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venerdì 9 febbraio 2018

Trippa al sugo di pomodoro

Oggi trippa. Da una vecchia ricetta contadina.


Una antica ricetta tramandata da madre a figlia oralmente impone pochi ma imprescindibili regole.

La prima, che è quella che dà gusto alla pietanza, impone di sciogliere del grasso e fare rosolare uno spicchio di aglio nel tegame prima di aggiungere la trippa ben pulita, lavata e bollita.
La seconda consiste nell'aggiungere l'acqua della bollitura insieme al sugo di pomodoro e qualche cucchiaio di concentrato di pomodoro. Ma vediamo insieme la scaletta così da non sbagliare.

Procediamo per gradi.
Ecco cosa serve per una pietanza:

trippa, qb alla bisogna;
sale q.b.
aglio;
origano;
passata di pomodoro;
peperoncino piccante;
un po' di grasso.

Una volta che abbiamo tutti gli ingredienti iniziamo col fare bollire l'acqua. Aggiungiamo la trippa lasciandola bollire per cinque minuti. Manteniamo l'acqua che ci servirà in seguito.
Facciamo bollire a parte il grasso e poi passiamolo al passatutto.
Tagliamo a striscioline la trippa.
Trasferiamo in una pentola capiente il grasso; aggiungiamo qualche spicchio d'aglio e lasciamolo andare. Appena dorato l'aglio, versiamo la trippa e aggiungiamo il passato di pomodoro insieme a due cucchiai di concentrato. Aggiungiamo l'acqua della bollitura e lasciamo cuocere lentamente per qualche ora a fuoco lento.

giovedì 9 ottobre 2014

Morzello di baccalà al sugo di pomodoro

Parliamo di economia domestica e creatività in cucina. Parliamo di baccalà o stocco, un tempo piatto povero per eccellenza, in salsa di pomodoro, oggi sfizioso spuntino completo che sostituisce pranzo o cena. Ovvero, vi spiego come fa mia mamma il:

MORZELLO DI BACCALA'.



Tempo di preparazione mezz'ora circa.

Cosa serve?

1/2kg di baccalà; due litri di salsa di pomodoro alla calabrese; mezza cipolla rossa dolce; un peperoncino piccante; un po di origano; olio e sale q.b.

Procedimento:

lessare il baccalà tagliato a pezzettoni. Una volta cotto eliminare la pelle e le lische. Ridurlo a tocchetti piccoli.
Nel frattempo preparare in una pentola il sugo di pomodori insaporito con mezza cipolla, origano, olio e sale. Versare dentro il baccalà sminuzzato e lasciare cuocere per circa dieci minuti.

Si apprezza in pitta. La stessa ciambella di grano tenero usata per il morzello di bovino, il tipico piatto catanzarese.

venerdì 3 ottobre 2014

Il Morzello, storia e ingredienti della cucina povera catanzarese

Di necessità virtù.

Quando si ha fame e non ci sono troppe possibilità per colmarla ogni cosa commestibile è ben accetta. Ed è così che nasce il piatto tipico della cucina povera catanzarese: il morzello!

Secondo la tradizione orale pare che durante uno dei tanti periodi di carestia che solitamente tocca i ceti poveri e indifesi, quando, per capirci, la carne era presente solo ed esclusivamente sulle tavole dei benestanti, un inserviente che lavava le vasche al macello si vide ripagare il lavoro con delle interiora di vacche appena macellate.

Il pover'uomo portò le interiora sporche e sanguinolenti alla moglie e le disse di recuperare qualcosa. La donna che doveva badare ad una prole numerosa non fece una piega. Svuotò la trippa al fiume e la grattò ben bene fino a farla diventare bianca. La mise nel secchio con del limone. Aggiunse milza e polmone ben lavati. Riempì una brocca d'acqua e fece ritorno a casa. Accese il fuoco. Poggiò sul treppiede in mezzo al focolare un calderone capiente e mise la trippa a bollire insieme agli altri ingredienti.
L'odore lievemente acre si sparse per casa ma fu subito coperto dalla cipolla che soffriggeva nella padella sulla cucina economica, lì affianco.

I figli erano fuori, in strada a giocare per non sentire il freddo dell'inverno.

La donna rimestava di tanto in tanto per valutare la cottura delle interiora nel calderone. Quando ritenne che la trippa, il cento pelli, il polmone e la milza avessero raggiunto la giusta consistenza buttò dentro anche il fegato, poi, prese due canovacci di canapone, afferrò il calderone per i manici laterali e lo tolse dal fuco. Aspettò che si stemperassero e tagliò il tutto a pezzettini.

Mise l'acqua della bollitura in un recipiente destinato al maiale. Sciacquò il calderone e lo riposizionò sul fornellone. Aggiunse del concentrato di pomodoro e un mestolo di grasso di maiale. Una manciata di origano. Qualche foglia di alloro, due o tre spicchi d'aglio e due peperoncini piccanti. Non appena il grasso iniziò a soffriggere versò dentro le interiora tagliuzzate. Aggiunse dell'acqua e aspettò. Dopo circa due ore di gorgoglii il profumo invogliava chiunque passasse dal vicoletto a fermarsi e chiedere cosa stesse cuocendo e la signora rispondeva serafica: “nenta, maritumma portau nu pocu e fragagghii e i stajiu facendi cu nu pocu e sarsa comu i vermituri, armenu ppe' oja mangiamu! (mio marito ha portato delle interiora e li sto cuocendo al sugo come le lumache, almeno per oggi mangiamo!).

Questa è la narrazione, la storia orale di come una casalinga s'inventò il morzello (morzeddhu) a Catanzaro adoperando parti poco nobili dei bovini che sarebbero andati perduti, gettati nella discarica o dati come cibo agli animali e che, invece, grazie alla creatività e alle esigenze congetturali, oggi è il piatto forte della cucina catanzarese. che, messo in pitta o nel piatto, accompagnato da un buon vino rosso, corposo, è ben accetto in qualsiasi ora del giorno. a pranzo come a cena o, come usavano gli operai fino a qualche decennio addietro, come spuntino di metà mattinata.

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