Dopo il maltempo torna sempre il sereno. Sempre?
Noi, in Calabria, diciamo “cchjiù
scuru da mezzannottha non po' venira” che letteralmente in italiano
significa: più buio della mezzanotte non può esserci.
Nonostante le cattive notizie che
giungono da mezzo mondo e dall'Italia, tra nubifragi, acquazzoni e
trombe d'aria, il tempo continua a scorrere sulle teste dei
sopravvissuti.
C'è chi se la piglia con il clima e
con chi il clima lo ha alterato. Gas serra. Industrializzazione
nociva. Smog. Prevenzione. Pulizia dei bacini. Cementificazione
selvaggia. Erosione del suolo e delle coste. Cupidigia.
E poi c'è chi se ne fotte di tutto e
di tutti. Tanto il sole torna a splendere sempre. E dopo ogni
tempesta l'arcobaleno congiunge la terra al cielo, anche se per poco
tempo, fino a quando i cristalli piovaschi resistono al calore
dell'atmosfera, le anime poetiche cavalcano idealmente le sfumature
cromatiche e dissetano dall'arsura imposta dall'esistenza.
Chissà se anche gli accattoni, educati
fin dalla nascita a pietire davanti ai supermercati il soldo da
portare al capobranco, riescono ancora a guardare con occhi
disincantati il cielo. E se nel dare alla luce la vita, se, quando
attaccano al seno le creature appena nate, sedute su cartoni,
contorniate da prole sbucata dal ventre da pochi anni, insieme, mamme
e figli, buttati in mezzo alle piazze per mendicare senza ritegno e
convinzione, chissà se hanno la forza per sognare o le è stata
rubata insieme all'innocenza.
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