martedì 29 luglio 2014

Orti urbani e colture km 0

È di moda o necessità, oppure è la visione di una nuova coscienza critica nei confronti della natura quella che sta prendendo piede nelle città metropolitane grande e piccole?


Mi riferisco alla coltivazione di vario genere nelle aiuole e spartitraffici urbani e extraurbani; azione civica che pur facendo un favore alle rispettive amministrazioni nel mantenere puliti gli spazi pubblici se non è accordata dagli uffici competenti coi relativi permessi è un'azione illegale.

Dal mio punto di vista credo si stia facendo una grande confusione tra i prodotti a chilometro zero e gli orti urbani. Se consideriamo la qualità dell'aria, contaminata dagli scarichi degli automezzi e quella delle campagne lontane dai centri abitati, la conclusione viene da sé.

L'orto urbano può essere, a mio modesto avviso, carino a vedersi e persino gratificante sotto il profilo personale per avere prodotto qualcosa di vivo e per essersi calati nelle vesti dei coltivatori che lo fanno per mestiere. Ma se i pomodori o le zucchine crescono accuditi da noi e accarezzati dall'anidride carbonica e dalle polvere sottili, in quanto a valori organolettici genuini e proprietà vegetariane, io qualche interrogativo me lo pongo.
Per il resto ognuno è libero di impegnare il proprio tempo come meglio crede.

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