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mercoledì 7 giugno 2017

Calabria, la rivolta degli agricoltori

La casa dei calabresi è sotto assedio!

 

 


È un ossimoro! I calabresi che lavorano contestano Oliverio, il presidente di sinistra della regione Calabria.
L'uomo cresciuto nella scuola politica ideologica del pci è sotto accusa dai coltivatori della Calabria. Cioè, di quella parte sociale che lui avrebbe dovuto tutelare: gli agricoltori!

L'accusa che muovono nei suoi riguardi è: troppa burocrazia e mancata erogazione dei premi previsti e programmati.

Questi alcuni temi anticipati dai manifestanti intenti a innalzare e fissare le bandiere gialle della per tutta l'area della cittadella regionale.

Domani si prevede l'invasione di 500lavoratori, 800 mezzi agricoli, trattori, camion e pullman. Qualche autocisterna del latte, alcuni prodotti agricoli e tanta delusione nei confronti di chi in questo momento rappresenta i calabresi.

Eppure, conoscendo la storia ideologica del partito in cui si è formato quest'uomo cresciuto a pane e politica e che ha detto, per far intendere che non è avvezzo a clientele: “gli amici al bar, qui gestiamo la cosa pubblica”, qualcosa non torna rispetto al passato fatto di lotte progressiste.

Era un'ideologia che guardava ai proletari, ai diseredati, ai lavoratori che si spaccavano la schiena nei campi e nelle officine che ha fatto la storia comunista nel sud. Un partito, il pci, che aveva nel logo e nel cuore la falce e il martello. E che ha avuto martiri tra dirigenti, tesserati e simpatizzanti. Convinti di lottare per la costruzione di un mondo sociale più giusto in cui sarebbero bandite le diseguaglianze sociali.

Le lotte proletarie di Melissa, nel crotonese, bruciano ancora sulla pelle di quanti hanno occupato le terre e sono riusciti ad ottenere l'esproprio delle terre incolte o date a mezzadria e assegnarle a chi le coltivava davvero, ai contadini!

lunedì 3 dicembre 2012

da Monicelli a Nannarella: rivoluzione!

Primarie? No grazie! meglio passione e cultura per una rivoluzione che risvegli le coscienze.


La voglia di cambiamento si vede solo nelle facce sofferenti dei pensionati, dei cassintegrati e dei nuovi poveri che pur lavorando non riescono a tenere a posto le spese di casa.

I partiti hanno deluso. I sindacati hanno deluso. Il Vaticano ha deluso! Gli altri organismi che assediano lo Stato non li nomino perché è inutile. Chiamo in causa questi tre soggetti perché, secondo quanto hanno sempre cianciato, la loro vocazione li avrebbe dovuti spronare per far migliorare la condizione sociale degli ultimi, i poveri, i deboli senza bandiere. Invece l'evidenza è sotto gli occhi di tutti e mostra povertà materiali e spirituali che mai avremmo pensato di toccare.

E chi altri avrebbe dovuto vigilare per evitare la caduta catastrofica se non i guardiani dei deboli?
Non è successo! Pare che anche i guardiani si siano visti e curati gli affari propri. E la puntata di Report di ieri ha scoperchiato un altro bel pentolone colmo di privilegi per la casta dei politici e i suoi amici im/prenditori.

C'è una sola manovra da fare e certamente non riguarda l'alta finanza, il lavoro, o peggio l'intrusione di nuove tasse che servirebbero solo a gonfiare le tasche già piene dei soliti lestofanti di professione ben inseriti nei posti di comando. L'unica manovra da fare nell'immediatezza è quella sulla cultura! La cultura visionaria predicata da Gesù Cristo con la parola e l'esempio. La cultura dei filosofi laici che mettono al centro l'uomo e non la materia.

Ecco perché la colpa maggiore la do ai partiti di sinistra che accettano mazzette chiamate finanziamento privato ai partiti dalle grandi aziende. Do colpa ai sindacati perché anche loro si sono assoggettati alle logiche del potere economico e commerciale produttivo e ceduto su punti qualificanti dell'organizzazione del lavoro peggiorando così la qualità della vita in fabbrica e fuori come successo all'ILVA di Taranto, Porto Marghera, Bagnoli.

Bersani fa finta di non capire e insieme ai dirigenti del PD gongola con la farsa delle primarie. Anche il PdL pare che debba farle non appena si saranno chiariti i ruoli e chi comanda.
Oggi è il turno del movimento cinque stelle. Nel blog di Grillo ci sono date orari e modalità per votare i candidati.
Pare che anche Nannarella, la nonnetta combattiva nota per come tratta i politici davanti a Monte Citorio.
Destra e sinistra, secondo le opportunità o le scempiaggini che fanno, sono apostrofati energicamente da questa nonnina combattiva che, dopo avere strappato la tessera del PCI nel 1991, adesso, con i suoi venerabili 98 anni, pare voglia dare fiducia al movimento di Grillo.
Nannarella, col suo piglio simpatico, come riporta una nota sul blog di Beppe Grillo afferma seccamente:
"Nun me faccio grandi illusioni eh, ma speramo de mannà via tutti sti delinguenti e de vedé quarche cambiamento pe' la povera ggente! Stavorta ce vojo ariprovà a cambià le cose cor voto, altrimenti ce resta solo a rivoluzzione!".

In un'Italia senza dignità ci vuole solo la rivoluzione (cit. Mario Monicelli)

martedì 27 novembre 2012

c'è spazio per un nuovo umanesimo?


Possiamo parlare di lotta di classe?

Nell’era di internet, (che sembra avere indotto a dimenticare persino il ricordo del lavoro manuale nei campi e nelle officine) può sembrare anacronistico pensare di rileggere uno di quei vecchi libri stampati con l’inchiostro ed ancora più impensabile sarebbe ripercorrerne la composizione tipografica fino alla rilegatura finale. Oggi i pensiero filosofico antico o moderno corre da un capo all’altro del mondo in un batter d’ali. E non solo!

Anche la speculazione dialettica, economica, politica, industriale è altrettanto veloce. E nel guazzabuglio di internet si trova di tutto, dalle verità immacolate alle verità fasulle e partigiane.
Le novità dei linguaggi e della velocità con la quale si propagano, possibili grazie ai fantascientifici mezzi a disposizione di chiunque ha un accesso in rete, sembrano offuscare i concetti cari a un certo pensiero che traeva le sue origini nell’umanesimo. Alcuni esempi?

La dittatura dell’economia imposta dall’alta finanza che antepone i benefici derivanti dai profitti economici alla vita. Quindi lo spettro dello spread; i profitti degli azionisti; lo sfruttamento dei nuovi schiavi legalizzato dalla delocalizzazione delle aziende nei luoghi di povertà assoluta; lo sfruttamento abnorme dell’ambiente

Le ultime novità circa il caso ILVA lasciano trapelare un giro d’affari inquietante che testimonia quanto accennato.
Al vaglio degli inquirenti troviamo anche il nome di Marco Gerardo, parroco del Carmine che al tempo dei fatti al vaglio della magistratura era segretario particolare dell’arcivescovo di Taranto, monsignor Benigno Papa, accusato di aver dichiarato il falso al pm circa una donazione di 10mila euro che l’ILVA avrebbe donato all’arcivescovo attraverso l’ex consulente Girolamo Archinà.

Secondo i pm, i soldi sarebbero andati a Lorenzo Liberti, docente universitario ed ex perito della Procura, incaricato di stendere una perizia sulla congruità ambientale degli impianti ILVA.
Ma torniamo all’interrogativo iniziale. Nella lotta di classe la sinistra italiana ha speso molto, persino i simboli dei mestieri manuali per eccellenza aveva preso in prestito e inserito nel logo del partito dei lavoratori: la falce  e il martello! Che ora sembrano desueti nonostante continuino ad esistere operai, contadini, minatori, piccoli impiegati e imprenditori che gonfiano la sacca della nuova povertà causata, appunto, dalla lotte di classe ma non nel senso alto del termine, bensì con l’abbattimento strategico della visione elitaria della classe dominante che include politica e affari; false democrazie che innalzano sui pali delle cuccagne ambigue primarie di gruppi di potere arroccati sulle macerie ideologiche dei quali ancora qualcuno si nutre.

lunedì 29 giugno 2009

Calabria fuori, percorso politico di F. Politano



©archivio M.Iannino
Di tanto in tanto risistemo la libreria: è piacevole aprire i testi che ho letto. Alcuni hanno la forza di attrarmi ancora: apro a caso e leggo; e dopo le prime righe ricomincio dall'inizio come se li leggessi per la prima volta; altri, mi stimolano a continuare nella lettura già dall’introduzione: in entrambi i casi, mi riportano con la memoria nei momenti in cui entrarono a far parte della mia vita.
È proprio per questa manìa che oggi mi ritrovo tra le mani “Calabria Fuori, al governo di una regione difficile”; M.P. edizioni; Roma, 1991.

Calabria Fuori ripercorre gli anni del primo governo regionale di sinistra nella regione calabrese.
Il libro, curato da Nuccio Marullo, raccoglie temi e dibattiti di Franco Politano databili tra la fine del 1986 e l'inizio degli anni '90, anni in cui fu possibile costruire una giunta regionale alternativa ai gruppi politici che l’avevano guidata per 18 anni, grazie al lavoro politico di Franco Politano e Guido Rhodio, rispettivamente vice presidente e presidente della giunta regionale.

Guido Rhodio ricorda così quegli anni: "Per me, Franco è stato più che un amico un fratello carissimo, in cui ho sempre ammirato e apprezzato, pur nella diversità delle posizioni politiche, doti impareggiabili di umanità e di generosità, oltre che lungimiranti elaborazioni e comportamenti politici.
Ho avuto Franco compagno e collaboratore prestigioso e prezioso come Vice Presidente nelle due Giunte di solidarietà regionale, da me presiedute, all’inizio dei difficili anni Novanta, a servizio di un progetto di riscatto, di progresso e di unità della Calabria, per taluni versi incompreso e per altri caparbiamente osteggiato per la spinta innovativa che esso imprimeva alla nostra povera e tormentata Regione, perché tra l’altro anticipava collaborazioni e tempi, divenuti ora usuali e scontati.
Per questa intuizione e per questo avveniristico progetto, Franco ha pagato prezzi altissimi e dolorosissimi sul piano politico e sul piano umano, che restano imperdonabili per quanti con grettezza e miopia, ma anche per meschini interessi personali, glieli hanno procurati."
È proprio la Calabria, terra bistrattata dai media e dal palcoscenico nazionale, che diventa laboratorio politico per una probabile sinistra di governo.
Franco è stato, come si diceva un tempo, un uomo di partito; cresciuto politicamente, appunto, nella scuola del partito comunista.
Quando lo conobbi nel 1980, il segretario nazionale era Enrico Berlinguer e, lui, Franco non era quell’uomo mangiabambini che ci s’aspettava, come tutti i vecchi comunisti, naturalmente.

Franco Politano era un uomo gioviale e preferiva attenersi ad analisi pacate piuttosto che a concetti astratti. Ma, ormai è un capitolo chiuso: lui, non c’è più. Rimane, comunque il suo lavoro:
Oggi, a distanza di tantissimi anni, a livello nazionale si tenta di far decollare una formula politica di sinistra già sperimentata in Calabria. Purtroppo, le beghe interne continuano a dividere uomini e idee; frammentano e dissipano intelligenze, propositi e intenti; insomma vanificano la possibilità di una comunione d'intenti protesa a migliorare menti e società solidali, dimenticando che:
Non è il cielo sotto cui vivi che si deve cambiare ma l’animo umano. (Seneca)


(contributo di Mario Iannino)

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