pubblico e tappare il buco
da 1,2 miliardi nei conti dello Stato.
Tutto inizia nel 2006 quando il Bpn
acquisisce il lotto di quadri, disegni, gouaches dal milionario
giapponese Kazumasa Katsuta, il più importante collezionista
al mondo di Mirò, che a sua volta li aveva acquistati dalla
vedova di Matisse.
Prezzo: 34 milioni di euro. Il
Bpn comprò i tesori culturali che attraversano tutta la vita
artistica del maestro solo per puro investimento finanziario.
Tanto è vero che
i lavori furono depositati nei sotterranei della banca e non furono
mai esposti al pubblico.
Ridiventano
oggetti tesaurizzanti importanti nel 2008 quando, a seguito del
fallimento dell'istituto, il premier socialista del Portogallo Josè
Sòcrates, nazionalizza la banca ed i capolavori finiscono nei
forzieri statali della Caixa Gereal de Depositos.
Nel 2011, quando
il Portogallo chiede aiuto all'Europa per risanare un buco di
78 miliardi di euro, interviene la troika (UE, BCE, FMI) che
pone come condizione per il prestito la privatizzazione dei beni
dello Stato (la stessa cosa che è avvenuta negli altri Paesi membri
e che sta martoriando ancora oggi l'Italia).
Cosicché il BPN è
venduto ai privati ma le opere rimangono di proprietà dello Stato
insieme ai debiti.
Lo Stato affida a
Christie's il lotto valutato in 80 milioni dai curatori della
stessa casa d'aste.
A questo punto
insorgono i partiti d'opposizione, gli artisti e i critici d'arte che
per tutti questi anni sembra siano stati avvolti nel torpore
assoluto, quasi, in coma profondo.
In Portogallo,
come in Italia (anche noi avremmo tesori artistici da divulgare
scientificamente e dai quali poter, ricavare e, dare ricchezze
culturali), sembra che nessuno dei tantissimi addetti ai lavori
abbia saputo suggerire azioni adeguate salvo lisciare il pelo dei
malcontenti a danno compiuto, (forse perché eccessivamente impegnati
nel presenziare talk show, fare passerelle nei salotti buoni,
presentare libri, mostre ben remunerate, sponsorizzare prodotti
commerciali e dare visibilità mediatica a certa politica?).
Senza tenere in
considerazione il tempo in cui le opere sono state conservate e
custodite gelosamente dal collezionista privato, dal 2006 ad oggi,
anno in cui sono stati barattati, i Mirò, pur essendo nelle mani
dello Stato così a lungo, non hanno visto le sale di un museo ma,
sono stati considerati, né più né meno che, alla stregua di una
volgare valuta economica tanto cara alle banche e alla politiche
economiche della troika e del resto del mondo finanziario.
Ci dobbiamo
indignare a posteriori, così, tanto per partito preso, o pressare gli stolti e far cambiare loro mentalità prima che al danno
si aggiunga la beffa?
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