Credo fosse l’estate del 1966 o del 67? Di certo erano gli anni in cui si sentiva alla radio “c’era un ragazzo che come me amava i beatles e i rolling stones”.
Gli anni della scuola media al don Bosco di Napoli, tra i salesiani.
Gli anni difficili della contestazione giovanile del 68; gli anni di “mettete dei fiori nei vostri cannoni”! Gli anni della rinascita e dell’emancipazione; della presa di coscienza e delle lotte ideologiche che vedevano schierati i giovani a destra o a sinistra, ma anche al centro e nelle fila di comunione e liberazione; azione cattolica e volontariato, e nei movimenti pacifisti. Comunque, tutti con ideali alti. Sempre pronti allo scontro verbale e, purtroppo, anche fisico specie tra le due fazioni politicizzate dell’estrema destra e sinistra. Erano gli anni del 18 politico come risposta ai baroni e ai poteri universitari, alla borghesia che gestiva la cultura istituzionale e che spesso mortificava le classi deboli, il cosiddetto proletariato.
Insomma il mondo era diviso in buoni e cattivi. C’era chi lottava per i diritti dei lavoratori e la tutela degli emarginati e chi cercava di tamponare la rivolta culturale in atto perché ritenuta destabilizzante per il potere precostituito.
I giovani si schieravano a destra o a sinistra a prescindere dalla loro estrazione sociale; era normale vedere rampolli della buona società partecipare attivamente in entrambi gli schieramenti affianco ai figli dei proletari e della piccola borghesia e viceversa.
Gli ideali delle dottrine politiche e le relative analisi spesso sfociavano in lotte. I confronti sociali, se pur aspri, evidenziavano il candore morale e la passione dei giovani coinvolti nei programmi indirizzati alla formazione di un futuro migliore. Oggi molti di quegli ex si trovano a gestire importanti e strategici pezzi dello stato ma nulla ricordano degli ideali professati.
Oggi l’unico prorompente ideale ha il colore e l’odore dei soldi e poco importa se la ricchezza arriva dalle guerre o dalle strategie economiche immorali; dalle nuove schiavitù occidentali, dalle riforme del mercato del lavoro coi suoi tantissimi e innumerevoli co.co.co.. lavoratori atipici, precari sottopagati, immigrati ridotti in schiavitù a causa di una politica asservita al potere ignobile del profitto.
È vero! Molte cose sfuggono al normale ragionamento dei comuni cittadini, ma non sfugge, per esempio, come mai uno che sbraita sempre contro i suoi nemici chiamandoli spregevolmente comunisti sol perché, politicamente, seguono percorsi ideali più democratici perciò non confacenti al suo pensiero dispotico, va a fare accordi con il vero capo di un sistema istituzionale ancora vicino ai sistemi totalitari dei comunisti tanto odiati da lui.
E si potrebbe continuare ancora con l’elencazione delle contraddittorietà di certi uomini e aggregazioni ma non ne vale la pena, sarebbe tempo sprecato!
La cosa raccapricciante consiste nella mancanza assoluta di un’opposizione socialmente attiva e una classe intellettuale reattiva, che sappiano rispondere fermamente alle tante scempiaggini sociali attuate, alle falsità urlate e alle turpitudini espletate dietro le belle parole mascherate di compassionevole amore per il popolo.
Che Dio ce la mandi buona! Oggi l’unica vera forza decisionale sembra essere rappresentata dal conto in banca degli im/prenditori avidi che schiavizzano, fisicamente e, peggio, mentalmente, la moltitudine bisognevole degli uomini.