La prima reazione, e non credo solo
mia, all'articolo apparso oggi sul Corriere della Sera a firma
Ernesto Galli Della Loggia sui “mali della Calabria” vissuti in
prima persona dal giornalista, è stata d'insofferenza, seguita da una naturale considerazione, tipo: “ma dove è andato a
soggiornare? In qualche bidonville del terzo mondo?”, nel punto in
cui dice che “i centri urbani, di un'essenzialità scabra in
mirabile consonanza con l'ambiente, sebbene qua e là impreziositi da
autentici gioielli storico-artistici, sono oggi stravolti da una
crescita cancerosa: chiusi entro mura di lamiere d'auto, per metà
non finiti, luridi di polvere, di rifiuti abbandonati, di un arredo
urbano in disfacimento.”
Per evitare campanilismi, ho lasciato
passare l'intera giornata prima di rispondere alle lagnanze del noto
giornalista. E mentre il tempo scorre ricordo di aver visto anch'io
nell'entroterra i paesi fantasma dalle periferie, forse prive di un
piano regolatore, con le case incomplete e le strade sterrate. Paesi
che si popolano solo d'estate per la festa del Santo Patrono,
occasione calendarizzata dagli emigrati per far ritorno alle origini
e spendere i pochi risparmi col compare muratore per alzare un muro,
completare l'impianto idrico o elettrico nella casa in perenne
costruzione dove passare i giorni della vecchiaia.
Ovvio che la vista di un nordico come
E. Galli della Loggia è disturbata da uno scenario simile!
Ma poi, per amore di verità, ho dovuto
dargli ragione.
Lo scenario apocalittico di un
territorio devastato dalle pale eoliche non turba solo lui ma tutti
per la tracotanza e la superficialità con cui è stata trattata la
questione “energia alternativa” in Calabria.
E come dargli torto quando afferma che
avremmo potuto
utilizzare il patrimonio
artistico-culturale e il paesaggio per costruire un modello di
sviluppo alternativo all'industria? Un modello di sviluppo che
avrebbe potuto essere fondato sul turismo, sulla vacanza di massa e
insieme sull'intrattenimento di qualità, sulla fruizione del passato
storico-artistico (siti archeologici, musei, centri storici),
arricchita da una serie di manifestazioni dal vasto richiamo (mostre,
festival, itinerari tematici, ecc.); un modello capace altresì di
mettere a frutto una varietà di scenari senza confronti, un clima
propizio e - perché no? - una tradizione gastronomica strepitosa. È
davvero assurdo immaginare che avrebbe potuto essere un modello di
successo, geograficamente diffuso, con un alto impiego di lavoro ma
investimenti non eccessivi, e probabilmente in grado di reggere assai
meglio di quello industrialista all'irrompere della globalizzazione,
dal momento che nessuna Cina avrebbe mai potuto inventare un prodotto
analogo a un prezzo minore?”
“ Trascorrere qualche giorno in
Calabria – afferma ancora il giornalista che prende la Calabria
solo come un caso esemplare pur sapendo di dispiacere agli amici, dal
momento che quanto è successo lì è più o meno successo in mille
altre contrade della Penisola - significa essere posti di fronte ad
uno spettacolo a suo modo apocalittico. Ed essere costretti ad
interrogarsi su tutta la recente storia del Paese.”
Insomma, per la cattiva politica è più
importante elargire denari a pioggia a bocciofile, circoli sportivi,
corali, sagre, feste patronali e compagnia bella, rende in termini di
consenso assai più che il restauro di una chiesa o la sistemazione
dei Bronzi di Riace visto che, ad oggi sono ancora in una sala del
consiglio regionale a Reggio Calabria, in attesa che si completino i
lavori del museo che li ospita.
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