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lunedì 21 aprile 2014

Affruntata tra folklore teatralità e commissariamenti

A proposito del caso Stefanaconi e Sant'Onofrio.

Stato e Istituzioni religiose insieme per la rinascita sociale e culturale della Calabria

Leggo che secondo la prefettura vibonese due dei sorteggiati che avrebbero dovuto fare i portatori delle statue “dell'Affruntata”,uno a Stefanaconi e l'altro a Sant'Onofrio, fossero in odor di 'ndrangheta. Per questo motivo, in sintesi, la commissione ha deciso il commissariamento della rappresentazione religiosa che dalla notte dei tempi si svolge nei due centri calabresi.

"resurrezione" gentile concessione arch. m. iannino

C'è da chiedere: non si sarebbe potuto intervenire sui due presunti 'ndranghetisti piuttosto che creare l'ennesimo caso di cattivissima nomea ad una terra martirizzata dai mass media?

La notizia ha fatto il giro del mondo! E, com'era prevedibile, ha gettato altro fango sui calabresi onesti che si sono visti scippati della rappresentazione religiosa.
Ancora una volta macchiati dall'infame connubio, i cittadini di Sant'Onofrio hanno reagito con l'annullamento della rappresentazione. L'incontro tra Maria e Giovanni non c'è stato. Ma neanche quello tra Stato e cittadini.

martedì 4 marzo 2014

Calabria tra fiction, media e realtà

Energie, storie di uomini e cultura in Calabria

Dal caso Gentile alla storia romanzata di 'ndrangheta del "Giudice Meschino"
Come sempre siamo propensi a guardare il dito che indica e non l'obiettivo indicato.

Oggi voglio parlare di due fatti che occupano buona parte degli spazi mediatici. Il primo riguarda il caso “Gentile” e il secondo la fiction “il giudice meschino” in onda su rai uno.

Stiamo ai fatti:
  1. il giornale “l'ora della calabria” non esce a causa di una mancata “revisione” suggerita dallo stampatore cosentino De Rose, che, mirava, secondo la sua goffa intrusione, a tutelare il buon nome dei Gentile.
  2. Nella vicenda,ormai di dominio pubblico, i maggiori direttori dei mass media, gli utenti dei social net work, insomma, politici, addetti ai lavori e semplici cittadini si sono schierati dalla parte della libertà di cronaca. Ed è giusto!
  3. Il dato certo, secondo quanto trapelato e strombazzato dagli addetti specializzati in comunicazione, consiste nel ruolo che ha avuto lo stampatore nell'intera vicenda e non la famiglia Gentile, che, da attenti osservatori, dobbiamo dire ne è rimasta vittima sacrificale.
  4. In queste ore si è letto di tutto. Dalla transumanza del bronx cosentino alla villa con piscina. Senza, ovviamente, tralasciare i tanti incarichi di figli e fratelli targati Gentile.
  5. Mettendo da parte le simpatie politiche e lungi dal volere dare consigli o giudizi sull'intera vicenda o peggio sull'intero impegno dei Gentile in politica locale e nazionale, è opportuno meditare sui fatti concreti e non sulle illazioni o sui risvolti che i fatti assumono dopo essere urlati e che vanno a stuzzicare la pancia molle del popolino allorché toccano da vicino un potere che si nasconde dietro la libertà di cronaca,come se la “notizia” o le notizie sull'operato dei politici in questione non fossero già di dominio pubblico. Ma, guarda caso, le “malefatte” sbucano all'improvviso proprio quando servono come arma di difesa e offesa.

martedì 11 febbraio 2014

Euro cultura e socialità del lavoro

Breve analisi sulla via dell'Europa unita.

Tra alti e bassi ce la siamo sempre cavata. dal blasonato feudo al latifondo borghese; dal brigantaggio alla 'ndrangheta, o mafia tanto per intenderci, dal Parlamento maschilista e elitario al democratico e pluralista. Sì, ce la siamo sempre cavata.

Abbiamo (i nostri padri) ricostruito l'Italia del dopoguerra; dato valore alla lira lavorando sui campi e edificando fabbriche; appreso mestieri e divulgato saperi, arte e cultura.

C'è stato, tutto sommato, il benessere in Italia. Gli anni '70 iniziano ad essere gli anni della svolta. E visti i fermenti culturali che agitavano le università, gli studenti in generale, che lasciavano le aule e andavano davanti i cancelli e nei collettivi delle fabbriche per confrontarsi con il mondo produttivo del proletariato, si supponeva ben altro epilogo.

I leader dei movimenti studenteschi a venire non seppero contrastare intellettualmente, come i loro predecessori, il malcostume, che, durante la crescita economica, invase e deturpò le debolezze sorrette dagli egoismi individuali.

Il declino è dietro l'angolo. Gli anni '80 fanno capolino tra politiche di austerità e passeggiate con targhe pari e dispari, inibizioni ai motori inquinanti nei centri storici delle grandi metropoli, crisi del mercato delle automobili, cassa integrazione e ferie forzate.

Tra gli anni '80 e '90 si sente parlare di lira pesante e il malumore serpeggia tra la gente. Era, quella della lira pesante, una proposta politica, se non ricordo male, dell'onorevole Andreotti e comunque di uno dei ministri di uno dei suoi tanti governi.

Giulio Andreotti, tra luci e ombre, fu un grande statista e seppe difendere il lavoro e i lavoratori in ossequio a quanto sancito dalla Costituzione della Repubblica.
Tra le tante azioni del suo mandato pubblico ce ne fu una che oggi potrebbe essere suggerita ai nuovi governanti e farla diventare un cavallo di battaglia: bloccò per qualche anno, per evitare problemi occupazionali correlati alla digitalizzazione del sistema telefonia pubblica in Italia, il montaggio delle centrali telefoniche pubbliche con tecnologia tedesca.

martedì 7 gennaio 2014

Oliverio: se aprite i file viene giù l'Italia

La realtà fa un baffo a Dan Brown. Gli intrecci tra faccendieri, politica, massonerie e ordini religiosi superano di gran lungo la fantasia dei romanzieri.


I giornali, nei primi giorni di novembre 2013, riportano una notizia clamorosa:
Paolo Oliverio è agli arresti e...

Salvatore Renato, padre superiore dei Camilliani lo seguirà presto.
Il perché è machiavellico. Avrebbe organizzato una finta audizione nei confronti di due chierici, per vincere le elezioni. 
Fantomatiche indagini di polizia giudiziaria, quindi, per impedire agli stessi di partecipare alle votazioni per l’elezione del Superiore Generale presso l’Ordine dei Ministri degli Infermi, più noti come religiosi Camilliani, svoltesi presso la Casa del Divin Maestro ad Ariccia, in provincia di Roma, il 13 maggio 2013. Elezioni che si conclusero con l’elezione a Superiore Generale dei Camilliani proprio di Salvatore Renato.

Al centro della fantasiosa macchinazione, secondo gli investigatori, ci sarebbe stato il commercialista Paolo Oliverio.

Nel corso delle indagini sfociate negli arresti i finanzieri hanno ricostruito come, grazie allo stratagemma delle “finte audizioni” che sarebbe stato organizzato da Oliverio, Padre Salvatore Renato fosse riuscito ad impedire ai due prelati “sequestrati” di partecipare alle elezioni, così guadagnando quei soli due voti necessari ad imporsi sul diretto antagonista. In questo modo, secondo gli investigatori, Oliverio ha visto rafforzato il rapporto privilegiato con Padre Salvatore e, di conseguenza, il proprio potere nella gestione dei vari nosocomi dallo stesso Ordine diretti tra cui, in particolare, quello di Casoria, nel napoletano

ma non è tutto.

Dai Camilliani il professionista aveva ottenuto una procura speciale per la gestione degli appalti in Campania, Calabria e Sicilia. Si occupava delle commesse e sarebbe riuscito a trasferire fondi all'estero, in particolare in Romania, attraverso un meccanismo che - accusa il Gico della Guardia di Finanza - prevedeva «l’effettuazione di bonifici giustificati da una causale fittizia, compatibile con il mondo camilliano, in modo che il beneficiario, ottenuta la disponibilità in conto, poteva prelevare il contante accreditato all'estero e ottenere in Italia la consegna contante di pari importo attraverso una sorta di compensazione».

L’episodio del sequestro di padre Antonio Puca e padre Rosario Messina, fu scoperto per l’attività di intercettazioni telefoniche e ambientali.
Quello dei Camilliani, dunque, è solo un piccolo capitolo della grande inchiesta che vede Oliverio al centro di una organizzazione criminale.

Pare che Oliverio abbia messo in piedi un’industria del ricatto. E quando gli investigatori perquisirono il suo ufficio li pregò di lasciare stare computer, tablet, smartphone e pen drive. «Non li aprite - li esortò - che qui vien giù l’Italia».

È un deja vu da paura. Ci riporta ad un passato impressionante retto da ricatti, malaffare e commistione di pezzi di istituzioni deviate.

Paolo Oliverio è accusato di riciclaggio di soldi sporchi di 'ndrangheta e mala romana. Pare che fosse in grado, mediante "amicizie altolocate con le fiamme gialle", di orientare verifiche fiscali su imprenditori e grandi società intervenendo anche sull'attività degli ispettori di Equitalia.

domenica 8 dicembre 2013

Il cemento della 'ndrangheta

UN GIORNO MI FARAI UNA GRANDE CHIESA 

Così disse la Madonna, durante una visione, a mamma Natuzza.



Costruire una chiesa o una casa religiosa, una visione di Natuzza Evolo suggeritale dalla Madonna e impiegare persone del luogo che secondo alcune indiscrezioni sono stati indicati da qualcuno in odore di 'ndrangheta è una cosa brutta? È peccato?
Oppure è una semplice notizia giornalistica da prendere così, senza tante preoccupazioni e lasciare che la costruzione dell'opera faccia il suo corso?

La notizia ha fatto clamore. Ha avuto il suo bell'effetto. Ma se si valuta benevolmente nel suo insieme si arriva a concludere che non c'è lo zampino del diavolo.

La sintesi dei fatti, (a disposizione in ogni momento nel web, sugli organi di stampa e altre fonti istituzionali giacché l'indagine non ha più i vincoli della segretezza) è questa:

Dopo che la Regione Calabria diede il via libera ai cantieri di ampliamento della struttura e assicurando un finanziamento erogato in base al progressivo avanzamento dei lavori ci fu una regolare gara d’appalto a cui parteciparono cinque imprese. Si aggiudicò l’appalto, per un importo di 780mila euro, l’impresa Mirarchi Antonio e fratelli di Davoli, un paese nella provincia di Catanzaro.
I lavori iniziarono in agosto e nel mese di giugno il direttore della “fondazione cuore immacolato di maria rifugio delle anime”, sacerdote Michele Cordiano, ebbe la visita di un signore che gli suggerì di concedere un appalto, qualora ci fosse stata necessità di calcestruzzo, ad una ditta di Limbadi.

“Effettivamente la ditta Mirarchi Antonio e fratelli una volta vinto l’appalto, su mia indicazione – affermò il sacerdote – si è rivolta alla ditta indicata da Pantaleone Mancuso la quale ha fornito tutto il calcestruzzo impiegato nella costruzione dell’opera. Dopo il primo incontro con Mancuso non ho ricevuto più sue visite. Nella scelta di assecondare il suggerimento di Pantaleone Mancuso ho inteso anche garantire quella che io consideravo una ‘tutela ambientale’ al fine del raggiungimento dello scopo finale nella realizzazione dell’opera. Pertanto appariva superfluo un confronto con altre proposte di fornitura di calcestruzzo”.

E qui casca l'asino, caro don Michele!

Quando i mass media parlano di cosche mafiose, di malaffare, di 'ndrangheta, nella mente s'innesca automaticamente il dualismo tra cos'è bene e cos'è male.

Certo, se ci fosse stato un riscontro con altri fornitori ed eventualmente giustificare con preventivi alla mano che la ditta di Limbadi ha fatto l'offerta migliore i fedeli che inviano le offerte per realizzare il sogno di Mamma Natuzza avrebbero appreso la notizia con un altro stato d'animo.
Magari avrebbero messo tra i “peccati veniali” questa sua decisione, presa,  senz'altro, a fin di bene.

mercoledì 13 novembre 2013

Papa Francesco nel mirino della 'ndrangheta?

Quando i media vogliono creare caos e terrorismo psicologico ci riescono.

aore12blog

Ho letto sui social che la 'ndrangheta starebbe pensando di “eliminare” Papa Francesco. La cosa mi sembra abnorme. Un'azione impopolare come questa è fuori dalla mentalità della 'ndrangheta che si nutre di riti religiosi e sciorina religiosità.

Comunque nulla è impossibile. Perciò cerco notizie.

L'origine sta in queste dichiarazioni che Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, fa al “fatto quotidiano”:

“...il comportamento del Santo Padre non viene visto di buon occhio dai boss della mafia calabrese.
Papa Francesco sta facendo innervosire la mafia finanziaria. Se i boss potessero fargli uno sgambetto, non esiterebbero. E di certo ci stanno già riflettendo. Questo Papa è sulla strada giusta. Ha da subito lanciato segnali importanti: indossa il crocifisso in ferro, rema contro il lusso. È coerente, credibile. E punta a fare pulizia totale.
E sarebbe proprio questa pulizia totale a far storcere il naso ai boss che per anni hanno riciclato denaro nutrendosi “delle connivenze con la Chiesa e del potere e della ricchezza che derivano direttamente dalla Chiesa”.

Appunto, “se potessero”, condizionale. Ma non possono! Perché un'azione simile non sarebbe capita e “giustificata” nemmeno dal popolo delle 'ndrine.

Gratteri parla della mafia finanziaria non necessariamente 'ndranghetista, forse contigua ma con criteri e apparati autonomi. E questo a chi studia i fenomeni sociali deviati, siano essi denominati mafia, 'ndrangheta etc, non sfuggono.

Questo non significa che Papa Francesco sia al sicuro! Le cronache sono piene di morti ammazzati per interessi economici e finanziari. Quindi, formiamo un cordone solidale attorno a Papa Francesco

sabato 2 novembre 2013

Siamo tutti nella terra dei fuochi

©archivio Iannino

Siamo tutti a rischio tumore dal momento che la storia degli interramenti di fanghi nucleari e rifiuti tossici inizia negli anni novanta.

È un affare di oltre 700milioni di lire al mese (ancora si trattava in lire) che gestivano i clan dei casalesi associati con mafia, 'ndrangheta e sacra corona unita.

L'associazione delle bande malavitose presuppone una dislocazione nelle aree di loro competenza. Quindi Calabria, Puglia, Sicilia, Campania.

La concentrazione maggiore, secondo le testimonianze del pentito Carmine Schiavone, sono nella terra dei fuochi. Così ribattezzata per il perenne fumo causato dall'autocombustione dei rifiuti tossici interrati.

Nel 1997, l'ex boss dei casalesi, pronosticò la morte per cancro agli abitanti del casertano e nello specifico Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e altri.

Rifiuti radiottivi coltivati o destinati a pascolo per le bufale.

Carmine Schiavone nel '97 rivela alla commissione ecomafie segreti allucinanti, che avrebbero causato allarmismi isterici se resi di dominio pubblico. Forse per questo la politica di allora decise di tenerle nascoste.

L'assurdità maggiore, quella che fa venire la pelle d'oca e rende inconcepibile l'azione della politica e dei giudici che hanno indagato, consiste nel silenzio, colpevole a prescindere, e peggio nell'immobilismo totale.
Dal 1997 nessuna azione concreta è stata fatta per bonificare e mettere in sicurezza i siti denunciati dal pentito.

Oggi, per la prima volta nella storia politica italiana, la presidenza della Camera decide, senza pressione alcuna, almeno sembra, di rendere pubblico un documento della Commissione che in passato aveva classificato segreto.
Bene! Adesso urge individuare con certezza i siti inquinati e metterli in sicurezza. Vietare pascoli. Coltivazioni e balneazioni nelle regioni interessate, deflorate dalla malavita organizzata.


martedì 24 settembre 2013

Accendere un'auto e attaccare targhe è facile

Difficile è far evolvere la collettività dall'arretratezza culturale imposta dalle caste.

Non passerelle ma lavoro come volano di cultura e legalità!

Mi son sempre chiesto a che valgono i simboli, le manifestazioni di piazza e persino i salotti culturali, dove, per intenderci, si parla tanto di letteratura, poesia, pittura, un po' meno di scultura e sempre con la puzza sotto il naso si addita l'ignoranza collettiva ché non legge, non si documenta, non amplia gli orizzonti con un buon libro.


http://aore12.blogIn Calabria, per combattere la 'ndrangheta e il malaffare che si associa ai colletti bianchi e alla politica, c'è stato un pullulare di targhe affisse sui muri dei municipi regionali con tanto di scritta: “QUI LA 'NDRANGHETA NON ENTRA!” Come se bastasse una sana intenzione, uno slogan, per annullare gli effetti di un malcostume cresciuto negli anni. Non si è voluto capire che laddove la miseria taglia con l'accetta gli animi e fa morire d'indigenza la fame fisica annulla anche la libertà, la volontà d'immergersi in una buona lettura.

Una sorta di asservimento dei reietti al potere che dà loro di ché vivere, salvo, poi, vedere comuni commissariati per infiltrazioni o contiguità mafiose, fa stare nell'inferno dell'ignoranza la maggior parte della popolazione. Ma questo non accade solo in Calabria!

In “Presa Diretta” un “dipendente” dei poteri nascosti così giustifica il suo atto di gratitudine al microfono del giornalista: “Come posso, quando mi chiama, rifiutare un favore a chi mi ha dato lavoro?”
http://aore12.blog
Giancarlo Siani

Cosa significa, si spieghi meglio. “Anche col voto”.

Insomma, i simboli sono importanti ma non importantissimi laddove regna la fame la disoccupazione e nessuna voglia di far crescere la cultura da parte di chi detiene il potere.
Che rilievo può avere l'accensione della macchina di Giancarlo Siani, giovane reporter ucciso dalla camorra per i suoi scritti su il Mattino di Napoli nello sfacelo totale di una Repubblica guidata da gente che per mantenere i conti dello Stato in ordine toglie il lavoro ai dipendenti pubblici e privati ma mantiene intatti i privilegi dei ricchi e affama il 90% dei cittadini?

Simili presupposti non lasciano spazio alla speranza checché ne dicano scrittori, intellettuali, politici che assediano gli schermi e i media.


giovedì 28 febbraio 2013

Grazie a Wanda e Peppe, Scilipoti uno di noi

catanzaro, conferenza stampa degli eletti pdl 2013

Deboli di cuore? no autoironia? allora non leggete, rischio infarto!


Imbecilli imbecilli imbecilli e POPULISTI!!! che ne sappiamo noi delle potenzialità politiche di uno Scilipoti? Ch'è, ci vogliamo mettere alla pari dei dirigenti del PdL calabrese? Non sia mai detto!

Abbiamo sotto gli occhi le scelte che questa classe dirigente fa giorno dopo giorno tra immani fatiche per mantenere l'ordine (precostituito da loro) e garantire la pagnotta (a loro a parenti e amici). Ma questo non possiamo dirlo perché sennò diamo ragione ai politici col testone grande grande quando ci chiamano populisti qualunquisti e demagoghi (bella parola, demagoghi, vedi come suona bene, scivola come una supposta).

E se avessero ragione? Ce lo siamo mai chiesto? Pensiamo un po' alla favola del brutto anatroccolo (lo so è difficile pensare che uno scorfano possa tramutarsi in principe ma le favole servono a questo, no? A farci sognare e rendere la realtà meno amara).
Conoscete la storia del brutto anatroccolo? … beh, insomma, forse è meglio chiedere se conoscete quel detto napoletano che dice: ogni scarraffone e bello a mamma sojia! Solo così si può comprendere e forse accettare il regalo che la classe dirigente del pdl ha fatto alla Calabria tutta.

Piove sul bagnato! Ma ringraziamo ugualmente il presidente della provincia di Catanzaro e il presidente della regione Calabria per aver sfatato la diffidenza calabra nei confronti dello straniero. D'altronde, è storicamente riconosciuta l'ospitalità dei calabresi, o no?
Sarà la volta buona che sui media non si parlerà più di 'ndrangheta e malaffare e l'immaginario collettivo, in tutto il mondo, sarà implementato dalle gesta dell'oriundo siculo-calabro, Mimmo per gli amici alle prese con conferenze di agopunture e d'insetti succhiasangue. Impegno importante per chi ha il sangue dolce ed è molestato continuamente dalle zanzare.
Buon lavoro a tutti! Eppoi, Scilipoti è uno come noi: i suoi trisavoli erano calabresi...  

lunedì 25 febbraio 2013

Italia, politiche 2013, aspettando il verdetto

aore12
buone letture
Alle 15 chiudono i seggi. Vedremo se il calo, significativo per chi vuole fare un'analisi seria del voto e della disaffezione della gente ai soliti faccioni col marchio dei vari partiti, avrà una ripresa oppure peggiorerà.
Di fatto non è cambiato niente dalle guerre tra bande. Persino i nomi sono uguali a qualche decennio addietro se non consideriamo i morti gli autoesclusi e gli epurati.
In Calabria ci sono nomi che avrebbero dovuto fare la differenza già vent'anni fa! E invece li ritroviamo ancora sparsi nei vari simboli.
A questo punto non sappiamo che cosa uscirà dalle urne.
Il M5S dovrebbe raccogliere quella marea di scoglionati che non si lasciano più abbindolare dalle formule trite e ritrite affini alle ideologie inesistenti.
Persino la destra nazionale e calabrese ha escluso una figura seria, così si è dimostrata Angela Napoli nelle lotte contro la cattiva politica e il malaffare connesso alla 'ndrangheta, che fino all'altro ieri faceva parte della commissione ministeriale antimafia.
E poi ci sono le volpi del GS, che non è una catena di grandi supermercati ma un agglomerato di personaggi furbi che sanno quando e come saltare sui carri per uscire indenni dalle macerie che loro stessi hanno contribuito a produrre. Sono gli stessi uomini che si riempiono la bocca di “Cultura” e che se ne fanno scudo. Gente che rinasce sempre dalle ceneri dei mali che dicono di voler debellare solo a parole.
Pazientiamo fino alle 15,30. non diamo ascolto ai primi canti dei galli. Aspettiamo che le platee mediatiche si riempino di contenuti certi per vedere la guerra dei veri galli da combattimento e conoscere se avrà vinto il buon senso o la commedia che ruota attorno alla grande economia delle multinazionali.

venerdì 19 ottobre 2012

in Italia può succedere che

Troppe “fatalità” ammazzano la democrazia e la speranza di legalità!


catanzaro, via magenta
Può succedere che in Italia “a propria insaputa” si diventi proprietari di case e che interi consigli regionali siano collusi con la parte malata dell'imprenditoria. Può anche accadere che per faciloneria qualche politico compri i voti dalla mafia o 'ndrangheta, come dir si voglia, e che poi questi venga ricattato. E può anche succedere che taluni comprino i voti per essere eletti in qualche comune dai più poveri per 50 euro, che affamerà in seguito.
Può succedere che qualche esponente politico in corsa per Italia dei valori perda le elezioni a causa di brogli durante lo scrutinio in una sezione, (una per tutte la 85 di Catanzaro) e poi sia proclamato consigliere dalla magistratura chiamata ad indagare sulle anomalie riscontrate durante tutta l'operazione elettorale.

Può succedere che vengano assegnati a… qualche società no profit ?, dei terreni pignorati dal comune per scopi sociali quale l'edilizia popolare e affini.
Può succedere che, per varie ragioni, questi terreni siano socialmente infruttuosi per anni fino a quando qualcuno non inizia a chiedere spiegazioni o, cosa ancora più temibile, stia per scadere la concessione.
A questo punto, ecco spuntare, dopo le recenti piogge, non più lumache ma... due porte di calcio!

L'abbandono è ripristinato a colpi di benne dalle ruspe.
Come per incanto, là, dove crescevano erbacce e la gente raccoglieva cicorie e lumache, ai bordi del decennale scheletro in muratura fatto di colonne e un solaio che, nelle intenzioni iniziali dei soliti noti, avrebbe dovuto essere un centro sportivo polivalente con annessa piscina coperta e bla bla bla, ecco spianato un campo di calcetto! un campo di calcetto??? Un altro?? non bastano quelli costruiti sempre sul terreno comunale affianco alla chiesa del quartiere?

Può succedere; in Italia può succedere e questa volta è successo a Catanzaro.

mercoledì 10 ottobre 2012

Reggio Calabria, tutti a casa per contiguità mafiosa


E se Scopelliti avesse ragione?


Ieri sera, su rai news, Enzo Ciconte, conoscitore dei fenomeni malavitosi che infestano la Calabria e autore di numerosi libri sulla ‘ndrangheta, ha ricordato le radici storiche della malavita organizzata e le strategie che da sempre mette in atto per penetrare nelle amministrazioni locali. In sintesi, la ‘ndrangheta a Reggio Calabria e nella maggior parte di comuni province regioni e persino nello Stato, è presente, in varie forme, da sempre!

Santo Versace, imprenditore reggino, fratello dello stilista Gianni, scomparso qualche decennio addietro, si è detto rammaricato per l’onta che i reggini e la Calabria onesta sono costretti a subire. Versace auspica, motivandolo, l’intervento dell’esercito a fianco delle forze dell’ordine tradizionali. Insomma una militarizzazione del territorio.
Santo Versace, da ex ufficiale di cavalleria crede nella forza fisica, nella soppressione o sottomissione coatta dei cattivi pensieri, non nella cultura della legalità quale forma mentale acquisita volontariamente in ottemperanza ai sani principi del vivere civile.

Giuseppe Scopelliti, intervenendo energicamente all’assemblea del consiglio regionale di ieri sera, forse perché appresa la notizia in anteprima rispetto ai cittadini, ha invitato ad alzare la schiena. Dalle pochissime immagini televisive si è intuito che l’invito/rimprovero era rivolto ai presenti. Infatti, dopo, davanti ai giornalisti ha parlato di agguato politico.
Ora, se analizziamo quanto detto da Enzo Ciconte e da altri illustri e attenti osservatori, Scopelliti potrebbe avere ragione!

La ‘ndrangheta, ma parlerei molto più semplicemente di organizzazioni lobbistiche parassitarie che abitano in pianta stabile i palazzi delle decisioni importanti inerenti gli affari degli appalti dello Stato, è sempre contigua laddove si maneggiano soldi.

Nel Pirellone lombardo, nella giunta regionale della regione Lazio, in Puglia, Calabria, Veneto. Da nord a sud e viceversa, pur vestendo panni e ambiti differenti, affaristi privi di scrupoli si sono tuffati nei forzieri pubblici e li hanno prosciugati.

Perché scandalizzarsi se gli stessi effetti li troviamo a Reggio Calabria?

Contiguità mafiosa! Questa la formula adottata da Annamaria Cancellieri per motivarne lo scioglimento dell’amministrazione comunale. Contiguità riscontrabile nel 99% dei comuni sparsi in lungo e in largo nello Stivale.

L’interrogativo che dovremmo porci, piuttosto, è un altro! E cioè: gli amministratori politici sono stati all’altezza della situazione, hanno saputo governare e tutelare il bene comune? Sono stati attenti osservatori delle leggi repubblicane?, oppure hanno instituito una repubblica a statuto speciale affine agli interessi delle lobby che li hanno supportati durante le elezioni?

mercoledì 5 settembre 2012

Hollande e Monti, la tav s'ha da fa'

Si torna a parlare di TAV.


Passata l'ubriacatura elettorale dei francesi e confermato l'assestamento del governo dei prof. (non c'era altra scelta per i politici incartapecoriti italiani), Hollande e Monti riprendono il discorso della tratta Lione-Torino-Kiev. Secondo i due premier la tratta sa da fa'! Tant'è che il prossimo incontro tra i due premier è fissato proprio a Lione.

Misteri dell'alta finanza! Che pare mettano d'accordo tutti, prima o poi. Destra sinistra centro e tecnici sono tutti dell'avviso che la grande opera è qualcosa d'ineluttabile. Un progetto divino che non si può evitare. Da Prodi a Monti e ancor prima ad Amato & C., che hanno fatto proseliti per un'Europa unita ma priva di idee di libertà e convivenza civile, tutti si dichiarano convinti muratori e carpentieri di questa (forse inutile ma di certo devastante) lingua d'asfalto. Dimenticando le rovine prodotte da quanti hanno deciso di eliminare i treni verso la Calabria e la Sicilia. Rovine che tradotte in soldoni significano perdite di posti di lavoro, turismo e agricoltura imbrigliate e assoggettate al traffico gommato.
Già, dimenticavo, al sud c'è la mafia, la 'ndrangheta, aziende a responsabilità illimitata che non lasciano lavorare in tranquillità gli imprenditori onesti. Già... ma la politica e chi dovrebbe rappresentare la legalità, lo Stato, che ci stanno a fare?

Oppss sono davvero senza memoria, anche al sud c'è una bella commessa voluta fortemente dall'ufficio grandi opere: il ponte sullo stretto!

Riusciranno queste due grandi opere ad abbattere la disoccupazione e far ripartire l'eurozona?

venerdì 18 maggio 2012

Denuncia e speranza di un Testimone di Giustizia

Mi è capitato tra le mani un libro dalla veste grafica banale che, a primo acchito, non suscita curiosità nel lettore. Copertina bianca con scritta centrale rossa tra due linee orizzontali rosse e agli estremi, verticalmente, due nomi dal cognome identico: in alto, Pino Masciari e sotto, in basso Marisa Masciari. Fratello e sorella? No, marito e moglie! È d’uso, in Calabria, che la donna sposata perda il cognome da nubile e acquisisca quello del marito. È una forma arcaica di sottomissione e di nuova appartenenza molto radicata nei paesi. La tradizione impone anche il perpetuarsi dei nomi dei capifamiglia, prima di tutto quello del nonno paterno che si trascina dietro anche “a ‘ngiuria”, il nomignolo, un’eredità indelebile!
Lo schema della copertina del libro sembra mantenere saldo il concetto antropologico appena espresso, ad eccezione del soprannome.

Il titolo “Organizzare il coraggio” e il sottotitolo “La nostra vita contro la ‘ndrangheta”, ha il sentore del “solito opuscoletto” scritto per accumulare “punti” in qualche club.
Lo apro e dopo qualche pagina la ridondanza di certi concetti evidenzia una sorta di ego mortificato e qualche sottile incongruenza nel ripetere ossessivamente fatti risaputi.
È una sorta di biografia di un imprenditore che per sfuggire al pizzo denuncia i suoi estorsori e divenuto testimone di giustizia entra nel programma dello Stato che tutela i cittadini.

Purtroppo, come documentano le cronache, il profitto attrae l’uomo di e in ogni latitudine, figuriamoci nella nostra amatissima terra, testimone di saccheggi, ricatti e sottomissioni.
Qui la ‘ndrangheta è una realtà! e l’imprenditore famelico che intende accorciare i tempi sa dove bussare.
Anche chi vuole stare lontano da certe realtà è condizionato dal pensiero attaccaticcio delle confraternite. E nel libro gli spunti non mancano.

giovedì 17 maggio 2012

Marisa e Pino Masciari, Organizzare il Coraggio

Ha le dimensioni di un tascabile e raccoglie alcuni anni di vita tormentati di un calabrese trascorsi da testimone di giustizia sballottato per l’Italia non sempre nei modi più consoni per una famiglia con due bambini piccolissimi sradicati dalla propria realtà.
Il concetto della famiglia è un tema ricorrente nel racconto-testimonianza di Pino Masciari, questo il nome del testimone di giustizia, autore del manoscritto, che racconta di sé, del suo lavoro, e del padre prima di lui, della sua passione per l’edilizia e dell’intimità familiare che si instaurava nei cantieri. Parla di un piccolo mondo antico fatto di onestà e di duro lavoro; della voglia di ampliare la piccola impresa artigianale di famiglia; della volontà di acquisire commesse importanti anche per offrire lavoro alla sua gente; Pino Masciari sogna in grande, e ci riesce! Vince appalti! Ma con la morte del padre si trova a dover fronteggiare le incongruenze territoriali, la piccola malavita organizzata, le famiglie di ‘ndrangheta che chiedono il pizzo del 3% e alcuni intoccabili che invece chiedono il 6%.

Più che un libro sembra di scorrere le pagine di un diario personale dove l’autore riversa amarezze derivanti dai soprusi e dall’arroganza del potere politico economico e imprenditoriale calabrese ma anche romano. Denuncia collusi, faccendieri, malavitosi e istituzioni. Ripete concetti e delusioni quasi come un tantra, qualcosa che lo aiuta a rafforzare il riscatto di una vita trascorsa da fuggiasco nei momenti di scoramento e quando tutto sembra perduto, quando anche lo Stato in alcune sue frange sembra deludere le aspettative, ecco spuntare i cittadini onesti che diventano gli amici di Pino Masciari e della sua famiglia e insieme a una moltitudine di gente comune quali i ragazzi del Meetup di Catanzaro, Torino, Roma, Ancona, Napoli, Bari si affiancano nomi conosciuti per l’impegno sociale: don Ciotti di Libera, il filosofo Gianni Vattimo, Angela Napoli, Gian Carlo Caselli, Beppe Grillo.

È un documento lucido, spietato. Uno spaccato sociale che, pur con i suoi lati oscuri, illumina le menti di chi vuole vedere la bellezza e “ORGANIZZARE IL CORAGGIO” per raggiungerla.

sabato 21 aprile 2012

Da Franco Politano a Livia Turco per una politica etica

Livia Turco, presidente PD

Politano, Napolitano, Turco e il rispetto della politica


Dopo la Fornero anche Livia Turco lascia trapelare pubblicamente la sua commozione provocata dalla situazione in cui versa l'Italia. Una situazione difficile da capire per la fascia medio bassa costretta a fare i conti con la recessione e le nuove regole avallate dagli esponenti delle maggiori organizzazioni politiche.
Per comprendere appieno determinate scelte è necessario ricordare l'area libertina che ha accarezzato tutti indistintamente, politici, clero, imprenditori, dirigenti, dipendenti e liberi professionisti contadini compresi. Naturalmente con i dovuti distinguo, come ricorda il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Stiamo vivendo un momento storico difficile che, se confrontato alla fine della cosiddetta prima repubblica, fa rabbrividire.
Anche allora caddero molti imperi costruiti sulle macerie delle ideologie care al mondo dei lavoratori.
I partiti di sinistra che soffrirono più degli altri per la transazione imposta dalle indagini sui fondi illeciti ai partiti furono il PSI per le donazioni degli imprenditori vicini al partito e il PCI accusato di ricevere soldi dal partito comunista sovietico e dalle coop. Rosse.
Notizie destabilizzanti per gli iscritti e i simpatizzanti che vedevano nel socialismo la soluzione idonea per le diseguaglianze sociali imposte dal capitalismo.
Nei partiti vigeva una disciplina ferrea e le periferie obbedivano alla segreteria centrale.

Catanzaro, piazza prefettura, 
Giorgio Napolitano e Franco Politano in un comizio dei primi anni '70
Franco Politano era parte integrante di questa realtà. è stato un iscritto al PCI, oserei dire un catechizzato data la disponibilità posta al servizio del partito rafforzata dalle sue azioni. L'impegno politico lo portava spesso a Roma dove alloggiava in un piccolo monolocale del partito al quale devolveva per statuto la metà del suo compenso da deputato. Si interessò dei problemi dei contadini e dei bracciati, perorò la loro causa e  fu incaricato dal gruppo per relazionare in parlamento una legge che, ironia della sorte, per un errore dello stenografo passò a firma Napolitano, ma tanta era la sua stima per l'esponente della direzione, oggi illuminato Presidente della Repubblica, che lasciò a lui il merito della legge a favore del mondo dell'agricoltura. Con altrettanta umiltà lasciò lo scranno di Montecitorio allorquando Enrico Berlinguer lo nominò segretario regionale con il compito di riordinare le fila del PCI calabrese.

Franco Politano conosceva bene la realtà calabrese e da uomo pragmatico qual era, confidenzialmente mi disse: a volte vado a fare comizi in piazze apparentemente deserte; ma non è così! La gente sta dietro alle finestre o nei bar fingendo distacco e quando parlo contro la 'ndrangheta gli 'ndranghetisti sono lì, in prima fila a battere le mani, annuire e dire bravo è vero!

venerdì 13 aprile 2012

con il sindaco Lanzetta dalla parte della legalità

Quasi tutti gli esponenti dei partiti e delle istituzioni nonché personaggi della cultura si sono sentiti in dovere di essere a fianco della dottoressa Maria Carmela Lanzetta sindaco di Monasterace da qualche tempo sotto la mira della 'ndrangheta. Dopo varie pressioni intimidazioni e attentati la dottoressa decide di dimettersi dalla carica di sindaco. ma ecco la svolta, lo scatto civico che fa anteporre alla donna madre di famiglia il bene comune della collettività monasteracese alle paure e persino alla tranquillità sacrosanta che dovrebbe regnare nelle case, dopo una assennata riflessione la sindaco ritira le dimissioni! E proprio ieri mentre lei presenziava una conferenza stampa con il segretario del PD Pierluigi Bersani, riceve una telefonata dal marito che la rende partecipe dell'arrivo di una lettera minatoria. Minacce rivolte a le ai suoi familiari: ai suoi figli! E neanche questa volta ha ceduto!
Solidarietà doverosa a parte, che può, sì, dimostrare solidarietà e fortificare emotivamente la Lanzetta e la sua famiglia, c'è da chiedersi: quali interessi ha toccato e a quale famiglia 'ndranghetista, se di 'ndrangheta si tratta, ha pestato i piedi?
Un dato sembra essere certo:
La signora Lanzetta prima di assumere la carica di sindaco risulta essere stata una farmacista stimata e benvoluta da tutti a Monasterace.
Viene da sé che tutto il male che le sta cadendo addosso dipende esclusivamente dall'avere operato secondo i criteri e i poteri conferitegli dalla legge nell'espletare il ruolo di sindaco. È altrettanto ovvio, quindi, che al di là delle solidarietà di rito, lo Stato si faccia carico del problema 'ndrangheta o malavita come dir si voglia, ed estirpare il cancro sociale che ammorba e rovina l'immagine della Calabria con i mezzi consoni al caso.
Noi calabresi siamo stufi di essere associati dai media alla malavita e non alle bellezze della Calabria!

giovedì 1 marzo 2012

A disposizione della politica del welfare

Nel leggere l'articolo di Ferrarella Luigi che sul Corriere della sera titola “-NDRANGHETA IL CONSIGLIERE REGIONALE PDL DA 14 MILA VOTI AL GIUDICE: CLIENTELISMO NECESSARIO- Politici in Calabria? «A disposizione»”
si rimane di sasso!, principalmente per due aspetti peculiari che lasciano intendere una pochezza di pensiero infinita associata ad una disarmante ignoranza dei legali che dovrebbero tutelare la difesa del consigliere in questione: Franco Morelli.
Cito testualmente: “mettersi a disposizione” è la condizione stessa del poter fare politica in Calabria”. Secondo il Ferrarella queste sono le parole che avrebbe detto al giudice Franco Morelli quando è stato tratto in arresto. Ma la stessa frase non potrebbe essere intesa come “spirito di sevizio cristiano di una politica al servizio, appunto, dei cittadini e in special modo dei deboli?” anche perché i 14.000 voti hanno una provenienza geografica diversa, cioè, sono stati ottenuti nella circoscrizione di Cosenza prima della “conoscenza coi Lampada” (o no?). E ancora, quanta ingenuità nell'istanza di libertà affidata ai difensori Lo Giudice e Sammarco che, indubbiamente lascerebbe basito chiunque uno stralcio simile, figuriamoci un giudice che deve decidere della libertà di un presunto malavitoso:
«La mentalità elettoralistica-clientelare è diventata cultura, costume e inevitabilmente anche modo di governare», è la premessa dell'istanza dei difensori di Morelli. E quindi, per chi come Morelli «vive ed opera in questo difficilissimo ambiente, mettersi a disposizione è quasi d'obbligo, senza grandi possibilità di crearsi una difesa che lo garantisca da immorali e infedeli strumentalizzazioni. Il mettersi a disposizione è condizione quasi fisiologica dell'attività politica svolta in Calabria, con la conseguenza di affidarsi supinamente alla lealtà dell'interlocutore».
L' argomento, sviluppato in questi termini, sembra lasciare basito il gip Giuseppe Gennari che scrive nelle motivazioni del no alla scarcerazione: «Il tenore della richiesta difensiva stupisce. Il mettersi a disposizione, in un contesto ambientale come quello reggino, vuol dire accettare lucidamente la possibilità di farsi asservire da interessi criminali mafiosi». Rischio che in Morelli è divenuto «scelta consapevole» perché, «quando le concessioni governative vengono magari sollecitate per imprese in cui lui stesso è socio dei Lampada, gli abusi diventano possibili corruzioni»
Anche se la difesa chiarisce che “Morelli sarebbe entrato in società con i Lampada solo per fini di beneficenza, mettendo per iscritto che i profitti di due delle tre società delle macchinette sarebbero dovuti essere destinati ad opere di bene, ovviamente non è sufficiente. Tant'è che il gip valuta in questi termini:
«di ciò l'unica prova è una bozza di un atto di destinazione del luglio 2010, e cioè di pochi giorni dopo l' esecuzione della misura cautelare a carico dei Valle» (alleati e parenti dei Lampada), «quando le partecipazioni scottano e Morelli deve disfarsene in fretta.”
Se è corretto quanto scritto dal giornalista del corriere, i dubbi si amplificano e i due avvocati difensori si arrampicano sugli specchi. Ma, ripeto, qualcosa non convince! Troppa ingenuità negli attori principali della vicenda e non ritengo che lo siano. Ritengo, invece che:
METTERSI A DISPOSIZIONE NON SEMPRE SIGNIFICA “ASSECONDARE IL MALAFFARE”! ne essere servili.

martedì 13 dicembre 2011

Franco Morelli, arresto inquietante

Partendo dal presupposto che lo Stato ha tra gli altri compiti quello di recuperare le persone che hanno sbagliato, la detenzione cruenta è di per sé una violenza gratuita specie se inflitta a chi non ha mai fatto del male a nessuno e si è prodigato cristianamente per aiutare quanti hanno avuto l'opportunità di conoscerlo anche con una semplice parola di conforto. Come spiegare altrimenti i suoi 14mila voti di preferenza nel cosentino? Franco Morelli è conosciuto per la sua umiltà e benevolenza nei confronti degli ultimi. Detto ciò, mi è difficile credere che Franco Morelli, il consigliere regionale della Calabria arrestato nei giorni scorsi nell'ambito dell'operazione "Infinito" della Dda di Milano, possa far parte di quell'area grigia dedita a caldeggiare i loschi affari della 'ndrangheta. No! È proprio difficile poter credere che si sia macchiato di un peccato simile. Per il momento è stato privato della libertà, cosa di non poco conto che, in una persona sensibile qual'è, ha già creato i primi effetti devastanti.

Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, riporta impressioni drammatiche che si condensano nelle sue testuali parole: “È un vero e proprio incubo. Non riesce a darsi una spiegazione di quello che gli è successo. E' visibilmente molto provato. Ha già perso 10 chili. Alla moglie, che ha incontrato pochi giorni dopo il suo arresto, ha detto guardandola negli occhi: "Perché sono qui, perché mi hanno arrestato, come è possibile che io sia qui in carcere. Cosa ho fatto di male, di così grave? Non ho mai commesso alcun illecito. Durante tutta la mia vita ho solo sempre aiutato tanta povera gente..”. Corbelli, dopo aver denunciato la sua forte preoccupazione per lo stato di salute di Franco Morelli che ha perso 10 kg in sette giorni, chiede l'intervento del Ministro di Grazia e Giustizia, Paola Severino, per quella che definisce "una grande ingiustizia e una tragedia che si sta consumando nel silenzio e nell'indifferenza generali, interrotti solo dal massacro mediatico, nei confronti di una persona per bene, da tutti stimata sino al momento dell'arresto". Corbelli, in una nota trasmessa all'Agi, parla di "violazione dei diritti più elementari che impediscono ai familiari di poter finanche portare gli indumenti pesanti necessari per l'inverno, perché è consentito portare ogni mese al detenuto un massimo di 20 kg di roba (alimentari o altri prodotti e vestiti). I familiari - aggiunge - possono vederlo solo 4 ore al mese. Non si possono calpestare in questo modo i diritti, la stessa dignità umana di una persona, cancellare la sua storia vissuta tutta all'insegna della correttezza, onestà e grande umanità. E ancora, aggiunge Corbelli: Si può trattare come un pericoloso criminale una persona perbene, indagata ma non ancora ne' condannata, ne' rinviata a giudizio, ne' processata? Perché - domanda - non vengono concessi subito gli arresti domiciliari a Franco Morelli, considerando che si tratta di un incensurato e di una persona onesta e perbene? Se al processo, come sono certo, sarà dimostrata la sua totale innocenza chi mai potrà ripagare e risarcire della grande sofferenza e dell'immane dolore Morelli e la sua famiglia?

venerdì 18 novembre 2011

rifiuti: sono di Venezia i vertici dell'azienda inquisita in Calabria

Si dice che gl'imprenditori non investono in Calabria per paura della 'ndrangheta. Si dice anche che i calabresi siano tutti malandrini e qualche noto giovane scrittore rafforza la dose descrivendo cassetti pieni di pistole piuttosto che forchette nell'incipit di un fatto di cronaca accaduto in un paesino dell'entroterra calabrese per futili motivi; gli stessi motivi che armano la mano degli iracondi in ogni angolo del mondo.

Eppure, nonostante la realtà smentiscaquesti luoghi comuni propagandati dai media, nulla cambia nelle mentalità e nelle azioni della classe dirigente locale e nazionale.
Di fatto l'assedio dei luoghi di potere continua ad essere guidato dai soliti faccendieri, in politica, nella cultura e negli affari. Come spiegare altrimenti lo scandalo dei rifiuti che vede indagati e incarcerati i vertici della società che gestiva l'impianto di gestione situato in località Alli? Undici persone coinvolte! Con a capo "il re della mondezza" Stefano Gavioli, amministratore di diverse società che gestiva fino a ieri decine di discariche in tutta la penisola, tra Veneto, Calabria, Sardegna, Campania, Emilia Romagna, Puglia e anche quella dell'Aquila, incassando milioni e milioni di euro senza mai pagare un euro di tasse. Non mancano gli esponenti della politica come l'attuale assessore regionale all'ambiente, già ex sub commissario, Francesco Pugliano e il commissario straordinario per l'emergenza ex generale Melandri per il quale la Procura della Repubblica ha chiesto l'interdizione dalla carica.
Insomma è una cordata di manager che scende dal nord, quello buono che fatica, enfatizzato da Calderoli & C. a fare man bassa delle risorse economiche calabresi senza dare in cambio quanto dovuto in termini di tasse e, peggio, strumenti efficaci per la tutela dell'ambiente e dei cittadini che, per sommo dispiacere del noto giovane scrittore, non hanno i cassetti pieni di pistole al posto delle forchette. 

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