Un altro pezzo di me è andato via.
Come nei giochi da tavolo, dove si assemblano tessere per completare
immagini, proprio quando credi di avere completato il quadro nel suo
insieme ti accorgi della tessera mancante. Allora ricontrolli i
contenitori. Alzi gli scatoli. Guardi sotto il tavolo. Sposti le
sedie ma niente. La tessera manca!
Inutile piangerci sopra.
Un'altra tessera del grande puzzle che
forma e delimita la nostra esistenza è andata via verso l'ignoto. È
un'opportunità persa per chi resta e ritrovata per chi oltrepassa le
colonne del cielo e della mente umana come dicono i credenti?
E considero, mentre il feretro esce
dal portone istoriato della chiesa dell'Immacolata, che anche una parte
della mia giovinezza va via.
Troppe tessere si stanno staccando dal
contesto della mia esistenza.
Familiari stretti, parenti intimi e
amici hanno lasciato gli affetti e le cose terrene. Quante
opportunità abbiamo perso, insieme!
Penso mentre seguo il feretro con lo
sguardo. E mentalmente lancio l'ultimo saluto. Nello stesso istante
la mia mente torna indietro nel tempo:
Diciott'anni appena compiuti. Estate
del '72. scuole finite. Finalmente!
Avevo finito gli studi da poco e non
avevo ancora nessuna esperienza lavorativa. La disoccupazione era uno
stato mentale a me ignoto ma non a lui. E anche se ero alla ricerca di un lavoro qualsiasi pur di guadagnare e rendermi autonomo in
quell'estate del '72 pesò un poco lasciare gli amici in spiaggia e
iniziare un corso di formazione aziendale.
Franco, un ragazzone imponente dalla
risata contagiosa l'incontrai lì, nel complesso dell'arcivescovado,
in una delle stanze messe a disposizione per il corso.
Il corso aziendale era mediamente
impegnativo ma lui prese con estrema pignoleria e metodo appunti su
appunti.
Dopo le lezioni strutturate secondo un
preciso programma lo studio continuava a casa. A volte da un amico
comune, Gianfranco, anche lui nostro compagno di corso.
Gianfranco e Francesco, con qualche
anno in più di me e qualche delusione per quel lavoro che ancora
tardava ad arrivare, già diplomati all'istituto tecnico industriale,
prendevano seriamente l'impegno del nuovo corso di studi nonostante
la loro solida preparazione di base.
Studiammo anche a casa mia. Fu così
che conobbe la donna della sua vita: mia sorella.
Tra loro nacque l'amore e insieme hanno
affrontato e superato stoicamente le difficoltà che la vita
immancabilmente pone a ognuno. Hanno avuto tre splendidi figli,
cresciuti amorevolmente con l'ausilio della nonna.
Una storia qualunque! Dunque. Un ménage
che nelle famiglie calabresi è naturale routine, se non un obbligo
morale, come direbbe qualche sociologo attento alla tesaurizzazione degli
affetti immateriali. Stima, comprensione e affetto, elementi che riescono a sollevare il mondo attraverso l'unica vera forza che domina l'universo
incorporeo: l'amore.
La vita non è stata benevola con lui.
La salute lo abbandonò fin da ragazzo e forse, proprio in virtù del
suo vissuto che lo vide vittima di sofferenze patite orgogliosamente
in silenzio, nasce un uomo diretto, di carattere. Un uomo categorico
ma sensibile. Un marito attento e un padre premuroso.
L'uomo che abbiamo conosciuto coi suoi
limiti e i difetti, e chi non ne ha!, ma anche con tantissimi pregi.
Un uomo all'apparenza duro, determinato
ma sempre votato intimamente all'assoluta onestà intellettuale,
rispettoso dei valori umani che tengono in gran conto l'amicizia,
l'educazione quasi assoluta esternata e pretesa sempre. Ed ora che
rimane? Rimane la sensazione di disagio per non avere saputo
approfittare del tempo che avevamo a disposizione. Rimane l'amaro in
bocca nonostante le discolpe che tentiamo di porre davanti agli
interrogativi che ora salgono dal profondo per giustificare le
assenze, le superficialità e assurgere a catarsi per la nostra
indolenza.
È tardi, lo so. Dovremmo vivere almeno
qualche vita in più memori del passato per tentare di migliorare i
rapporti specialmente con chi pensi di avere sempre la possibilità
di poterlo fare. Ma così non è!
A nulla valgono i buoni propositi. Chi
ha tempo non aspetti tempo! Si deve cogliere l'attimo con saggezza. È
un imperativo assoluto se si vuole davvero cambiare il mondo degli
affetti per contaminare la società in cui viviamo.
Seneca amava ricordare ai suoi allievi
che è inutile tentare di cambiare il mondo, il cielo sotto cui vivi,
se non cambi prima te stesso.
Il prete officiante ha detto che le
sofferenze in terra servono a guadagnare il Sorriso di Dio e che
preparano al Suo incontro per l'abbraccio della Gioia Eterna. Ma non
sarebbe bello arrivarci in serenità? Dopo una vita piena, eccessivamente costellata di affanni, preoccupazioni e malattie ci si aspetterebbe un po' di pace e arrivare alla meta serenamente.
Se esiste un aldilà te lo sei meritato
pienamente! Anche se la tua fiammella terrena si è esaurita
malamente, sferzata da venti violenti ma anche alimentata dai soffi
colmi d'amore di chi ti stava affianco, adesso, hai finito di soffrire.
Ciao Fra'