Caso MPS.
Banda del 5% e gestioni
creative molto allegre sono riuscite ad affossare la banca che vanta
tradizioni antichissime. Storia a parte, la vicenda del Monte dei
Paschi di Siena affonda il coltello nella piaga. Al momento gli
inquirenti stanno seguendo delle piste, difficili quanto inutili da
seguire per chiunque non è addentro alle questioni bancarie e ai
meccanismi complessi che interessano gl'investigatori.
Il dato che salta agli occhi dei
cittadini comuni è il passaggio sconsiderato dell'enorme mole di
euro, si parla di 9,3miliardi che MPS passò al Banco di Santander
per l'acquisizione di Antonveneta, operazione, decisa e voluta dal
vertice di Rocca Salimbeni e cioè dal presidente Giuseppe Mussari in
quota Pd, avallata dagli azionisti, in primis dalla Fondazione Mps
guidata da Gabriello Mancini, sempre Pd, e dalle istituzioni locali
di riferimento (tutte a maggioranza Pd).
Insomma, ancora una volta i destini
degli uomini sono assoggettati alle azioni dei giochetti economici e
finanziari dei banchieri. Ribadito e sottolineato questo aspetto c'è
da prendere in considerazione un'altra assurda conseguenza causata
dalla banda del 5%, e cioè la paura che questo terremoto ha
provocato nei clienti di Monte dei Paschi sparsi per l'Italia.
La paura ha spinto i clienti di MPS a
prelevare i risparmi lasciati in deposito. Paura che serpeggia e
mette in difficoltà anche i dipendenti, che, pur motivando
l'assoluta tranquillità che godono i clienti per via di una garanzia
e dall'ultimo prestito statale di Monti che garantisce pure i
dipendenti, in quanto, se MPS non restituisse il prestito, Monte
Paschi verrebbe assorbita dallo Stato.
Garanzie e tutele a parte, quando i
risparmiatori vanno via, specie nelle piccole filiali i dipendenti
non ridono. Non può ridere chi ha messo la faccia e lavorato sodo per vedersi smerdato da una banda di lestofanti.