Amedeo Modigliani |
La cupidigia dei parassiti, attaccati al corpo vivo della cultura, ammazza gli Artisti e la loro poetica visionaria sempre, prima durante e dopo il successo.
Nella tarda serata di ieri mi è stato chiesto di leggere e commentare l'articolo che vede implicati in un losco affare un noto mercante d'arte e un più noto “esperto” d'arte che in virtù delle sue qualità di conoscitore e estimatore dell'arte del primo 900 ha retto nelle vesti di presidente gli “Archivi legali di Amedeo Modigliani”.
Mentre leggevo la turpe vicenda che
vede implicati il mercante Matteo Vignapiano e il “fine acculturato
intellettuale” Christian Gregori Parisot, la vita di Modì mi è
passata davanti come se fosse un film. Ho visto la sua vita dissoluta
da ubriacone bohémien che gli ha attaccato addosso l'etichetta di
pittore maledetto. Ho vissuto insieme a lui le cocenti delusioni
inflitte dalla critica miope e dalla cultura visiva pilotata e
confinata nelle quattro pennellate gradite al mondo accademico e
pennivendolo a lui coevo. Ho ripercorso le vicende di critici e
mercanti che hanno coccolato la bruciante insulsaggine di certi
artigiani del pennello e tenuto fuori dai giochi culturali i veri
artisti. Personaggi ambigui, sempre pronti a schierarsi contro i
pionieri della ricerca segnica intesa e vissuta come missione.
Passioni che conferiscono agli artisti
veri, quelli che sentono dentro la certezza di offrire col proprio
lavoro un servizio alla cultura e quindi alla società, la forza di
proseguire nonostante le avversità sprigionate dalla grettezza di
certa nomenclatura. Ho letto l'amarezza negli occhi neri di Modì per
un mondo costruito a misura dei lestofanti che della poetica non
sanno che farsene e avversano le spregiudicate forme linguistice
fuori dal comune senso estetico perché non tesaurizzano
nell'immediatezza gli sforzi.
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