Obama, a Oslo per ritirare il nobel per la pace, parla di
guerra giusta, cita la seconda guerra mondiale e teorizza l’impossibilità di
fermare Hitler con sistemi sociali non violenti:
La pace, dice il presidente americano, è messa in pericolo anche in assenza di conflitti. È necessaria la difesa dei diritti e della dignità degli esseri umani, e, in più fasi del discorso alla resistenza civile in paesi come la
Birmania, lo
Zimbabwe o l'
Iran, lo stigmatizza e non rinuncia a ricordare che anche le trattative più serrate, accompagnate da minacce e sanzioni, devono "lasciare una porta aperta" per essere effettive.
"L'assenza della speranza può erodere una società dall'interno", ammonisce e di nuovo ricorda il
reverendo King: "Rifiuto di accettare la disperazione come risposta finale alle ambiguità della storia".
E aggiunge: "
La violenza non crea mai pace duratura. Io sono la testimonianza vivente della forza morale della non violenza. Non c'è nulla d’ingenuo o passivo nel credo e nelle vite di
King e
Gandhi".
Eppure, precisa il presidente-comandante, "non posso essere guidato solo dai loro esempi.
Vedo il mondo per quello che è e non posso rimanere fermo di fronte alle minacce verso il popolo americano. Il male esiste nel mondo.
Un movimento non violento non avrebbe fermato Hitler. (ma quello era un momento storico diverso, dico io. si trattava di vita o di morte delle culture de popoli sottomessi e vinti. non era una guerra preventiva!)
I negoziati non possono convincere i leader di
Al Qaeda a deporre le armi. Dire che la forza a volte è necessaria non è un incitamento al cinismo - è il riconoscimento della storia. Dell'imperfezione dell'uomo e dei limiti della ragione".
Difendendo il
diritto alla difesa dei valori comuni anche con l'uso della forza,
Obama non cade nella trappola di essere associato alle controverse dottrine del suo predecessore
George W. Bush.
"Tutti i paesi, forti o deboli, devono aderire a standard precisi che governano l'uso della forza. E l'
America non può chiedere agli altri di seguire le regole se non le seguiamo noi stessi. Altrimenti le nostre azioni risulteranno arbitrarie e in futuro non più giustificabili".
Insomma,
Obama impegna la sua America a diventare "faro" negli standard di queste operazioni: "E' quello che ci distingue da coloro cui facciamo la guerra, la fonte della nostra forza.
Per questo ho
proibito la tortura e chiesto la chiusura del carcere di
Guantanamo", dice tra gli applausi. E declina in tutt'altro tono la retorica bellica di
Bush post-11 settembre:
"La guerra non è mai gloriosa".
Il discorso del Presidente Obama conforta noi italiani soggiogati da una classe politica arrogante che non sa governare i cittadini e sciorina senza pudore i panni sporchi nelle piazze europee.
Senz'altro saprà contenere la balzante mania persecutoria di
Silvio Berlusconi che esporta in
Europa la
polemica personale contro i giudici italiani accusati di voler sovvertire con i processi nei suoi confronti il voto popolare e solleva un nuovo scontro istituzionale con il presidente della Repubblica e il presidente della Camera.
L'occasione per un nuovo
attacco ai pm e alla Corte costituzionale è stata data dal congresso del
Partito popolare europeo a
Bonn dedicato al tema dell'economia sociale.
Il Cavaliere, che con l'abrogazione del
lodo Alfano deve essere sottoposto ad almeno due processi - uno sui diritti tv
Mediaset per
frode fiscale e
falso in bilancio e l'altro per
corruzione giudiziaria, per avere versato, secondo l'accusa, 600.000 dollari all'avvocato inglese
David Mills affinché rendesse
falsa testimonianza in due processi - sostiene di essere perseguitato dai giudici e, per dimostrarlo, ha detto oggi di essere stato coinvolto in "2.520 udienze".
Berlusconi, comunque, ha rassicurato i presenti che non sono sembrati per nulla preoccupati della sua dissertazione, dicendo di non preoccuparsi per gli attacchi che deve subire in patria perché lui è uno "con le palle".
Ps.: tutti i cittadini Italiani, anziani, uomini, donne e bambini, anche quelli che non l’hanno votato rispettano il ruolo istituzionale del Presidente del Consiglio e ancor più il Presidente della Repubblica, della Camera e la Corte Costituzionale in ossequio alla Costituzione della Repubblica Italiana e auspicano che anche il Presidente del Consiglio rispetti il Popolo!