Dopo l'assalto al consolato Usa di
Bengasi, costato la vita all'ambasciatore Chris Stevens e ad altre
tre americani, di cui due marines, gli Stati Uniti temono nuovi
disordini e scelgono di far sentire la propria presenza in Libia con
determinazione.
Duecento marines e due navi da guerra
pronti a partire per la Libia insieme ad un numero imprecisato di
droni americani, aerei senza pilota, che potrebbero sorvolare Bengasi
e altre località nell'est della Libia pronti a colpire ipotetici
focolai di ribelli.
Anche stavolta gli americani mostrano i
muscoli.
Dopo che, bando alle ciance sulla libertà d'espressione,
intanto, il film blasfemo su Maometto sta infiammando Nord Africa e
Medio Oriente,
se per molti musulmani qualsiasi
raffigurazione del profeta è proibita e blasfema, perchè innescare
micce religiose proprio laddove i tafferugli sono all'ordine del
giorno e le forze oltranziste non aspettano altro per spargere
terrore e sovvertire l'ordine?
"La protesta del Cairo - si legge
sul New York Times, che riporta le confidenze di una fonte interna al
governo americano - sembra una mobilitazione spontanea contro il
video anti-Islam prodotto dagli Usa. Al contrario, le persone che
hanno attaccato l'ambasciata a Bengasi erano armati con mortai e
granate.
Alcune indicazioni suggeriscono che un gruppo organizzato
abbia atteso l'opportunità delle proteste per attaccare, oppure che
forse le abbia addirittura generate per coprire l'attacco".
Il trailer della pellicola “Innocence
of Muslims” (Innocenza dei musulmani) è stato diffuso su Youtube
da Morris Sadek, un egiziano di religione cristiana, che risiede
negli Stati Uniti, conosciuto per le sue posizioni contro
l'Islam.
Nel trailer di 14 minuti, Maometto è dipinto come un
personaggio folle, imbroglione e donnaiolo che considera accettabili
gli abusi sessuali sui bambini. Non mancano numerosi episodi in cui
il profeta viene preso in giro. Sam Bacile, pseudonimo di Nakoul
Basseley, sceneggiatore del film , cristiano copto d'origine
egiziana,
lavora come agente immobiliare in
California, ha spiegato che a suo parere il suo film aiuterà Israele
perché fa vedere al mondo le imperfezioni dell'Islam.
L'uomo
vive nascosto da quando sono scoppiate le proteste. "L'Islam è
un tumore, punto", ha ripetuto più volte durante l'intervista.
"Il problema principale è che sono stato il primo ad aver
presentato Maometto sullo schermo e questo li ha fatti impazzire. Ma
dobbiamo aprire questa porta: dopo l'11 settembre tutti dovrebbero
essere portati davanti a un giudice, perfino Gesù e Maometto".
Il regista ha ammesso che non si aspettava una reazione così
furiosa. Bacile ha spiegato che per il momento ha respinto le offerte
di distribuzione del filmato: "Il mio piano è di produrre una
serie di 200 ore".
Il film di due ore è costato 5
milioni di dollari ed è stato finanziato grazie ai contributi di
oltre cento donatori ebrei. Offese che non sono passate inosservate e
che hanno scatenato le reazioni dei gruppi radicali. Il film è stato
prodotto nell'estate del 2011, con la partecipazione di 59 attori e
45 membri della troupe cinematografica. Finora è stato presentato
per intero soltanto una volta in un cinema di Hollywood, rimasto
quasi completamente vuoto.
Vale la libertà d'espressione quando
questa comporta reazioni violente e causa vittime innocenti? Non c'è
bisogno di essere pacifista per rispondere no! E non serve neanche lo
scontro duro laddove le menti sono chiuse in un limbo arcaico di
sentita religiosità.
È col confronto culturale rispettoso
delle altrui visioni che, gradualmente, si può far breccia nelle
menti.