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domenica 9 ottobre 2022

Il mio amico Roy

 

Il mio amichetto Roy è un barboncino dal pelo morbido di un candore unico. Lo incontro tutti i giorni al mattino presto. Lui fa la passeggiata con la sua padrona e io la mia in compagnia dei miei amici appassionati podisti dal passo sostenuto. C'è anche la compagnia del passo veloce. Ma quelli sono un'altra storia. Loro hanno alle spalle gare podistiche e premi custoditi nelle teche del salotto.

L'incontro con Roy è stato casuale ed è stato amore a prima vista. Con i cani è così! O avvertono che sei in sintonia nell'immediato oppure ti ignorano e male che và ti ringhiano contro.

L'altro giorno Roy era a spasso con un ragazzo, mi vede e si appresta a farmi le feste ma io, a causa del nuovo accompagnatore, penso che sia un altro cane. Lui continua a aspettare mentre il padroncino con lo sguardo sul display del telefono lo strattona. Roy punta le zampe. L'accompagnatore del momento lo sgrida e lo incita a camminare. Roy assume la posizione della defecazione. Contrae l'ano. Inducendo così l'accompagnatore a fermarsi.

Due passi ancora e sono vicino. È lui! Smette di fare la sceneggiata. Abbaia. E mi salta addosso felice. Scodinzola. Abbaia. Saltella; annusa e mi lecca la mano; poi segue il padrone Senza avere defecato.

Monello! Gli dico. Sei un ottimo stratega... però chi lo avrebbe mai pensato? Sei proprio un amore.

ps.(appena possibile allego anche la foto)

martedì 20 aprile 2021

Fidarsi è bene ma

Da quando è rimasto solo è diventato più diffidente.

Il cucciolo di macchia è un meticcio veloce. Agile gira attorno alle persone e gioca con gli altri cani tenuti al guinzaglio dai padroni, scodinzola a tutti quelli che passano ma non si lascia avvicinare. Da quando ha visto strane manovre dal suo vecchio amico umano non si fida più di nessuno.   


                     Come dargli torto?

Di quattro cani che formavano la sua famiglia lui è l'unico superstite. Altre persone stavano in compagnia del suo amico umano quel giorno. Avevano in mano delle strane imbracature mai viste e indossate prima. E il suo branco lì a fare le feste. Si fidavano. Gli correvano festosi incontro e si lasciavano accarezzare e catturare.

Gli uomini li hanno imprigionati con quegli sconosciuti legacci e trascinati all'interno delle macchine. Tranne lui. Lillo; lo chiamo cosi quando gli porto da mangiare qualcosa perché mi ricorda il cucciolo della disney. Ma non sempre viene al mio richiamo. Allora fischio. E lui arriva come una saetta. Lo vedo arrivare da dietro qualche cespuglio. Sta alla larga. Sospettoso. Da quando ha capito che qualcosa non torna da quel giorno non ha visto più la sua famiglia.

Capisco. Lascio in un angolo il cibo e mi allontano. Lui annusa e sta allerta. afferra i pezzi più grossi e scappa lontano a sotterrarli.


venerdì 12 marzo 2021

Lettera di Commiato

Apprendere della tua dolorosa agonia in questo preciso momento condizionato dalla pandemia e dai divieti sanitari imposti dai dpcm per contenere la diffusione del virus mi lascia sgomento .

Avrei voluto farti visita, farvi visita, per guardarti e dirti dei momenti passati insieme, di quante cose avremmo potuto fare e non abbiamo fatto; per abbracciarvi! Abbracciare te per l'ultima volta in terra e quanti ti sono vicini con l'animo colmo di tristezza e immenso amore.

Suppongo, immagino il dolore causato dallo scompiglio per i momenti sofferti nella tua casa. Il pianto di tua moglie e dei tuoi figli. Frastornati dalla tua lunga malattia e dai continui interventi chirurgici a cui ti sei sottoposto. L'ho sempre saputo e ti ho mandato mentalmente messaggi augurali di pronta guarigione. 

ex voto, S. Francesco

La distanza era troppa. Incolmabile. Ciononostante ho pensato spesso a quanto sarebbe stato possibile fare per alleviare le incomprensioni della vita. Purtroppo così non è stato. Vuoi per divergenze o per pigrizia, non saprei, unica certezza del momento è lo sgomento che sale quieto a stringere la gola. Eppure ne ero certo. Ero del parere che avremmo dovuto trovare un punto d'incontro, che non c'è stato.

Ora posso solo scriverti questo ultimo messaggio e ribadirti che sono sgomento e dispiaciuto per il tempo perso. Un arco di tempo sprecato. Un arco temporale Che avremmo potuto trascorrere diversamente.

Quei pochi momenti di intimità familiare passati insieme li serbo caramente nel cuore. Mi pace ricordare la tua risata rumorosa. Il tuo atteggiamento e il fare spavaldo con cui ti davi agli altri quando li ritenevi affini al tuo modo di essere e quindi amici.

Tenevi all'amicizia. Personalizzandola! Forse in maniera manichea, hai creato dei distinguo mai disattesi. E questo ti ha fatto soffrire e ha fatto soffrire.

La vita ci ha giocato dei brutti tiri.

Tiri mancini spesso causati da noi stessi, dalle nostre convinzioni che hanno innalzato muri e incomprensioni tra di noi.

Adesso è tardi. Il tempo terreno è terminato. Però, se davvero esiste un aldilà dove lo spirito trascende la materia, sai che il mio cuore piange per il tuo sofferto epilogo.

Riposa in pace e che la terra ti sia lieve.

martedì 11 agosto 2020

Ciao Franco

Non l'incontro da qualche giorno e neanche lo vedo passeggiare in compagnia della moglie.



Franco e Luciana sono una coppia affiatata. Lei gli fa da infermiera ormai da troppi anni, da quando ha subito il primo intervento che, con caparbietà e abnegazione sono riusciti a superare insieme. Lei da valido sostegno morale e fisico e lui da degente consapevole.

Non saprei quantificare gli anni di calvario per entrambi. Quello che mi ha colpito è la volontà di farcela. Superare i momenti brutti. Saltare oltre gli ostacoli che la vita pone. E sorridere. Guardando il mondo sotto un'ottica differente.


Nonostante gli acciacchi, Franco, era sempre col sorriso sulle labbra. La battuta pronta e ben predisposto al dialogo.


Luciana è una donna forte. Ha saputo condurre per mano e sostenere il marito nei lunghi anni della malattia.

Lei, impegnata col lavoro e con la casa; i figli, i nipoti; col padre, anziano e sofferente e, per un certo periodo, infermiera a tempo pieno di padre e marito. Nonostante ciò il suo sguardo, se pur provata dagli eventi, non ha mai esternato avvilimenti o ceduto a sconfitte.


Che la terra ti sia lieve Franco. Speravo che tu potessi superare anche questa tappa come hai fatto negli anni passati. Luciana aveva comunicato il tuo malore ma io non ho voluto pensare al peggio. Ti sapevo forte. Caparbiamente determinato nel voler vivere ancora. E poi, stamattina, ho letto della tua dipartita.

Un carissimo abbraccio a voi tutti. Ti vedrò, nel mio immaginario, ancora passeggiare e tagliare canne per i vasi che tu curavi con passione, affianco alla tua cara e dolce Luciana.



domenica 2 agosto 2020

13 anni insieme e poi arriva il tempo del commiato

Aspetto.

Aspetto che tu riprenda fiato.

L'afa di questi giorni lascia senza respiro.

Gocce di saliva, come perle, cadono sull'erba

dove hai sostato.

Attorno è fuoco.

Soffri.

Questo caldo opprime.

Taglia le forze.

Le zampe cedono.

Mi guardi con occhi tristi e stanchi. Quasi a chiedere scusa per le tue esaurite energie.

Non hai più in corpo l'euforia d'un tempo. Ora vacilli. Zoppichi. Ti trascini. Cadi. Ti siedi. E lanci meste occhiate.

Mi siedo insieme a te e aspetto. Aspetto che tu riprenda forze. Non posso fare altro amico mio.

Reagisci agli acciacchi temporali. Vinci anche questa battaglia. E se proprio non puoi. Se è arrivato il tuo tempo

Non mostrare sofferenza

Come hai sempre fatto.

Salutiamoci in silenzio. Ciao Vasco

fa male vederti soffrire


lunedì 11 maggio 2020

ciao Grazioso

La vita e la morte camminano insieme. Entrambi gli eventi fanno parte di ciò che siamo. Eppure davanti alla morte rimaniamo sempre esterrefatti, addolorati, sorpresi. E nonostante sia, la morte, l'unico dato ineluttabile dal quale non ci si può esimere, ci sentiamo forti mentre percorriamo le strade terrene e affrontiamo gli ostacoli della quotidianità a muso duro come se non dovessimo mai lasciare questo mondo.

D'improvviso ci sentiamo traditi. Soli. L'assenza pesa! E il vuoto lasciato dalle improvvise partenze delle persone care deve essere perentoriamente riempito coi ricordi.

Da qualche mese mi trovo nella scomoda posizione, col cuore colmo di amarezza, mio malgrado, di dovere ricordare qualcuno. Coetanei e non. Parenti. Amici. Persone con le quali ho fatto un pezzo di strada. E nel ben e nel male siamo cresciuti. A volte scontrandoci ma sempre nel rispetto della sacra amicizia che ci ha resi uomini.

I necrologi non mi sono mai piaciuti. Sento comunque il dovere di scrivere non per testimoniare l'affetto, che è insito, ma per esorcizzare gli aspetti bui dell'esistenza stessa e ricordare, ancora, i traguardi che essa pone e le fatiche imposte per raggiungerli con dignità.

Con te, Grazioso, era difficile litigare. Non ce ne era motivo.

La notizia della tua dipartenza, caro Grazioso, arriva come un fulmine a ciel sereno. È prematura! Decisamente inaspettata e prematura!

È una botta improvvisa che lascia sgomenti tutti. La tua nobiltà d'animo rimane a perenne ricordo dell'uomo pronto al dialogo.

L'uomo che sapeva spendere energie e condurre battaglie politiche e sociali ritenute valide e importanti per la comunità.
Opinioni condivisibili, a volte meno, ma sempre portate avanti con veemenza. A volte ingenuamente. Come fa chi è innamorato della politica. Forte, caparbiamente forte nel volere un mondo migliore.

I tuoi whatsapp ne erano colmi. Pensieri scritti con sentimento, propaggini cresciuti dai libri. Quei libri tanto amati sparsi per casa. Ordinati. Posti uno sull'altro. Anche per terra. Torri di carta, custodi di sapienza antica e contemporanea nei quali ti isolavi e traevi sollievo.

I tuoi messaggi mancheranno caro amico. Riposa in pace Grazioso. E che la terra ti sia lieve.




giovedì 16 aprile 2020

Ciao Franca

Rione “Baracche”, via Schipani, in Catanzaro al primo piano abitava una famiglia che oggi definiremmo numerosa. Una famiglia solare. E lei, Franca, era la penultima di 4 sorelle.

Nel mio immaginario la vedo allegra, sorridente, affabile. E poi l'incontro con Alfonso, Fofò per gli amici del Conventino di S. Antonio di Catanzaro.

Il “conventino” è situato alla sommità del quartiere s. Leonardo. La piazzetta antistante la chiesa alla fine delle scale che conducono ai giardini erano entrambi luoghi d'incontro e socializzazione di noi ragazzi, in momenti differenti, erano i nostri punti d'incontro: alla domenica per la s. messa frequentavamo la piccola chiesetta dei frati e quasi tutte le sere ci si vedeva ai giardini per bighellonare.

L'ultima volta ci siamo incontrati nei pressi del mercato “campagna amica” di Catanzaro lido, nel rione “fortuna”.
Abbiamo parlato come se ci fossimo lasciati da pochi giorni e invece non ci vedavamo da anni. Come al solito c'era qualche aneddoto della vita familiare di Franca e Alfonso da raccontare.

Uno dei tanti, il più simpatico che mi torna spesso alla mente e mi fa sorridere fu quando Fofò mi raccontò, sempre con l'inseparabile compagna di vita affianco, della sorpresa che le volle fare mentre lei era a scuola:

Sai, le disse contento di averla aiutata nei lavori domestici, ti ho steso i panni!
Quali panni? Chiese Franca.
Quelli che c'erano in lavatrice.
Sì, però, almeno avresti dovuto aspettare che la mettessi la lavatrice. E scoppiarono a ridere all'unisono. Anch'io sorrisi di gusto.

Ecco Franca ti voglio ricordare sempre così: col sorriso sulle labbra. Ciao Franca. Eppure quel giorno avevi già le prime avvisaglie del tuo malessere che hai minimizzato: devo andare a farmi una visita. Ho sempre un dolore alla testa. Devo vedere cos'è, mi hai confidato. E dopo hai cambiato repentinamente discorso. Abbiamo ricordato i vecchi tempi e parlato del presente. Mi hai chiesto dei miei interessi; del lavoro e poi ci siamo salutati come sempre. Con abbracci e baci e calde strette di mano.

Tu e Alfonso siete stati e sarete un esempio, una bella coppia. Sempre uniti e complici anche nelle piccole difficoltà che la vita propone inevitabilmente.



Sei andata via. Hai smesso il vestito terreno ma la tua armonia interiore resta e diviene forza per quanti ti sono stati vicini o hanno avuto il privilegio di conoscerti. Ciao Franca. Alfonso, un carissimo abbraccio, Mario.


sabato 6 maggio 2017

Amicizia e risate eterne.

Se qualcuno là sopra esiste
Benedica i ricordi euforici, quelli divertenti
Quelli per cui, se ci pensi e ne parli, ridi come allora
Quando il tempo era pieno zeppo di scuola
E molti pensieri in meno.
E adesso ricordandoli abbiamo capito
Che di tempo non ne è passato
Visto che ridiamo come e più d’allora
Allo stesso modo con lo stesso casino di sempre
5 anni dopo e il tempo mi sembra tornare,
Quel tempo non è morto e non morirà mai
Perché noi, quando siamo insieme
Abbiamo ancora 15/18 anni
I nostri anni più belli.
Gli stessi occhi e gli stessi sorrisi.
E non c’è niente di più magico ed eroico.

(Agli amici del liceo, alla mia classe: quelli che non sono mai passati come il tempo che non ci scappò dalle mani da allora. Alle persone più belle e folli.)

mercoledì 3 maggio 2017

Prima di te. L'amore di un Labrador.


Ricordo ancora quando, 10 anni fa, mio fratello portò a casa un batuffolino color miele, che volle chiamare Vasco. Sì, Vasco, come il Rocker di Zocca, suo idolo da sempre.

Già il nome fu la preparazione per un cucciolo di Labrador, inizialmente dormiglione, diventato, dopo pochi giorni passati insieme, un diavoletto dall’animo buono.

Come succede a molti ragazzi, all’età di 15 anni avevo il terrore dei cani, spesso additati dai più come esseri orribili e bestiali. Ma capii che si sbagliavano!

I cani, sono il “prodotto” dell’educazione impartita loro dai padroni. Così, si potrebbe discutere circa un Chihuahua aggressivo e un Pitbull docile, giusto per fare qualche esempio.

I cuccioli mordicchiano solo ed esclusivamente per conoscere e per “farsi i dentini” così come i neonati, non è sintomo di un’anima aggressiva, tutt’altro.

Ma torniamo a me. Fino all’età di 15 anni non avevo mai voluto interagire con dei cuccioli, avevo paura, come accade a molti, che mi mordessero o che fossero imprevedibili. In realtà i cuccioli sono imprevedibili, ma in senso positivo. Saltano, corrono e mordicchiano un po’ ovunque, ma così come accade alle anime ancora “da plasmare”, si lasciano guidare dai propri educatori. In poco tempo imparano cosa significhi “NO, non si fa” ; “è pronta la pappa” oppure “Usciamo!”

In questi 10 anni ho imparato a non giudicare ciò che non conosco e soprattutto a non aver paura degli animali. Ovviamente bisogna prestare molta attenzione e soprattutto non bisogna mai stuzzicare qualsiasi essere vivente, poiché potrebbe innervosirsi e reagire male.

Prima di conoscere il mio Labrador, non avevo idea potesse esistere un’amicizia senza secondi fini o qualcuno che dimostrasse profondo affetto anche dopo un’incomprensione.

Prima di te, amico speciale, avevo il terrore dei cani. Adesso, invece, ho il terrore delle persone che non ti piacciono. Perché so bene che se qualcuno non ti piace, ha l’animo cupo. Altrimenti, a te, piace chiunque.

E spesso sei un po’ testardo, vorresti avvicinarti a tutta la gente che incontri, quando esci per passeggiare.

Ma non tutti amano gli animali... Forse perché dimenticano che un cane potrebbe essere più umano di un uomo, così come un uomo potrebbe dimostrarsi aggressivo e bestiale più di un animale. 

mercoledì 15 ottobre 2014

Parole in cors(i)a

Ciao come va?
Che vuoi che ti dica... se ci s'incontra in un luogo come questo c'è sempre qualcosa che non và per il verso buono. Mia moglie ha un tumore. Sono due anni che lotta, lei da una parte e io dall'altra lottiamo contro un nemico infido e tenace. Almeno morisse, così finirebbe di soffrire. Smetterebbe di soffre lei e noi in famiglia che ormai abbiamo razionalizzato la malattia. No, guarda, quando vivi in prima persona questi drammi rivedi tutti i concetti. Non credi in niente e nessuno perché se tu a farne le spese e nessuno ti aiuta.

… ma tu che stai facendo? Stai continuando a dipingere? Non mollare! Tu hai talento! Io, che vuoi, per me era un passatempo … ho smesso di fare le uova al tegamino...


Così diceva quando dipingeva il sole che calava sul mare o che spargeva gli ultimi bagliori sui boschi della Sila: “sto facendo un uovo fritto”. Diceva; e nel dirlo sorrideva sommessamente.

Adesso, a calare è il suo umore. Le luci della gioventù si sono abbassate da un pezzo. È l'ora del crepuscolo. Un crepuscolo amaro che rende duro il suo cuore e affossa la poesia che un tempo lo induceva a prendere i pennelli e i colori per trasfondere sulla bianca tela l'epilogo di una serena giornata trascorsa sotto il sole mediterraneo.

giovedì 5 gennaio 2012

Niente paura, esprimi e comunica amore

mario iannino©
courtesy by Mario Iannino, "attualità" t.m. 2011
Gli ostacoli e le cadute che la vita ci riserva giorno dopo giorno non li possiamo conoscere anzitempo. 
Forse è per questo motivo che alcune cadute hanno il sapore delle imboscate piuttosto che la conseguenza logica di errori commessi per leggerezza, imperizia o perché pianificati dall'egoismo. E quando a cadere è un amico o un conoscente che si è fatto apprezzare dalla comunità per essere stato disponibile all'ascolto dell'altro, un senso di impotenza assale l'animo mentre la testa inizia a riempirsi delle notizie scandalistiche diffuse dai media. Il dubbio lentamente s'insinua e rosicchia le basi del ricordo costruito nel tempo di quella personalità ora incriminata dalla legge e messa alla gogna da una certa stampa inclemente.

Tra i molti dubbi si affaccia la certezza che “l'incriminato” dall'uomo stia soffrendo inferni inimmaginabili da chi è al riparo di certe accuse ed è a questo punto che una parola di conforto diventa strumento salvifico che giunge al cuore del sofferente e lenisce parte delle brutture subite. Ma alcuni sono timorosi, hanno paure delle conseguenze e di quello che gli altri possono desumere dalla vicinanza temporale con l'incriminato perché è più semplice parlare male piuttosto che bene di chi è caduto in disgrazia specie se questi è un personaggio pubblico. Non c'è da scandalizzarsi! Anche Gesù fu tradito e messo in croce. Anche Gesù fu disconosciuto da Pietro prima che il gallo cantasse tre volte.

Per tutte le persone che stanno soffrendo la solitudine imposta dalle vicissitudine della vita,  costrette a stare lontane dagli affetti, ma in particolare alle persone che conosco e che ritengo innocenti dalle accuse infamanti per le quali sono segregate nei luoghi dell'inciviltà, prendo in prestito la poesia di Elena Oshiro e la faccio mia in segno d'affetto e speranza:

Credo in te, amico.
Credo nel tuo sorriso,
finestra aperta nel tuo essere.
Credo nel tuo sguardo,
specchio della tua onestà.
Credo nella tua mano,
sempre tesa per dare.
Credo nel tuo abbraccio,
accoglienza sincera del tuo cuore.
Credo nella tua parola,
espressione di quel che ami e speri.
Credo in te, amico,
così, semplicemente,
nell'eloquenza del silenzio.
(Elena Oshiro)

venerdì 10 dicembre 2010

la vita oltre la morte


Piove talmente forte da sembrare notte fonda e come sempre, quando piove, le strade si trasformano in torrenti in piena. A volte, al riparo delle intemperie, guardare la pioggia scivolare sui vetri, può essere poetico ma oggi no! Oggi è andato via un altro amico. Un amico col quale non ci si vedeva spesso, ma bastava un incontro fugace, un ciao come va, prendere il caffè insieme, scambiare quattro parole per recuperare le assenze. E ora? Ora che non c’è più la possibilità di un incontro, c’è poco da dire. Le assenze pesano! Un conto è sapere che è lì, a due passi e che, volendo, fai un salto, afferri il telefono, scambi quattro chiacchiere, altra cosa è la consapevolezza opposta.

Intanto piove. La vita continua a scorrere come l’acqua sui vetri. a volte forte e tumultuosa, altre volte lieve, sorniona con le contraddizioni, le falsità imposte dalle strategie affaristiche; le ambiguità della politica fatta scadere a mera gestione mercantile da volgarissimi cervelli allocati in corpi dalle fattezze umane.

Vuoti incolmabili riempiono i pensieri ma, ecco apparire, quando meno te lo aspetti, i volti schietti che hanno popolato il cammino della vita, riaffiorano alla mente nelle consuete movenze: la sigaretta, perennemente accesa, il sorriso bonario, la sofferenza malcelata, l’incitamento, la tensione...
Volti familiari danzano davanti agli occhi nei ricordi indelebili e rimangono a fare compagnia e incitare, opportunamente, con le cose fatte, a continuare verso la meta individuale prestabilita.
Suggerimenti granitici, fatti di parole ed esempi, scolpiti nelle coscienze, fungono da sentinelle contro le avversità, non più ideologiche. Suggerimenti che aiutano nel quotidiano.

domenica 23 maggio 2010

amicizia e solidarietà: concetti e atti demodè

Quanti sapremmo corrispondere davvero la richiesta di aiuto lanciata dagli amici in difficoltà?

La domanda si è insinuata piano piano nella mia testa mentre sciacquavo la verdura. Sarà stato lo scorrere dell’acqua, l’immersione delle mani nel lavello e lo scarso coinvolgimento mentale che ha indotto la mente a girovagare tra le tante idiosincrasie contemporanee in atto; in politica, quindi i rapporti burrascosi tra i partiti e le correnti dei partiti stessi, nella quotidianità spicciola che si vive nei rapporti condominiali, nei quartieri e nei paesi.

Il dato allarmante nelle relazioni sociali è che ognuno pensa a sé e al proprio benessere.
La solidarietà, il bene comune, il rispetto sono concetti d’altri tempi ma nonostante ciò si assiste all’accaparramento inusitato di contatti amicali su face book e sugli altri social network.

Forse perchè poco ingombranti? perchè l'uno non dipende dall'atro nella vita reale?
In effetti, basta un klic per isolarsi e tornare ad assaporare la propria privacy.
Basta sconnettersi per lasciare tutto fuori e rintanarsi nel proprio mondo ovattato...

lunedì 29 giugno 2009

ricordando Franco Politano, uomo politico calabrese



Davanti l'ufficio del cantiere, un gruppo di signore dialoga; più in là, una bambina gioca con la sabbia.
I lavori sono a buon punto. L'impresa ha mantenuto gli accordi e tra qualche mese consegna gli alloggi.

Luglio 1980; finalmente prendiamo possesso: abbiamo la nostra casetta!
La bambina che giocava con la sabbia è la figlia dei miei dirimpettai: persone riservate ed a modo.

La signora gestisce la casa, si occupa dei due figli, Antonio e Maria Giovanna, ed insegna nella scuola elementare del quartiere.
Lui è un parlamentare del pci; gioviale, simpatico e quando è in famiglia stacca la spina: non parla di politica ma la fa, comportandosi secondo i criteri che regolamentano e determinano l'essere comunista.

Franco Politano ha fatto teatro da giovane e di questa sua passione ne parla spesso; è stato compagno e amico di Mario Foglietti, Gianni Amelio, De Seta, Nuccio Marullo,... la lista è lunga e volerli elencare tutti diventa arduo.

Franco, era nato a Conflenti nel 1939; iscritto nel pci dal 1960; tra gl'incarichi è segretario della federazione di Catanzaro, deputato al parlamento, presidente regionale della confcoltivatori, consigliere regionale e vicepresidente della giunta calabrese.
Poi la malattia, la stessa di Papa Wojtyla, che come lui, affrontò dignitosamente, lo indusse al riserbo. Oggi, 29 giugno 2009, il volantino affisso nel portone comunica l'istituzione di una sezione del pd nel quartiere corvo di Catanzaro intitolata a lui.

(mario iannino)

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