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domenica 14 giugno 2009
prefazione, mediterraneo, rotte dei migranti
Le vie del mediterraneo sono intessute di storie e culture: greci, nord africani ed europei hanno tracciato rotte; combattuto, invaso e dominato territori deboli.
Le migrazioni, dettate dai bisogni di sopravvivenza, accompagnate da diffidenze reciproche nei luoghi d’attracco, stentano a placarsi. Il naufrago, se pur speranzoso nel contatto con la terra ferma, esplora guardingo l’ignoto. Certamente, se avesse avuto di che vivere non avrebbe affrontato il mare e l’ingordigia degli scafisti.
I clandestini, costretti a condizionamenti restrittivi, economici, civili e morali, non hanno consistenza politica: schiavi del terzo millennio, come i contadini del sud dell’immediato dopoguerra; migranti, ancora, accolti con diffidenza!
L’emigrante ripone la fiducia nei datori di lavoro e nei cittadini che lo accolgono in pace. S’integra nella comunità culturalmente evoluta; i figli sentono l’appartenenza al territorio mentre in lui, probabilmente, vive sopito un focherello nostalgico. D'altronde è umano! Come fa a recidere i legami d’affetti maturati e cresciuti in lui fino alla sua partenza? Questo dovremmo saperlo e capirlo tutti non solo perché fa parte della vita quotidiana ma anche per un retaggio storico:
Anche noi abbiamo dormito in baracche; cagato nei cessi alla turca senza carta igienica, senza acqua, viaggiato e lavorato come bestie in territori ignoti nella speranza che…
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