È di moda o necessità, oppure è la
visione di una nuova coscienza critica nei confronti della natura
quella che sta prendendo piede nelle città metropolitane grande e
piccole?
Mi riferisco alla coltivazione di vario
genere nelle aiuole e spartitraffici urbani e extraurbani; azione
civica che pur facendo un favore alle rispettive amministrazioni nel
mantenere puliti gli spazi pubblici se non è accordata dagli uffici
competenti coi relativi permessi è un'azione illegale.
Dal mio punto di vista credo si stia
facendo una grande confusione tra i prodotti a chilometro zero e gli
orti urbani. Se consideriamo la qualità dell'aria, contaminata dagli
scarichi degli automezzi e quella delle campagne lontane dai centri
abitati, la conclusione viene da sé.
L'orto urbano può essere, a mio
modesto avviso, carino a vedersi e persino gratificante sotto il
profilo personale per avere prodotto qualcosa di vivo e per essersi
calati nelle vesti dei coltivatori che lo fanno per mestiere. Ma se i
pomodori o le zucchine crescono accuditi da noi e accarezzati
dall'anidride carbonica e dalle polvere sottili, in quanto a valori
organolettici genuini e proprietà vegetariane, io qualche
interrogativo me lo pongo.
Per il resto ognuno è libero di
impegnare il proprio tempo come meglio crede.