Obama sotto ricatto e mondo assediato delle lobby economiche
Dopo lo spread impariamo un'altra parola, sempre in inglese, “shoutdown”, che in italiano significa "chiusura” e non prelude a niente di buono!
È sempre una questione di alta finanza
di un mondo lontanissimo alla maggioranza degli uomini e delle donne
che muoiono per fame e stenti. Una realtà che guarda solo ed
esclusivamente ai propri interessi. Lo abbiamo capito a nostre spese.
In Italia per colpa di una politica
economicocentrica falsamente europeista dettata dalla Germania,
imposta dalla troica ma dalle radici lontane, ricordate la bolla
economica esplosa negli USA? Ecco, i mali maggiori vengono sempre da
fuori ma alimentati anche dalla cupidigia nostrana!
In America lo shutdown è ormai
al settimo giorno e c'è tempo fino al 17 ottobre per aumentare il
tetto del debito ed evitare il default, che - avverte Mohamed
El-Erian, l'amministratore delegato di Pimco, il maggiore fondo di
investimento al mondo - avrebbe un impatto più imprevedibile di
quello avuto dal collasso di Lehman Brothers. Il debito in
circolazione degli Stati Uniti è pari a 12.000 miliardi di dollari,
una cifra superiore ai 517 miliardi di dollari di Lehman. La Fed è
il maggior creditore singolo, con in tasca 2.270 miliardi di dollari.
La Cina è il maggior creditore estero con 1.128 miliardi di dollari.
E proprio Pechino, insieme a Tokyo, chiede una soluzione dell'impasse
che minaccia di destabilizzare i mercati finanziari globali. Ai
timori della Cina e del Giappone, Obama risponde: «Gli Stati Uniti
hanno sempre pagato i loro conti e continueranno a farlo».