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lunedì 22 maggio 2017

C'era una volta la classe operaia

Lottiamo per l'occupazione.


"Roma, 1975. ph Franco Carlino"

Lottare ma perché? Perché si deve lottare, scontrarsi su temi che la costituzione ha ben definito negli articoli che dovrebbero essere i pilastri fondamentali della repubblica italiana?

Eppure siamo stati costretti a farlo. Abbiamo teorizzato e auspicato una organizzazione del lavoro a misura d'uomo, attività da svolgersi in un ambito sociale dignitoso, contestuale al mondo migliore teorizzato dalla sinistra, da consegnare alle nuove generazioni. Un mondo a noi incline, che ci somigliasse, con aperture mentali attente ai bisogni altrui. Un mondo costruito sulla solidarietà.
Così non è stato.
Oggi, giovani e meno giovani, sembriamo degli zombi. La nostra attenzione è catturata dagli eventi mediatici virali. Postiamo merda e fango con la speranza di apparire, suscitare reazioni e collezionare like sui social media.
Con questo non voglio ripetere anch'io la fatidica frase “era meglio la gioventù di una volta”, no! Perché se davvero fosse stata migliore non avrebbe consentito lo status quo.

Ciononostante spezzo una lancia a favore del pensiero sociale che dominava le nostre passioni. Passioni cresciute nei laboratori della solidarietà con la convinzione di apportare, con l'esempio e le lotte politiche, positività e speranza nel futuro.

Lottavamo. Ma forse sarebbe stato meglio se avessimo pensato ancora di più di quanto non lo facessimo.
Avremmo dovuto ragionare sulla cupidigia umana che alimenta le passioni più basse e porre ostacoli forti. Ma ci fidavamo. Confidavamo nella bontà dei leader e nella loro lungimiranza. Ma ...

La classe operaia non è andata in paradiso. E le organizzazioni sindacali, i partiti politici;
organismi che dovevano far crescere i quozienti intellettivi attraverso la scolarizzazione e l'acquisizione dei saperi sembra che si siano lasciati ammaliare dal potere. Hanno abdicato alle teorie del capitale malato. Hanno retto il gioco ai predatori forse perché ricattati o illusi dall'ipotetico insediamento industriale in qualche zona depressa del sud.

Taranto. Gioia tauro. L'omeca. Il quinto centro siderurgico...

Lottiamo per l'occupazione. Si diceva. E oggi l'aspirazione più grande, anche per i laureati, è rispondere al telefono in un call center, almeno così qualche soldino entra nelle tasche.
Che brutta fine hanno fatto i nostri sogni.


martedì 27 novembre 2012

c'è spazio per un nuovo umanesimo?


Possiamo parlare di lotta di classe?

Nell’era di internet, (che sembra avere indotto a dimenticare persino il ricordo del lavoro manuale nei campi e nelle officine) può sembrare anacronistico pensare di rileggere uno di quei vecchi libri stampati con l’inchiostro ed ancora più impensabile sarebbe ripercorrerne la composizione tipografica fino alla rilegatura finale. Oggi i pensiero filosofico antico o moderno corre da un capo all’altro del mondo in un batter d’ali. E non solo!

Anche la speculazione dialettica, economica, politica, industriale è altrettanto veloce. E nel guazzabuglio di internet si trova di tutto, dalle verità immacolate alle verità fasulle e partigiane.
Le novità dei linguaggi e della velocità con la quale si propagano, possibili grazie ai fantascientifici mezzi a disposizione di chiunque ha un accesso in rete, sembrano offuscare i concetti cari a un certo pensiero che traeva le sue origini nell’umanesimo. Alcuni esempi?

La dittatura dell’economia imposta dall’alta finanza che antepone i benefici derivanti dai profitti economici alla vita. Quindi lo spettro dello spread; i profitti degli azionisti; lo sfruttamento dei nuovi schiavi legalizzato dalla delocalizzazione delle aziende nei luoghi di povertà assoluta; lo sfruttamento abnorme dell’ambiente

Le ultime novità circa il caso ILVA lasciano trapelare un giro d’affari inquietante che testimonia quanto accennato.
Al vaglio degli inquirenti troviamo anche il nome di Marco Gerardo, parroco del Carmine che al tempo dei fatti al vaglio della magistratura era segretario particolare dell’arcivescovo di Taranto, monsignor Benigno Papa, accusato di aver dichiarato il falso al pm circa una donazione di 10mila euro che l’ILVA avrebbe donato all’arcivescovo attraverso l’ex consulente Girolamo Archinà.

Secondo i pm, i soldi sarebbero andati a Lorenzo Liberti, docente universitario ed ex perito della Procura, incaricato di stendere una perizia sulla congruità ambientale degli impianti ILVA.
Ma torniamo all’interrogativo iniziale. Nella lotta di classe la sinistra italiana ha speso molto, persino i simboli dei mestieri manuali per eccellenza aveva preso in prestito e inserito nel logo del partito dei lavoratori: la falce  e il martello! Che ora sembrano desueti nonostante continuino ad esistere operai, contadini, minatori, piccoli impiegati e imprenditori che gonfiano la sacca della nuova povertà causata, appunto, dalla lotte di classe ma non nel senso alto del termine, bensì con l’abbattimento strategico della visione elitaria della classe dominante che include politica e affari; false democrazie che innalzano sui pali delle cuccagne ambigue primarie di gruppi di potere arroccati sulle macerie ideologiche dei quali ancora qualcuno si nutre.

giovedì 26 gennaio 2012

giorno della memoria e delitti quotidiani

Il 27 gennaio 1945 si aprirono i cancelli di Auschwitz. L'odore della morte e della negazione umana aleggiava e aleggia tuttora tra le assi delle baracche intrise di angosce, speranze, pianti e mesti sorrisi di bambini, sospiri di donne e uomini ignari delle sofferenze che avrebbero dovuto sopportare prima della morte.
I sopravvissuti hanno fatto piena luce sulle tristi vicende che hanno reso il campo di concentramento emblema della barbarie nazista.
Ad Auschwitz persero la vita oltre un milione di persone nei modi più atroci ed efferati che la mente umana abbia mai potuto concepire ma sembra che il ricordo non sia servito a niente e nessuno visto quanto sta succedendo nel mondo.
Eppure il Giorno della Memoria, che quest’anno si celebra per l’undicesima volta, istituito con la Legge n. 211 del 20 luglio 2000 proprio con lo scopo di non dimenticare l'immane tragedia che gli ebrei hanno voluto chiamare Shoah e tramandare il ricordo affinché non accada mai più un crimine simile contro l'umanità, per nessun popolo, in nessun tempo e in nessun luogo, proprio gli ebrei stanno opprimendo un altro popolo colpevole di avere radici in Palestina.
In Italia l’aberrante ideologia nazista non colpì solo il popolo ebraico con le vergognose leggi razziali del 1938 seguite dalle deportazioni naziste dopo l’occupazione tedesca 1943 ma interessò anche persone non ebree “colpevoli” di avere fede religiosa, valori, etnia diverse rispetto a quelle del pensiero dominante.
L'arroganza del popolo germanico, sottovalutata all'inizio dai governi europei, somiglia tanto alle richieste egoistiche di certa politica settaria inneggiante alle radici territoriali di un popolo piuttosto che alla tutela sociale dei deboli.
Se è così, ricordare non serve a nessuno.

martedì 16 novembre 2010

Vieni via con me il giorno dopo



Bersani è visibilmente impacciato da Fazio e Saviano a “vieniviaconme”. Non ha la stoffa dell’anchorman avvezzo alla telecamera. Fini è più istrionico, calca la scena da attore consumato, enfatizza concetti ripetuti fino alla noia negli ultimi tempi e non dimentica la “missione di pace italiana” all’estero ma dimentica quel passo della costituzione che vieta assedi di territori stranieri anche a scopo cautelativo o preventivo, come hanno voluto chiamare l’azione bellica imposta da Usa e Inghilterra in primis. Ricorda anche i precari e i fondi per la scuola pubblica ma tralascia che lui, facente parte dello schieramento governante, ha approvato l’attuale politica restrittiva, producendo disoccupazione e angoscia nella scuola e nel precariato in generale, ha dimenticato anche di dire che i precari non hanno diritto alla pensione se non cambiano alcuni meccanismi sociali e che hanno concesso fondi alla scuola privata mentre nella pubblica si devono cercare sponsor per ottemperare alla didattica.

Vieni via con me è uno spettacolo ben fatto ma che lascia il tempo che trova. Sinistra e destra non dipendono da liste d’intenti. Le ideologie non hanno maggior valore quando declamate o piluccate in programmi televisivi.
Le ideologie diventano disvalori quando sono usate malamente dalla politica. E la politica non ha dato buoni esempi a destra quanto a sinistra, al centro e ai lati obliqui e longitudinali.
I cittadini si sono allontanati da questa classe politica e non dalla politica o dalle ideologie. E chi sente dentro di sé i valori della sinistra vorrebbe assistere a spettacoli sociali differenti in armonia con gli intenti scritti analizzati e divulgati.

martedì 27 aprile 2010

energie

Che Dio ce la mandi buona! Oggi, più che mai, l’unica vera forza che conferisce energia decisionale alle azioni delle aziende e dei governi è rappresentata dal conto in banca…

Credo fosse l’estate del 1966 o del 67? Di certo erano gli anni in cui si sentiva alla radio “c’era un ragazzo che come me amava i beatles e i rolling stones”.

Gli anni della scuola media al don Bosco di Napoli, tra i salesiani.
Gli anni difficili della contestazione giovanile del 68; gli anni di “mettete dei fiori nei vostri cannoni”! Gli anni della rinascita e dell’emancipazione; della presa di coscienza e delle lotte ideologiche che vedevano schierati i giovani a destra o a sinistra, ma anche al centro e nelle fila di comunione e liberazione; azione cattolica e volontariato, e nei movimenti pacifisti. Comunque, tutti con ideali alti. Sempre pronti allo scontro verbale e, purtroppo, anche fisico specie tra le due fazioni politicizzate dell’estrema destra e sinistra. Erano gli anni del 18 politico come risposta ai baroni e ai poteri universitari, alla borghesia che gestiva la cultura istituzionale e che spesso mortificava le classi deboli, il cosiddetto proletariato.
Insomma il mondo era diviso in buoni e cattivi. C’era chi lottava per i diritti dei lavoratori e la tutela degli emarginati e chi cercava di tamponare la rivolta culturale in atto perché ritenuta destabilizzante per il potere precostituito.
I giovani si schieravano a destra o a sinistra a prescindere dalla loro estrazione sociale; era normale vedere rampolli della buona società partecipare attivamente in entrambi gli schieramenti affianco ai figli dei proletari e della piccola borghesia e viceversa.
Gli ideali delle dottrine politiche e le relative analisi spesso sfociavano in lotte. I confronti sociali, se pur aspri, evidenziavano il candore morale e la passione dei giovani coinvolti nei programmi indirizzati alla formazione di un futuro migliore. Oggi molti di quegli ex si trovano a gestire importanti e strategici pezzi dello stato ma nulla ricordano degli ideali professati.

Oggi l’unico prorompente ideale ha il colore e l’odore dei soldi e poco importa se la ricchezza arriva dalle guerre o dalle strategie economiche immorali; dalle nuove schiavitù occidentali, dalle riforme del mercato del lavoro coi suoi tantissimi e innumerevoli co.co.co.. lavoratori atipici, precari sottopagati, immigrati ridotti in schiavitù a causa di una politica asservita al potere ignobile del profitto.

È vero! Molte cose sfuggono al normale ragionamento dei comuni cittadini, ma non sfugge, per esempio, come mai uno che sbraita sempre contro i suoi nemici chiamandoli spregevolmente comunisti sol perché, politicamente, seguono percorsi ideali più democratici perciò non confacenti al suo pensiero dispotico, va a fare accordi con il vero capo di un sistema istituzionale ancora vicino ai sistemi totalitari dei comunisti tanto odiati da lui.
E si potrebbe continuare ancora con l’elencazione delle contraddittorietà di certi uomini e aggregazioni ma non ne vale la pena, sarebbe tempo sprecato!
La cosa raccapricciante consiste nella mancanza assoluta di un’opposizione socialmente attiva e una classe intellettuale reattiva, che sappiano rispondere fermamente alle tante scempiaggini sociali attuate, alle falsità urlate e alle turpitudini espletate dietro le belle parole mascherate di compassionevole amore per il popolo.

Che Dio ce la mandi buona! Oggi l’unica vera forza decisionale sembra essere rappresentata dal conto in banca degli im/prenditori avidi che schiavizzano, fisicamente e, peggio, mentalmente, la moltitudine bisognevole degli uomini.

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