Camminando per la città un manifesto
pubblicitario cattura la mia attenzione, e questo, dal punto di vista
del marketing è importante!, mi avvicino per osservare meglio e
capire di che si tratta.
Altri manifesti attaccati sopra
lasciano trasparire qualche lettera, mezzo viso schiacciato e
deformato dalla lente degli effetti speciali.
È senza dubbio un ritratto, penso.
Più tardi sul giornale un articolo mi
svela l'arcano: “al marca di Catanzaro il genio di Evan Penny”.
40 sculture lavorate in digitale e poi
terminati con la minuzia del particolare, forse sintomo di una
psicosi latente nell'uomo che cercava il perfetto nell'imperfetto o
forse la sindrome feticista di certa cultura che evince nei
particolari, in questo caso i capelli e i peli del corpo, il
passaggio del tempo sulle teste.
Iperrealismo distorto quello di Evan
Penny, artista sudafricano residente in Canada che fa parte della
scuderia Sperone Westwater di New York insieme ad altri artisti delle
ultime tendenze come Andy Warhola, Moore, Accardi, Boetti, Fontana,
Manzoni, tanto per ricordarne alcuni, ed è opportuno ricordare anche l'operato di questi ultimi, condensabile in contestazione e sovversione delle poetiche del '900. Hanno dissacrato e sovvertito il concetto che
l'opinione pubblica e alcuni addetti ai lavori avevano dell'arte e
dell'operazione artistica. Erano andati oltre all'oggetto in sé e
alle sue forme; oltre l'impatto emotivo.
Evan Penny realizza figure umane; in
alcuni casi sono assimilabili ai prodotti cari agli iperrealisti,
maniacalmente più reali della realtà; in altri sembrano frutto
della memoria e della percezione soggettivizzata come se li vedesse
da dietro lenti ottiche deformanti.
Penny adopera le tecniche digitali per realizzare i suoi lavori e
in seguito aggiunge i particolari con precisione maniacale.
creta, gomma e silicone dipinti e trattati con gli stessi effetti
speciali dello spettacolo quali borse sotto gli occhi per evidenziare
le occhiaie, rughe, capelli, persino gli abiti fa realizzare su
misura. Un lavoro che richiede molto tempo e pazienza.
Penny lavora anche per il cinema e si occupa degli effetti
speciali visto l’uso che fa di creta e silicone.
Ecco un modo semplice per diffondere la
cultura della disinformazione e contrabbandare i linguaggi kitsch della cultura americana contemporanea in linguaggi alti pregnanti di poetica visionaria.
Cosa dovrebbe trasmettere la mania ossessiva di Penny ai visitatori?
Se per un attimo paragoniamo il suo lavoro alla statuaria greca
(vedi bronzi di Riace, IV, Vsec.a.c.) questa, sì, priva delle tecniche digitali di ultima generazione ma ricca di fascino e artigianalità creativa storica in grado di sbalordire i visitatori del museo reggino, verrebbe da rispondere che non ci cambia o amplia nessun orizzonte. Lavori banali, intellettivamente poco apprezzabili, anche se faranno nascere negli ingenui qualche esclamazione di meraviglia. Ma non è la sensazione epidermica, l'imprevisto che trasforma in linguaggio alto la mediocrità dozzinale di una presunta arte definita pop.
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bronzi di Riace, guerriero A e B |