Fa davvero bene vedere tantissima gente
sconosciuta, circa 25/30mila, queste le stime giornalistiche, al
funerale di un ragazzo morto durante il lavoro. Un lavoro un po'
speciale che se sei davvero bravo guadagni tantissimo in denaro e ti
fa uscire dall'anonimato, e lui, Sic c'è riuscito tant'è che ci
sono voluti due mega schermi per trasmettere la cerimonia nel piccolo
paese del ragazzo deceduto durante il lavoro e accontentare così i
curiosi accorsi da tutt'Italia. Persino la moto ha avuto un posto di
riguardo in chiesa, affianco alla bara. Televisioni, giornali
cartacei e web hanno fatto a gara per testimoniare l'evento.
Personalmente ho avuto un fremito di
raccapriccio quando ho visto in tv la scena dell'impatto sull'asfalto
della pista tra le due moto che sopraggiungevano e il corpo inanimato del motociclista caduto per motivi imprecisati. Ho sofferto insieme al padre quando l'ho visto piangere.
Perdere un figlio è un dramma che
segna tutta la vita a chi è sopravvissuto e non conta se la
cerimonia è stata seguita da migliaia di persone. Per i genitori la
folla non conta. Non servono i palloncini, i segni d'affetto dei
fans, i mega schermi, le attestazioni degli sponsor quando la luce
dei propri occhi si spegne.
Ancora una volta il dramma è stato
servito. I mass media ligi al dovere hanno puntato impietosamente i
riflettori e sbirciato nelle ferite private, hanno raccontato le vite semisconosciute dei familiari del personaggio famoso che domani dovranno fare i conti con un peso nel cuore in più.
Ciao Marco! Ciao a tutti i ragazzi che perdono la vita a vent'anni, ai padri di famiglia che muoiono lavorando senza protezioni adeguate perché precari e alle vittime del maltempo perché qualcuno non ha saputo tutelare l'ambiente e l'incolumità dei cittadini.
Ciao Marco! Ciao a tutti i ragazzi che perdono la vita a vent'anni, ai padri di famiglia che muoiono lavorando senza protezioni adeguate perché precari e alle vittime del maltempo perché qualcuno non ha saputo tutelare l'ambiente e l'incolumità dei cittadini.