"Vi chiedo un minuto di silenzio
da dedicare a chi è morto sul lavoro - ha esordito il rocker toscano
Piero Pelù sul palco del San Giovanni- a chi è ricattato per il
lavoro, ai lavoratori della cultura, che solo in Italia non dà da
mangiare, ai disoccupati, ai lavoratori di Piombino, di Porto
Marghera, dell'Ilva di Taranto, del Sulcis. Un minuto per Mancini, il
poliziotto morto per fare veramente il suo dovere e per scoprire
nella Terra dei Fuochi i veleni che venivano interrati. Non vogliamo
elemosine da 80 euro, vogliamo il lavoro".
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Piero Pelù |
Piero Pelù ha criticato anche
le spese della Difesa:
"Gli F35 rubano soldi alla scuola
e agli ospedali. Io gli unici cannoni che ammetto sono quelli che
dovrebbe fumarsi Giovanardi". E poi su Renzi: è
"il non eletto, ovvero il boy scout di Licio Gelli: deve capire
che in Italia abbiamo un nemico interno, la disoccupazione, la
corruzione, il voto di scambio, la mafia, la 'ndrangheta, la camorra.
La nostra è una guerra interna, il nemico è dentro di noi, forse
siamo noi stessi".
Un messaggio forte, schietto, lanciato
dal palco in piazza S.Giovanni in Roma davanti ad una platea di oltre
settecentomila persone che ha raggiunto picchi di un milione secondo
gli organizzatori della festa del primo maggio, che, come sempre,
passata l'euforia della baldoria festaiola, cadono nel vuoto,
ritornano ad essere parole, purtroppo, perché Renzi e chi l'ha messo
lì, continuerà a sviluppare il progetto politico che tutela chi sta
bene e benone, promettendo, nel frattempo paradisi a quanti stiamo
male per tenerci buoni.
A qualcuno potrà venire in mente che
Pelù lo abbia fatto per marketing o per tenere calda la piazza e
chissà per quanti altri motivi. L'unica cosa certa è che l'ha
detto! Ha dato voce alla disperazione della gente comune che da
tantissimo tempo chiede cambiamenti veri ma che si è sempre vista
presa per il culo dalle facce di bronzo che assediano le istituzioni,
eletti e non eletti dal popolo.