Occupazione, lavoro, consumismo e socialità ai tempi della crisi.
Dal mio punto di vista (che è, per
certi aspetti e secondo alcuni, privilegiato) vedo un mondo a colori.
Colori dai toni forti, decisi, liberatori che ben si coniugano con lo
stato d'animo dei ribelli e di quanti non accettano passivamente gli
eventi.
Anime rock!, direbbe qualcuno. Poeti o
artisti; direbbe qualcun altro. Sta di fatto che la realtà è,
concettualmente, una continua sfida catartica.
Tra le sfide reali:
Il governo mette in atto strategie
politiche sociali che accontentano alcuni e fanno torcere il muso ad
altri.
Iniziano le trattative tra le parti
sociali, governo, imprenditori, sindacati, indignati e gente che non
vuole più essere strumentalizzata da nessuna delle parti: salari no,
grandi patrimoni sì, no, perché, può darsi, potrebbe, ma...
E intanto, in questi giorni, in Spagna
la rabbia popolare invade le strade per rispondere con sdegno ai
rimedi del governo spagnolo contro la crisi (ricordiamo la
sospensione della tredicesima mensilità, la riduzione delle ferie e
dei permessi sindacali), mentre in Francia la Peugeot taglia migliaia
di posti di lavoro.
Senza andare in giro per il mondo,
rimanendo in Italia, è sufficiente osservare le strade e i
supermercati semivuoti per avere contezza della povertà nella quale
versano le famiglie degli italiani che campano con stipendi da
dipendenti pubblici o privati ridotti ormai all'osso dalle manovre
economiche dei vari governi che si sono succeduti.
Tra le grandi cazzate internazionali,
che hanno contribuito ad arguire la crisi attuale, a parte la
voracità del sistema bancario, il progetto sull'alta velocità, la
TAV, che avrebbe dovuto prendere piede da Lione, bucare le Alpi,
giungere a Torino, arrivare a Kiev e mettere sui mercati a velocità
supersonica le materie che servono all'economia, pare non si faccia
più per colpa della crisi economica che stiamo subendo, perché,
giustamente, (finalmente!) la Francia indebitata ha capito che non
serve a nessuno.
Si potrebbe concludere che la crisi
economica riesce a correggere in parte la demenzialità umana che si
abbatte sull'ambiente ma anche quella domestica allorché induce a
rivedere le spese superflue e a non esagerare nell'accumulazione
nevrotica dei prodotti, a usare la macchina con parsimonia e comprare
roba utile. Insomma: non essere macchine voraci di ogni bene di
consumo.
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