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mercoledì 4 aprile 2018

Corona, schiettamente con gli umili

Ho seguito per qualche minuto il programma di Bianca Berlinguer.

Mauro Corona, nel suo folklore casareccio ha detto delle ingenue verità. Ha parlato degli operai della politica messi lì dal popolo per governare e finalmente fare un po' di pulizia. Una sorta di “rottamazione” che anche Renzi aveva sbandierato ma che non ha fatto.

Sì, è vero! La Costituzione parla chiaro e in democrazia, almeno sulla carta, gli uomini che governano sono al servizio dei cittadini. Però, chissà perché, una volta entrati nelle sale di comando, uomini e donne eletti non riescono a mantenere le promesse fatte e le cose che avrebbero dovuto essere corrette rimangono invariate.

C'è grande attesa.
Riusciranno a modificare la legge sulla pensione?
Riusciranno a tagliare e rendere equi i costi della politica?
Riusciranno a governare le ricchezze e ridare dignità a quanti costretti in povertà?
Riusciranno a togliere dai palazzi le lobby che hanno inquinato decisioni importanti riguardanti il bene comune?
Riusciranno a fare un governo stabile?

Mauro Corona è schietto, ha la voce dei bambini. Spontaneo. Dice quello che pensa. E quello che pensa lo pensano la stragrande maggioranza degli spettatori. Applaudono quando si indigna per le leggi stupide che rendono fuorilegge le persone che risolvono i problemi causati dal terremoto costruendosi una casetta smontabile in legno per potere continuare a vivere e lavorare nei luoghi dove sono nati.
Si incazza quando Bianca gli chiede cosa pensa del prete che si è rifiutato di lavare i piedi ai migranti.

Mauro è sanguigno! Da buon montanaro dice pane al pane e vino al vino. Corona non è la solita faccia imbellettata che si affaccia alla tv di stato e ripete quello che i potenti vogliono sentire. È un uomo pratico, Mauro. Scrittore e scultore, ama intagliare il legno e bere un buon bicchiere in compagnia della gente del suo paese, sempre, non solo nelle feste comandate.

sabato 21 febbraio 2015

Renzi sulla scia di Berlinguer

La questione morale, come la definì Berlinguer, è superata?


Sarebbe oltreché tedioso parlare e dilungarsi su un blog o altra pagina web, pur argomentando con dovizia di particolari, tematiche che richiedono tempi e spazi adeguati. Ed il web per le sue peculiarità non è il luogo più adatto se non all'interno di un dibattito ad hoc.

Ma vediamo di esporre il mio pensiero per sommi capi:

Per Berlinguer la questione morale non riguardava i molti casi di disonestà e illegalità commessi nei partiti, nel mondo delle imprese e nella classe dirigente. Ci sono sempre stati in Italia e in tutti i paesi del mondo e chissà per quanto tempo ancora dovremo scontrarci.
Accadono in tutte le epoche e in tutti i regimi, debbono essere denunciati e perseguiti, ma non è questa la questione morale. Per Berlinguer “la questione morale” da rivedere era ed è “l'occupazione delle istituzioni da parte dei partiti”.
I partiti, compreso lo stesso Pci, hanno deformato la democrazia italiana sostenendo la propria visione del bene comune e chiedendo, sulla base degli interessi immediati, il consenso ai cittadini.

Per Berlinguer i partiti devono essere strumenti di comunicazione tra il popolo, gli elettori e le istituzioni, dunque tra la società, i ceti sociali e le categorie professionali che la compongono.
I loro legittimi interessi dei quali reclamano la tutela non devono impastoiare le istituzioni che rappresentano lo Stato e la comunità nel suo insieme.
La società esprime interessi del presente, le istituzioni debbono avere invece una visione più lunga che guarda anche alle generazioni future dei figli e dei nipoti.

È dunque necessario difendere le istituzioni dalla partitocrazia che le ha invase. Questo in sintesi, per Enrico Berlinguer, è la cosiddetta questione morale!

E questo esercizio richiede una mediazione costante tra presente e futuro.
Se i partiti occupano le istituzioni l'equilibrio si rompe, la democrazia si deforma e il populismo invade lo Stato.

Possiamo definire vecchia una teoria simile? Oppure è attualissima più che mai? E il lavoro di Matteo Renzi per l'Italia, l'impegno di Mario Oliverio, sono in sintonia con l'idea di berlingueriana memoria?

sabato 1 dicembre 2012

perché preferisco Renzi

Primarie: Potenza della “politica dove ogni dramma è farsa”.

Ci sono riusciti infine a tirare addosso alle false primarie l'attenzione della gente.
Polemiche, denunce, accuse. Insomma il solito copione della cattivissima politica.
Da elettore e simpatizzante, pur non avendo mai aderito con iscrizioni o elargizioni ai partiti (di queste ne servirebbero a me e a tantissimi che, come me, fanno salti mortali per campare) avrei gradito uno spettacolo differente da quello regalatoci da tutto lo staff PD a iniziare da Berlinguer. E visto che ci troviamo sull'argomento dei finanziamenti e finanziatori, chiedo a Bersani & C. TRASPARENZA! Perché accettare soldi dalle imprese, per un partito che dovrebbe difendere le istanze proletarie è un controsenso bello e buono! È come se il mio avvocato di fiducia andasse a cena col nemico e accettasse anche regalie.

Devo pensare che la trasparenza di Renzi faccia più paura del programma stesso, regole comprese, che, stando ai fatti, lo sfidante rottamatore pare non abbia violato.
Cos'è? Paura? Paura di vedere crollare un impero costruito sulla pelle degli operai e dei lavoratori che fino ad ora si sono fidati ciecamente di una politica marcia?
Non saprei. So solo che la nausea è forte. Che ben vengano i Grillo e i Renzi. E se gridate, voi politici corrotti, al populismo come se fosse un'offesa, allora guardate nei vostri teschi. Chiedetevi se davvero avete agito secondo gli interessi degli ultimi e del Paese.

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