M5s, biodegradabile x natura o statuto?
Lavoisier nel ‘700 capii e stigmatizzò il concetto della
relatività, teoria secondo cui “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si
trasforma”. E ancora prima, in Grecia, Empedocle, riferendosi alla totalità
dell’essere pensava, semplicisticamente, che non c’era separazione tra anima e
materia.
Fede e scienza non vanno a braccetto. Cosicché, il concetto,
epurato dalla spiritualità, passa alla storia della fisica nella formula
esplicata da Antoine-Laurent de Lavoisier sul principio della conservazione chimica
della massa. La stessa formula è corretta da Einstein che chiarisce, laddove,
all’interno di un sistema chiuso, in una reazione chimica la massa dei reagenti
è esattamente uguale alla massa dei prodotti, anche se appare in forme diverse.
Quindi, “nulla si crea, nulla si
distrugge, tutto si trasforma!”.
E che dire del filosofo Jean Jacques Rousseau? Anche lui
nato nel ‘700 e tirato in ballo dal movimento cinque stelle con l’ormai nota
piattaforma che prende il suo nome? E cui si aspira? (Ritengo, visti i suoi
saggi).
C’è tantissima umanità e voglia di ragionare, lavorare per
cambiare in positivo la società nei movimenti spontanei che partono dal basso
probabilmente perché la base soffre e vive sulla propria pelle le
diseguaglianze sociali e le relative conseguenze imposte dalla classe dominante
e dai soprusi che è costretta a subire spesso per colpa dei furbetti.
Girotondini, popolo
viola, arcobaleno, movimenti studenteschi e operai, e per ultimo in ordine di
tempo le “sardine” invadono le piazze per rispondere al qualunquismo populista etichettato
dalle destre italiane e europee che strumentalizzano i bisogni parlando alla
pancia dei più sofferenti e disgraziati.
Superato l’impeto momentaneo e l’indignazione, i movimenti
spontanei, quando non incanalati nelle forme istituzionali suggerite dalla
Costituzione, si dissolvono vanificando così la “rabbia propositiva” del ben pensare.
Tra le specie, quella umana risulta essere la più creativa
nel fenomeno del “trasformismo”.
E, a lungo andare, trasforma concetti e azioni in base alle
esigenze primarie dettate dal proprio ego, per quanto concerne etica e pensiero
positivo e, dallo spirito di sopravvivenza, nell’atto pratico del vivere
quotidiano cerca soluzioni prettamente legate al materialismo sopravvivenziale.
È, in sintesi, positivo affidare a una piattaforma le sorti gestionali
della politica sociale del movimento che nasce come punto di rottura col
vecchio meccanismo di gestione della politica e dei relativi candidati che
dovrebbero rappresentarlo?
Democrazia di base? Se la base ha la “cultura necessaria”
sì! Altrimenti è opportuno evitare malintesi e malintenzionati pronti a
strumentalizzare ogni respiro. Prescindendo dal numero di mandati e mettendo in
primo piano credibilità, cultura, e affidabilità di candidati, dirigenti e
iscritti. In virtù della storia dei costumi sociali, dei movimenti, dei
sovranismi, delle dittature e dei flussi e riflussi storici mancanti ma sempre
in agguato pronte per nuove esperienze e relative vittime sacrificali.