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martedì 15 maggio 2012

macao happening


L'entusiasmo è contagioso! E l'atmosfera creata attorno al movimento culturale m^c^o è trascinante!
Una ventina di ragazzi sono riusciti a catalizzare l'attenzione dei media su un'operazione che di per sé, solo per essere stata attuata, è un'opera d'arte!
Un happening metropolitano dal sapore antico ma attualissimo; un arrembaggio contro la cecità infruttuosa della proprietà nuda e inutilizzata . Venti ragazzi hanno tirato su le maniche e iniziato a rendere presentabile la struttura ormai malconcia della torre galfa; organizzato assemblee, fatto teatro, discusso, suonato, cantato e raccolto idee per una cultura liberata.
La loro veemenza è degna di rispetto, anche se non per tutti è un'azione lecita, ma come non lasciarsi sopraffare dalla tenerezza del gesto. Un gesto simbolico senz'altro! Un'azione breve, durata appena dieci giorni, ma sarebbe bastato anche una toccata e fuga stile greenpeace in lotta contro i colossi sanguinari che deturpano la natura per scuotere gli animi.
La logica ferrea della proprietà non ha consentito al collettivo MAC AO di trasformare la torre GALFA nel quartier generale della cultura o più modestamente in un laboratorio d'idee.
L'arrembaggio non è riuscito appieno! Ma lascia aperta un'incognita. Una possibilità di riscatto per quanti hanno dimenticato i sogni... chissà se riusciranno a scrollarsi di dosso il torpore dello spread e tentare di impossessarsi del palazzone morto che vive in loro per dare vita ad una sperimentazione non del tutto nuova ma rigenerata dal potenziale artistico espresso da ciascuno dei performer M^C^O.

Milano, macao, fine di un sogno

All'alba di oggi le forze dell'ordine irrompono nella torre galfa di Milano e scrivono la parola fine ad un sogno. Uno dei tanti sogni di quanti, nonostante la realtà, credono nella bellezza e per amor suo tentano di prendere in prestito spazi morti lasciati all'incuria del tempo per riqualificarli e riempirli di pathos creativo.

verso le 7,10, la Torre Galfa, edificio di proprieta' della famiglia Ligresti, occupata da giorni dal Collettivo Macao è espugnata dalle forze dell'ordine in ossequio alle leggi vigenti sul diritto e la tutela della proprietà privata.

Nessun incidente, fanno sapere i giovani fuori dall'edificio. "Tutto si e' svolto nella massima tranquillita'" racconta una ragazza del collettivo Macao, "dieci di noi, su venti, si sono offerti volontari per l'identificazione".
"Il signor Ligresti - racconta ancora la ragazza - ci ha regalato un container dove riporre le nostre cose, ma noi abbiamo declinato l'invito. Utilizzeremo mezzi nostri".
Una cinquantina in tutto i rappresentanti delle forze dell'ordine, parte dei quali in tenuta antisommossa, presenti nella zona allo scopo di garantire la sicurezza e evitare azioni violenti di protesta.
L'avventura della Torre Galfa finisce dopo dieci giorni. «Ma non quella di Macao» iniziata sabato 5 maggio quando una quarantina di persone occupò il palazzo abbandonato di una trentina di piani.
L'idea era quella di aprire «nuovi spazi culturali», così come «è successo al teatro Valle di Roma e in altre città d'Italia». Un laboratorio per «una cultura dal basso». Ricordano quelli del collettivo.
Da subito Macao ha attirato le simpatie dei milanesi e non solo. Molti sono andati a visitare il palazzo abbandonato. Da Lella Costa a Dario Fo. L'interesse ha pervaso anche cittadini e intellettuali lontani dall'aria milanese, un esercito di fruitori, tutti entusiasticamente e idealmente affianco degli occupanti per incoraggiare la voglia di qualcosa di diverso della solita solfa da indurre Tito Boeri, che aveva trovato l'occupazione interessante, ad “avviare un dialogo”.
Ma ciò non è stato sufficiente. Come non è servito a nulla l'appello firmato da oltre tremila persone.
Peccato!

domenica 13 maggio 2012

tra recessione e imu spunta MACAO

M^C^O... mi piace!


da qualche giorno sul web circolano notizie particolari, quasi in controtendenza per una società che pensa solo a fare cassa e ad arraffare, delocalizzare e non pagare le tasse. Una realtà tagliata e cucita intorno al denaro e al guadagno e quello che è mio nessuno lo deve toccare! In poche parole un modello di in-civiltà difficile da accettare per quanti ancora credono nei valori umani e nella solidarietà. D'altronde come poter dire il contrario se davanti al diverso le nostre difese scattano nello stato d'allarme?

Il senso critico bada ai fatti e superata la fase dell'innamoramento libera i primi perché, come i bambini davanti alle cose che ignorano. E siccome tutta la vicenda milanese sembra una favola evoluta nel regno dei cattivi poteri, nessuno si scandalizzi se scappa qualche perché per tentare analisi e liberare il campo dai brutti pensieri.
La prima cosa che salta all'occhio è: come mai questi “del Valle” si spostano da Roma a Milano per guidare la rivolta culturale?
Come mai la proprietà non fa sgomberare il grattacielo di 30 piani ormai in malora? (non siamo abituati alla solidarietà di fondiarie e capitani vari!)
Cosa diversa è la solidarietà del sindaco Pisapia e dell'assessore alla cultura milanese...

a proposito di sindaco, proprietà e governo del territorio, ma non è che poco poco c'entri la nuova tassa, quella che chiamano impropriamente IMU?

Facendo due conti, se un immobile rimane esposto alle intemperie per 15 anni senza essere manutenzionato, pagare una botta di euro per la proprietà fa male a chiunque!

Ma cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno!,e viste le positività del progetto, l'interesse e le parole di Dario Fo, sperare che MACAO decolli e diventi il fulcro universale della più alta espressione umana: la creatività!

sabato 12 maggio 2012

Milano, nasce un sogno, MACAO

I sogni dei giovani e l'entusiasmo fanno camminare il mondo! E se da una parte d'Italia arrivano notizie allarmanti per la continuità espositiva delle opere d'arte (il CAM di Casoria sta bruciando le opere che ha in custodia perchè non riceve fondi)da Milano soffia il vento propositivo di artisti che hanno deciso di cambiare volto ad una vecchia struttura di 30 piani abbandonata da anni: torre Galfa, un grattacielo vuoto da 15 anni, dal 2006 di proprietà dalla Fondiaria SAI di Ligresti e attualmente in fase di commissariamento.
Di chi è stata l'idea? Ufficialmente dei circa 200 giovani che sabato 5 maggio, guidate dal gruppo “lavoratori dell'arte” gli stessi del Teatro Valle di Roma, hanno scavalcato le recinzioni e srotolato dal trentesimo piano uno striscione suggestivo che ricorda “la fantasia al potere” della contestazione giovanile sessantottina.
"Si potrebbe anche pensare di volare".
Un'azione ingenua e una frase poetica affermano che si può ancora opporre la fantasia alla realtà, indipendentemente da quello che succederà dopo, qualsiasi sorte toccherà all'immobile e qualsiasi piega prenderà l'occupazione.

A distanza di quasi una settimana dall'occupazione nessuna reazione ufficiale dalla pubblica amministrazione (l'Assessore Boeri pare sia dalla parte degli occupanti; lo dice uno di loro e anche il sindaco Pisapia ha espresso parole a sostegno dalla sua pagina di FB) dalla proprietà e di conseguenza neanche dalla Digos che li lascia lì, a lavorare in tutta tranquillità.


"Era il momento giusto per entrare, ce lo hanno fatto sapere delle persone interne al Comune di Milano" racconta un ragazzo che all'ingresso si occupa di rispondere alle domande dei cittadini che passano ed entrano a curiosare per vedere cosa sta succedendo - ma qui le voci di corridoio girano e Macao smentisce l'accordo con il Comune: "sicuramente è un'occupazione pacifica, ma non agevolata".

Una occupazione pacifica che risolve una situazione di stallo, per cui un grattacielo (esempio di architettura modernista, terminato nel 1959, quando il quartiere doveva diventare il "Centro Direzionale" della "Capitale Morale") in disuso diventa centro aggregativo per le arti e la creatività.

Dario Fo, intervenuto all'assemblea cittadina di ieri, ha detto:"non me l'aspettavo di vedere tanta gente consapevole di fare qualcosa di straordinario, mi porta indietro di 45 anni". Come qualcuno ricorderà, Dario Fo, ai suoi tempi occupò la Palazzina Liberty per farne un'officina teatrale d'avanguardia.

Ma, se MACAO diventasse un sogno possibile, frutto di un disegno preciso che ricalca esperienze simili come vorremmo che fosse?
Certo, 30 piani sono contenitori imponenti in quanto a spazio fisico, ma quello che preme sapere di più è chi e cosa determinerà la “politica culturale” di MACAO qualora decollasse.
Sarà davvero un'isola felice per i creativi atipici non sponsorizzati dalle lobby
dalle industrie della moda? Ospiterà concerti, opere teatrali, studenti delle accademie o corsi di disegno per bambini, portatori di handicap, corsi di cucito, fashion show di designer indipendenti e quant'altro è frutto della creatività o sarà l'ennesima spartizione di certa politica che ha condizionato le scelte culturali nel nostro Paese?

 In bocca al lupo ragazzi!

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