La solidarietà di Napolitano non basta.
Jglesias, Sulcis, chi mai avrebbe immaginato che a distanza di qualche anno questi luoghi sarebbero saltati di bocca in bocca a causa di chi sta in miniera?
Si sa la crisi ha toccato tutti ma laddove le opportunità di lavoro hanno solo ed esclusivamente un luogo, anche se duro come la miniera e nient'altro, se si toglie il turismo, allora si capisce il gesto drammatico di quel minatore che si è tagliato le vene e le parole dette più in là, davanti alla “santa barbara”, dove i minatori conservano gli esplosivi: “non fateci fare i pazzi, non vogliamo commettere sciocchezze irreparabili”.
La minaccia non è poi tanto velata
visto che buona parte degli esplosivi, oltre 690kg, sono stati nascosti altrove per
prevenire sorprese da parte delle forze dell'ordine.
È gente esasperata che non ha altro
che la miniera per campare, mandare i figli a scuola, all'università
che poi fanno immancabilmente ritorno nella miniera e prendere il
posto dei padri e dei nonni.
E tra questi ci sono quattro donne con mansioni diverse, c'è l'ingegnere e l'analista affianco ai minatori
che difendono un lavoro duro ma che dà da mangiare.
Lavorare in miniera significa non
vedere la luce del sole; non sapere se fuori piove o se scoppia una
guerra. Stare in miniera porta lontano dalle beghe dello spread ma
poi è lo spread a ricordarsi dei lavoratori mettendoli fuori gioco per tutelare gli affari dei banchieri le loro scalate e i guadagni.
La vita non ha valore per i signori
dello spread. I minatori sardi lo sanno bene. i minatori sono andati a dire
la loro situazione e esporre la validità dei progetti a tutela dell'ambiente
anche a Monte Citorio, ma niente è cambiato. Il governo, la politica
non ha dato risposte credibili. e i lavoratori della Sulcis hanno scandito la loro rabbia
battendo i caschi sulla piazza del Parlamento e i parlamentari si
nascondevano, entravano e uscivano dalle porte secondarie, quelle che
non imboccano mai perché là dietro i giornalisti non sono ammessi
per questioni di sicurezza.
L'Italia sta piangendo lacrime di
sangue. Gli italiani sono delusi e traditi dalla politica. Per questi
e altri motivi i minatori non credono più a niente. Oggi uno di loro
si è tagliato le vene, ha fatto autolesionismo e domani? Cosa potrà
accadere?
Altro che Strasburgo, Vaticano e
diritto alla vita! Non sono questi i temi caldi del momento che
premono agli italiani. Qua non si tratta d'inseminazione artificiale,
di embrioni e etica. Qua si tratta di vite compiute, usurate a
spalare alluminio e carbone, sotterrare ceneri e misurare gas a
quattrocento metri sotto terra per dare dignità a chi non la merita.
Magari agli stessi che hanno provocato la vergogna della Diaz di
Torino e tentato d'insabbiare i misfatti, gli ordini di pestaggio
punitivo e esemplare. Forse, anche per questi fatti regressi, i
minatori si sono premuniti nascondendo in un punto indefinito un
certo quantitativo di esplosivo.