Manovra di Ferragosto 2011.
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico! E la manovra di
metà agosto imposta per decreto legge dal consiglio dei ministri a guida
Tremonti e Berlusconi ha il sentore della perfidia. Ogni titolo della manovra è
mirato al recupero della spesa pubblica attraverso tagli e non prevede nessun
intervento per rilanciare la produttività, la ricerca, la cultura, il lavoro.
Inutile ricordare le promesse e gli impegni presi con gli
elettori da chi governa l’Italia. Siamo in emergenza e come cittadini dobbiamo
rispondere alle esigenze del mercato europeo prescindendo dalle attese maturate
conseguenzialmente in ciascuno di noi dalle parole fumose che fino ad oggi
hanno accompagnato le uscite dei vari esponenti di governo.
Tra gli interventi, il più dannoso, perché aggraverà la
recessione, è il taglio delle provincie e dei comuni con popolazioni a scarsa densità
numerica (meno di trecentomila anime per le provincie e meno di mille per i
comuni che andranno ad accorparsi in un’unica sede) con relative dismissioni,
allo scadere dei mandati, di presidenti, sindaci, consiglieri, macchine blu. Il
provvedimento avrà effetto anche su altri uffici pubblici legati al rango provinciale
dei settori, quali camere di commercio, questure ecc.. Secondo le stime di
Tremonti ciò porterebbe un certo risparmio nella spesa pubblica. In Calabria
dovrebbero ritornare all’amministrazione provinciale di Catanzaro, Crotone e
Vibo Valentia assurte al rango di province nel 1992 e un bel numero di paesini
resi ancora più poveri dall’emigrazione forzata degli abitanti. Insomma, circa
36 province in tutta Italia e un migliaio di piccoli comuni che andrebbero a
morire insieme all’indotto.
È vero! La manovra così concepita porterebbe un discreto
risparmio in barba al welfare e al rispetto della persona vista la totale
assenza di un programma che faccia crescere i territori toccati dai tagli perché
sofferenti.
Un vecchio saggio popolare recita: al pescatore non togliere
la canna ma muniscilo di barca per esplorare i mari pescosi e al contadino di attrezzi
e cultura così da coltivare al meglio la terra e trarne buoni frutti.
È da eretici chiamare gli evasori, i furbi imprenditori che
hanno creato ricchi imperi con i contributi dello Stato, capitalisti e
latifondisti a dare cristianamente una mano piuttosto che tartassare ancora una
volta chi ha sempre pagato le tasse fino all’ultimo centesimo?
Utopie a parte, pare che qualche esponente politico stia
studiando le possibilità costituzionali per far uscire dal rotto della cuffia i
propri territori dall’imposizione del ddl di ferragosto non per amore verso la
propria terra o i bisognosi ma per l’ultimo colpo di coda prima del 5, 6 settembre, data della presentazione e discussione in parlamento del ddl firmato oggi dal Presidente Napolitano rientrato appositamente dalle ferie.