I parenti li ho visitati tutti.
Qualcuno mi ha dato una mano economicamente, per come ha potuto,
altri mi hanno dato solidarietà e affetto sinceri. Non avevano
altro!
Chi mai si sarebbe immaginato di finire
così? D'altronde l'attività di mio marito andava discretamente bene
e io, con lo stipendio da insegnante non mi potevo lamentare e
infatti abbiamo mandato una figlia all'università che adesso fa la
ricercatrice precaria e per potere continuare a farlo le paghiamo la
casa a Roma. L'altra figlia è sposata. Fa la casalinga. Ha una
bellissima bambina e vive in una casa in affitto insieme al marito.
Fino a qualche anno fa, dicevo,
vivevamo una vita tranquilla e l'estate, vista la mia professione,
stavamo al mare in una casa in affitto. Chiamarla casa, forse è un
eufemismo. La dimora somiglia di più ad uno di quei bungalow di
campeggio. Ma per l'uso che ne facevamo e per il prezzo andava
benissimo.
Purtroppo questi sono solo ricordi del
passato da tenere a riparo nel cuore, coccolarli così da trarre
nuove energie e rinverdirli nei momenti di scoramento alla fiammella
del tempo trascorso sulla spiaggia a far castelli di sabbia con i
figli piccoli, al bagnetto coi braccioli o il salvagente “Titti”
alle pappine e ai frullati che a volte diventavano vere sfide di
resistenza che impegnavano persino le zie vere e quelle acquisite
sulla spiaggia, nel vicinato e tra gli amici più cari. Ed ora, a
proposito di parenti acquisiti, finito il giro dei consanguinei, con
una buona dose di coraggio e col cuore in lacrime è a questi ultimi
che mi rivolgo spinta dalle imminenti vicissitudini, vale a dire: la
presa in carico della famiglia di mia figlia dopo che il datore di
lavoro di mio genero ha comunicato il ridimensionamento, pena la
chiusura dell'azienda, per mancanza di commesse.
Sfortunatamente per entrambi, gli amici
e i conoscenti, non navigano in buone acque. All'incirca hanno tutti
i miei stessi problemi: figli e nipoti a carico con relativi mutui
accesi nei tempi buoni, quando ancora si poteva pensare di formare
una famiglia.
Che fare?
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