Altro che politica.
Qua ci vuole un miracolo per trovare e candidare una persona degna, stimata e conosciuta per proporla alla massima carica regionale della Calabria.
Fin ora i partiti seguendo una strada
classica hanno suggerito imprenditori che per un motivo o un altro
sono risultati poco convincenti. E quindi improponibili
all'elettorato simpatizzante degli schieramenti in campo.
Fino a qualche anno addietro era molto
più semplice. Bastava guardare dentro casa tra gli allievi dei vivai
delle scuole politiche o al limite tra i simpatizzanti e
fiancheggiatori che avevano beneficiato di qualche “aiutino”.
Oggi, vuoi perché il mondo della
dis/informazione è a portata di click, si trova sempre lo scheletro
negli armadi dei candidati.
Comunque rimane improponibile, secondo
la disciplina che vige nel pd, la figura del governatore uscente
Mario Oliverio altrimenti detto OGM, non perché organismo
geneticamente modificato d'altronde di voltagabbana gli schieramenti
sono guarniti bene, ma perché il tanto sbandierato rinnovamento
rimane una vuota promessa non mantenuta e perché il suo nome per
intero è: Oliverio gerardo mario da alcuni detto “lupo della
sila!”.
Però, Il capo branco guida e prepara
il successore seguendo la legge della natura. Porta cibo, ripara dai
pericoli la specie. E forse in questo c'è riuscito.
Ma, per il resto, secondo le notizie
riportate dai media non ha lavorato bene in nessun campo e perciò ha
deluso i giovani ma anche i vecchi che guardavano alla sinistra con
speranza.
Fondi comunitari persi o mal gestiti.
Programmi strategici inesistenti o incompleti. Nepotismo e affari
clientelari. Assegnazioni di incarichi pubblici e istituzionali,
scambiati o visti come favoritismi dall'esterno della sconosciuta
macchina burocratica, a gente fidata. Accuse e relative liti
giudiziarie pendenti. Eccetera eccetera ecc. e mentre i calabresi
attendono che qualcosa cambi davvero nella gestione della cosa
pubblica lui fa il braccio di ferro con la segreteria nazionale
fregandosene dei dettami disciplinari del partito cui dice di
appartenere e di non volere abbandonare.