La diversità dell'altro, il disabile del terzo millennio
L'aspetto esteriore determina l'inizio e l'epilogo del rapporto umano. Il cosiddetto colpo d'occhio iniziale influenza in maniera determinante la predisposizione al dialogo e, conseguenzialmente, la comprensione delle altrui tendenze espressive, religiose, filosofiche.
La diversità fisica, se indica femminilità o machismo, è la marcia in più usata dalla filosofia di vita corrente. Infatti, recenti sondaggi evidenziano il ricorso esponenziale, da parte di uomini e donne, a interventi di chirurgia plastica ricostruttiva. Se dietro un bel nasino, una quarta ben fatta, dei fianchi stretti per le donne e muscoli tonici per i maschietti vi è assenza totale o parziale di materia grigia poco importa, nessuno presta attenzione al contenuto interiore: perchè perdere tempo dietro a filosofie astratte quando si ha tra le mani un bel giocattolo reale!
La tendenza del terzo millennio è votata ad annullare le diversità imposte dal naturale scorrere del tempo e da madre natura. Quindi, non più vecchi ma persone mature, se si parla dei problemi degli anziani o fascia della terza età; non sordi ma audiolesi, non-udenti; non ciechi ma non-vedenti... sembra si voglia esorcizzare persino con i vocaboli la diversità imposta da malattie, tare genetiche e dal fluire inesorabile del tempo.
Disabili, vecchi, grassi, bassi, extracomunitari rappresentano la parte "bruta", malsana, di una società clonata: fantasmi da esorcizzare; e non si realizza che la disabilità peggiore è quella che non si vede...