Ancora oggi la figurazione nei
linguaggi della comunicazione visiva è la forma pittorica più
accreditata dal grande pubblico. Non a caso, la pittura figurativa,
nel tempo, ha segnato importanti tappe storiche e indottrinato la
massa. In Russia, per esempio, il regime bandiva l'astrattismo e i
pittori che lo praticavano. Malevich, caposcuola della poetica
suprematista e Kandinskij, entrambi sovietici, influenzano
concettualmente la nascente corrente pittorica europea del '900
definita dai critici “impressionismo astratto”, il cui ritmo
giocoso e calibrato del gesto cromatico, Kandinskij, lo mutua dalla
musica. Per Kandinskij il legame tra i due linguaggi è strettissimo
giacché entrambi esprimono sentimenti e non si curano di fotografare
la superficie della vita. Anche l'Italia, specie nel ventennio
fascista e non solo, predilige la figurazione per magnificare eventi.
Nella statuaria “narrativa”
Francesco Jerace (Polistena, RC,1853/Napoli1937) è stato artista
apprezzato nella Napoli di fine 800 e inizio 900. Catanzaro raccoglie
molti suoi calchi in gesso nella gipsoteca a lui dedicata. I calchi
di Francesco Jerace, donati dalla figlia Maria Rosa
all'amministrazione provinciale di Catanzaro nel 1967, dimenticati in un magazzino per quasi vent'anni tornano alla luce degli antichi splendori durante la presidenza della provincia guidata da Leopoldo Chieffallo dopo
essere stati restaurati dal prof. Zino Nisticò. Oggi sono allocati nei locali del museo MARCA
in Catanzaro. La copia della scultura “il trionfo di Germanico”,
di Francesco Jerace, posizionata alla fine del viale nel parco della
biodiversità, l'originale in marmo si trova nella Galleria Nazionale
d'Arte Moderna in Roma, narra l'epopea di Germano, che, appunto, “parla”
del suo trionfo in maniera enfatica, com'era d'uso nella statuaria
didascalica dell'epoca. Giusto, quindi, che i numerosi cittadini si
riapproprino del passato anche in questi termini; vale a dire,
appunto, attraverso il lavoro di un valente conterraneo che prestò
la sua opera a Napoli e della sua terra diceva: “mi cruccio
dell'abbandono in cui siamo caduti e tenuti... e specialmente cerco
di fare apparire nobile, grande e bella la nostra Calabria, anche
quando è giustamente accusata.”.
Da allora molte cose sono cambiate
formalmente. Nelle mutazioni strutturali, il parco della biodiversità mediterranea stravolge l'aria dell'ex scuola per periti agrari.
Oggi, il parco catanzarese è divenuto punto
d'incontro tra genitori e figli; luogo adibito a giochi ludici e intellettuali per ragazzi e bambini in virtù dell'imponente spazio dedicato all'arte contemporanea la cui
collezione, anno dopo anno, diventa più interessante.
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