La prima reazione, e non credo solo
mia, all'articolo apparso oggi sul Corriere della Sera a firma
Ernesto Galli Della Loggia sui “mali della Calabria” vissuti in
prima persona dal giornalista, è stata d'insofferenza, seguita da una naturale considerazione, tipo: “ma dove è andato a
soggiornare? In qualche bidonville del terzo mondo?”, nel punto in
cui dice che “i centri urbani, di un'essenzialità scabra in
mirabile consonanza con l'ambiente, sebbene qua e là impreziositi da
autentici gioielli storico-artistici, sono oggi stravolti da una
crescita cancerosa: chiusi entro mura di lamiere d'auto, per metà
non finiti, luridi di polvere, di rifiuti abbandonati, di un arredo
urbano in disfacimento.”
Per evitare campanilismi, ho lasciato
passare l'intera giornata prima di rispondere alle lagnanze del noto
giornalista. E mentre il tempo scorre ricordo di aver visto anch'io
nell'entroterra i paesi fantasma dalle periferie, forse prive di un
piano regolatore, con le case incomplete e le strade sterrate. Paesi
che si popolano solo d'estate per la festa del Santo Patrono,
occasione calendarizzata dagli emigrati per far ritorno alle origini
e spendere i pochi risparmi col compare muratore per alzare un muro,
completare l'impianto idrico o elettrico nella casa in perenne
costruzione dove passare i giorni della vecchiaia.
Ovvio che la vista di un nordico come
E. Galli della Loggia è disturbata da uno scenario simile!