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martedì 15 maggio 2018

Dedicato a mamma Natuzza

Installazione per la mistica di Paravati.


Umiltà e tenacia nella vita semplice di mamma Natuzza che per ribadire la sua povertà e impotenza umana nei confronti del supremo Amore ripeteva spesso: “Sono un verme di terra. Su 'na grasta rutta... (sono un vaso di terracotta rotto) io non posso fare altro che pregare la Madonna e il bambino Gesù. Io non posso niente. È lui che può fare tutto.
Queste frasi le ricordo bene.
Le ripeteva in pubblico e in privato e quando la gente le chiedeva “il miracolo” in preda alla disperazione le esortava a pregare e avere fede.


L'esempio e le parole della mistica prendono forma nell'installazione. E mentre lavoro una voce interiore sembra guidare le mie azioni.
Assemblo gli oggetti che ho a disposizione: l'anfora rotta ( a grasta); una pianta grassa (fico d'india) e la terra. E l'angioletto seduto sul globo che guarda pensieroso il prodotto terreno.

La forma solida dell'anfora del vino italo-greca fa riaffiorare alla mente l'immagine protettiva del seno materno: la madre che, se pur sofferente e intaccata dalle sofferenze terrene, trasmette comunque il dono della vita e la dedizione alla famiglia. L'anfora riempita con l'elemento terra e la messa a dimora di una pianta spartana che per vivere e donare buoni frutti protetti da spine nella terra di Calabria non necessita di sofisticate cure. Il tutto carico di allegorie connesse alle ambagi quotidiane, rappresenta plasticamente il pensiero di Mamma Natuzza.
In sintesi:
Essere terreno e mistico. Sacro e profano, quotidianità, piccoli e grandi problemi da affrontare. Gli uni connessi all'altro, accostati si fondono per dare vita e risalto al pensiero Creativo dell'Amore Supremo che tutto può. 

ps: alcune scuole di pensiero affermano che l'arte non si deve spiegare ma a volte raccontare come nasce un'opera e quali sono i pensieri che spingono a realizzarla può essere d'aiuto per comprenderne il significato e andare oltre il dato prettamente visivo.

domenica 14 maggio 2017

Mamma.


La mamma è colei che ti pensa ancor prima di generarti ,
Ti protegge e ti rende invincibile.
La mamma è un dolce suono aulico ma semplice
Che ti culla quando sei bambino,
 ti prende per mano nella crescita e cammina con te.
La mamma è carne e ossa forti abbastanza
Da reggere il peso di tante teste e bocche,
la mia lo è, lo è stata e lo sarà con qualche chilo in meno,
pur sempre tenace.
Con lei puoi discutere o non trovarti d’accordo,
ma lei sa dove mette a posto magliette, jeans
E persino i pensieri.
La mamma è forte natura  che ride per una battuta
E piange per una piccola tenerezza.
La mamma è una dolce sensibilità che ti abbraccia,
lei ti guarda crescere, e nel cammino con lei, mano nella mano,
crescerete insieme.
AUGURI MAMMA! 

domenica 8 maggio 2016

Dedicato alle mamme

Oggi si ricorda la figura materna. Festeggiamenti consumistici a parte, regali e propositi sentiti alla propria mamma o a quella Celeste:

Mi piace pensare di poter vivere in una realtà multietnica composta da cromie infinite in cui ogni colore possa essere l'essenza rappresentativa dell'identità singola fattasi plurale di persone, idee, pensieri e, perché no, di interi popoli non più afflitti dai bisogni primari. Anziani, donne, bambini, uomini emancipati dalla sudditanza dei signori della guerra e dall'egoismo dell'alta finanza che pone i profitti economici e di mercato al primo posto nella scala dei valori:
chimere realizzabili!
Per non osservare mai più inermi alla vittoria dei falsi profeti che opprimono e tengono sotto il giogo dell'ignoranza collettiva i deboli.

Mai più ali spezzate dall'indifferenza collettiva, dalla paura e dall'odio, dagli affari. Dall'invidia!

Pace. Prosperità e fiducia nella creatività degli esseri nelle molteplici forme della natura e dell'ingegno umano. Serenità alle mamme procreatrici d'amore.

2°step "con le ali spezzate" ©mario iannino

sabato 24 aprile 2010

la magia dei colori, omaggio alle mamme



La magia dei colori: alchimie cromatiche per un futuro migliore.

Le novità inattese ma anche quelle prevedibili se vissute con armonia e gioia, assaporate senza sentirsi addosso il peso oppressivo delle attese personali o altrui, oltre a suscitare stupore, inducono attori e spettatori a osare di più e quest’osare conduce i giocatori, grandi o piccoli che siano, alla ricerca.
Una ricerca ludica fine a se stessa, almeno all’inizio dei “giochi creativi” che contempla sperimentazioni, osservazioni riflessive e studi.
L’azione culturale, condotta negli spazi creativi della parrocchia di Squillace lido, ha dato i suoi frutti e l’esposizione delle “magie cromatiche” aperta al pubblico dall’otto maggio in poi, che i partecipanti hanno voluto dedicare alla mamma terrena Natuzza Evolo, la mistica di Paravati, in rappresentanza di tutte, in quanto umile e compassionevole espressione pro-creativa per antonomasia e da lei risalire alla Madre Celeste, è la testimonianza di un percorso educativo comune.

L’occasione della ricorrenza mariana diventa un pretesto per riflettere su temi spesso ritenuti demodé.
La riflessione corale ha indotto a tradurre, attraverso la magia dei colori e dei segni grafici, i sentimenti che la figura materna sprigiona nelle culture dei popoli. E nell’accezione più ampia del termine, l’atto procreativo, nell’assumere valenze universali conduce l’analisi a logiche conseguenze riscontrabili nei mondi animale e vegetale con i relativi cicli vitali, senza il quale, l’uomo non potrebbe esistere.

Questi semplici concetti hanno dato l'input iniziale per la costruzione espositiva, aperta al pubblico nei locali della parrocchia S. Nicola in Squillace lido, in cui sono visibili i sentimenti espressi poeticamente in occasione della ricorrenza dedicata all’essere Madre, non tanto per favorire la mercificazione feticistica di effimeri prodotti ma, per analizzare assieme una figura dispensatrice di vita; protettiva, a volte iperprotettiva, magari assillante, comunque presente nella formazione e nella crescita armonica dei figli e di conseguenza della società.

Lo studio delle tecniche pittoriche è secondario se paragonato all’atto iniziale. Vale a dire: quella spinta naturale che induce i bambini a gesticolare, segnare con grafie incerte lo spazio davanti a loro e narrare. Il dialogo fantasioso dei bambini è puro, e poiché privo delle sovrastrutture mentali degli adulti, esprime nella totale libertà il pensiero infantile con naturalezza, allo stesso modo di come sugge il latte dal seno materno, gattona, si alza e fa i primi instabili passi per correre non appena acquista sicurezza e fiducia in sé.
Ecco, questo, in sintesi, può essere paragonato al percorso di chi vuole capire e adottare la pittura come linguaggio per esternare concetti e visioni poetiche.

Spesso i bambini, ma ancor più gli adulti, quando sono condizionati da esplicite richieste, se non possiedono la totale padronanza delle tecniche pittoriche, rifiutano di “giocare” col mezzo espressivo della figurazione perché non lo ritengono più un’attività ludica ma l’esplicitazione visiva di concetti altrui.
La prova da superare, perché di questo si tratta per il bambino, lo mette in ansia e la paura di sicuri insuccessi, e di essere deriso perché ha disatteso le intenzioni degli altri piuttosto che appagare il suo bisogno di dialogo giocoso, lo inibisce. Se a questo fattore si associano le fobie trasmesse dalla famiglia e dalla società per quanto concerne i concetti di pulizia e di bello, il quadro della diseducazione nei confronti della più alta attività umana è completo.
Per riavviare i partecipanti alla creatività ludica e renderli parte attiva, nei laboratori creativi, gli spazi e gli oggetti sono messi a completa disposizione dei fruitori. Qui, i partecipanti al gioco, sono tutti attori comprimari; liberi dall’assillo della proprietà in quanto il concetto di mio, tuo, suo è inesistente, giocano e sperimentano nuance a più mani. Interiorizzano il concetto di gioco trasmesso dalla magia dei colori e nella commistione del segno come estrinsecazione esistenziale dell’io allo scopo di fortificare l’autostima e per scrollare dalla mente l’assillo deviante del “bel” prodotto finito. E non solo! Lo spazio è personalizzato da quanti lo frequentano. Piccole impronte decorano le pareti; marchiano e delimitano il territorio, dialogano tra di loro, si sovrappongono, interagiscono negli spazi mentali di adulti e bambini e accolgono in un abbraccio corale quanti osano percorrere i sensibili sentieri poetici dell’anima e ritornare bambini.

(Mario Iannino)

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