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mercoledì 5 febbraio 2014

Portogallo, Mirò sana il debito pubblico

La logica monetaria della troika penalizza la cultura e porta allo scoperto le insipienze di certi meccanismi. Al lavoro artistico il compito di togliere lo Stato dalle ambagi.

85 lavori di J. Mirò all'asta per salvare il Portogallo, risanare il debito pubblico e tappare il buco da 1,2 miliardi nei conti dello Stato.

Tutto inizia nel 2006 quando il Bpn acquisisce il lotto di quadri, disegni, gouaches dal milionario giapponese Kazumasa Katsuta, il più importante collezionista al mondo di Mirò, che a sua volta li aveva acquistati dalla vedova di Matisse.
Prezzo: 34 milioni di euro. Il Bpn comprò i tesori culturali che attraversano tutta la vita artistica del maestro solo per puro investimento finanziario.

Tanto è vero che i lavori furono depositati nei sotterranei della banca e non furono mai esposti al pubblico.
Ridiventano oggetti tesaurizzanti importanti nel 2008 quando, a seguito del fallimento dell'istituto, il premier socialista del Portogallo Josè Sòcrates, nazionalizza la banca ed i capolavori finiscono nei forzieri statali della Caixa Gereal de Depositos.

Nel 2011, quando il Portogallo chiede aiuto all'Europa per risanare un buco di 78 miliardi di euro, interviene la troika (UE, BCE, FMI) che pone come condizione per il prestito la privatizzazione dei beni dello Stato (la stessa cosa che è avvenuta negli altri Paesi membri e che sta martoriando ancora oggi l'Italia).
Cosicché il BPN è venduto ai privati ma le opere rimangono di proprietà dello Stato insieme ai debiti.

Lo Stato affida a Christie's il lotto valutato in 80 milioni dai curatori della stessa casa d'aste.

A questo punto insorgono i partiti d'opposizione, gli artisti e i critici d'arte che per tutti questi anni sembra siano stati avvolti nel torpore assoluto, quasi, in coma profondo.

In Portogallo, come in Italia (anche noi avremmo tesori artistici da divulgare scientificamente e dai quali poter, ricavare e, dare ricchezze culturali), sembra che nessuno dei tantissimi addetti ai lavori abbia saputo suggerire azioni adeguate salvo lisciare il pelo dei malcontenti a danno compiuto, (forse perché eccessivamente impegnati nel presenziare talk show, fare passerelle nei salotti buoni, presentare libri, mostre ben remunerate, sponsorizzare prodotti commerciali e dare visibilità mediatica a certa politica?).

Senza tenere in considerazione il tempo in cui le opere sono state conservate e custodite gelosamente dal collezionista privato, dal 2006 ad oggi, anno in cui sono stati barattati, i Mirò, pur essendo nelle mani dello Stato così a lungo, non hanno visto le sale di un museo ma, sono stati considerati, né più né meno che, alla stregua di una volgare valuta economica tanto cara alle banche e alla politiche economiche della troika e del resto del mondo finanziario.

Ci dobbiamo indignare a posteriori, così, tanto per partito preso, o pressare gli stolti e far cambiare loro mentalità prima che al danno si aggiunga la beffa?


sabato 9 marzo 2013

Monti Bersani Grillo o sulle orme dell'Argentina?

manifesto propagandistico di Cristina Kirchner,
Presidente Argentina
Mentre da noi il mondo sembra andare in pezzi, nel web le notizie volano, le notizie s'inseguono pronte a smentire o sbugiardare le linee di questo o quel sistema sociale.

C'è chi lavora convintamente per rafforzare l'eurozona, dà fiducia al fondo monetario internazionale e chi invece lo demonizza. Ma fino ad ora i leader, da Monti a Bersani, Casini, Renzi, Tremonti, Berlusconi e persino Giannino non hanno spiegato ai cittadini comuni con parole semplici e comprensibili a tutti come uscire dalla crisi così da poter nuovamente apparecchiare la tavola e unire il pranzo alla cena senza tantissimi sacrifici.
Nel frattempo le notizie si tingono di giallo fino a diventare non notizie o semplice infima propaganda.

Chi poteva immaginare un mondo trascinato a terra dai mercati finanziari? Dove stava il FMI che non ha potuto accorgersi di nessuna crisi? Dove stava quando si formavano non bollicine bensì mongolfiere speculative? Dove stava uno dei suoi ex direttori (lo spagnolo Rodrigo Rato) quando Bankia, la banca che lui dirigeva, ha dovuto essere aiutata con miliardi di euro? Oggi la Spagna ha il 26% di disoccupati, in gran maggioranza giovani e sfrattati. In quali statistiche sono raffigurate queste tragedie? 

Quali sono i parametri o le “procedure” con cui il FMI analizza i paesi falliti che continuano ad indebitarsi, con popolazioni che hanno perso la speranza? Che succede con i paesi emergenti come noi che hanno sostenuto l’economia mondiale nell'ultimo decennio e a cui oggi vogliono mettere in conto i piatti rotti da altri? Conoscete qualche sanzione del FMI, qualche decisione contro questi altri che si sono arricchiti e che hanno fatto fallire il mondo? No, la prima misura che prende il FMI è contro l’Argentina.
A parlare è Cristina Kirchner, Presidente dell'Argentina.
L’Argentina alunna esemplare del Fondo Monetario Internazionale negli anni Novanta, che seguì tutte le ricette del FMI e che, quando esplose nel 2001, è stata lasciata sola.
Senza accesso al mercato finanziario internazionale l’Argentina ha visto crescere in 10 anni il suo PIL del 90%, la crescita maggiore di tutta la sua storia.

L’Argentina ha costruito un mercato interno con l’inclusione sociale e le politiche anticicliche.
Ha pagato tutti i suoi debiti al FMI, ha ristrutturato due volte, nel 2005 e nel 2010, il suo debito andato in default con il 93% di accordi con i suoi creditori senza chiedere più nulla in prestito al mercato finanziario internazionale, per farla finita con la logica dell’indebitamento eterno.
Con il business perenne di banche, intermediari, commissioni, ecc, che avevano finito con il portarci al default del 2001. Questa sembra essere la vera causa della rabbia del FMI.
L’Argentina è una parolaccia per il sistema finanziario globale di rapina e per i suoi derivati. L’Argentina ha ristrutturato il suo debito e ha pagato tutto, senza più chiedere nulla in prestito.

Questo lo stato attuale in Argentina secondo la presidente Cristina Kirchner:
6.9% di disoccupati, il migliore salario nominale dell’America latina e il migliore potere d’acquisto misurato in Dollari statunitensi.
Nel 2003 avevamo il 166% di debito su un Pil rachitico, il 90% del quale in valuta straniera.

Oggi, dice la Kirchner, abbiamo il 14% di debito su un Pil robusto e solo il 10% è in valuta straniera. Perciò mai fu migliore il titolo del comunicato del ministero dell’Economia argentino di oggi:
Ancora una volta il FMI contro l’Argentina”. FMI + FBI contro l’Argentina. Non spaventatevi, il FBI sono i Fondi Buitres Internazionali.

Ma secondo altre fonti le cose non stanno proprio così:

sabato 13 agosto 2011

firmato da Napolitano il ddl di ferragosto

Manovra di Ferragosto 2011.

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico! E la manovra di metà agosto imposta per decreto legge dal consiglio dei ministri a guida Tremonti e Berlusconi ha il sentore della perfidia. Ogni titolo della manovra è mirato al recupero della spesa pubblica attraverso tagli e non prevede nessun intervento per rilanciare la produttività, la ricerca, la cultura, il lavoro.

Inutile ricordare le promesse e gli impegni presi con gli elettori da chi governa l’Italia. Siamo in emergenza e come cittadini dobbiamo rispondere alle esigenze del mercato europeo prescindendo dalle attese maturate conseguenzialmente in ciascuno di noi dalle parole fumose che fino ad oggi hanno accompagnato le uscite dei vari esponenti di governo.

Tra gli interventi, il più dannoso, perché aggraverà la recessione, è il taglio delle provincie e dei comuni con popolazioni a scarsa densità numerica (meno di trecentomila anime per le provincie e meno di mille per i comuni che andranno ad accorparsi in un’unica sede) con relative dismissioni, allo scadere dei mandati, di presidenti, sindaci, consiglieri, macchine blu. Il provvedimento avrà effetto anche su altri uffici pubblici legati al rango provinciale dei settori, quali camere di commercio, questure ecc.. Secondo le stime di Tremonti ciò porterebbe un certo risparmio nella spesa pubblica. In Calabria dovrebbero ritornare all’amministrazione provinciale di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia assurte al rango di province nel 1992 e un bel numero di paesini resi ancora più poveri dall’emigrazione forzata degli abitanti. Insomma, circa 36 province in tutta Italia e un migliaio di piccoli comuni che andrebbero a morire insieme all’indotto.
È vero! La manovra così concepita porterebbe un discreto risparmio in barba al welfare e al rispetto della persona vista la totale assenza di un programma che faccia crescere i territori toccati dai tagli perché sofferenti.
Un vecchio saggio popolare recita: al pescatore non togliere la canna ma muniscilo di barca per esplorare i mari pescosi e al contadino di attrezzi e cultura così da coltivare al meglio la terra e trarne buoni frutti.

È da eretici chiamare gli evasori, i furbi imprenditori che hanno creato ricchi imperi con i contributi dello Stato, capitalisti e latifondisti a dare cristianamente una mano piuttosto che tartassare ancora una volta chi ha sempre pagato le tasse fino all’ultimo centesimo?

Utopie a parte, pare che qualche esponente politico stia studiando le possibilità costituzionali per far uscire dal rotto della cuffia i propri territori dall’imposizione del ddl di ferragosto non per amore verso la propria terra o i bisognosi ma per l’ultimo colpo di coda prima del 5, 6 settembre, data della presentazione e discussione in parlamento del ddl firmato oggi dal Presidente Napolitano rientrato appositamente dalle ferie.

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