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sabato 29 ottobre 2016

Nell'attesa di un Parlamento credibile

4 dicembre 2016, DOMENICA
si vota per il referendum e modificare, se vince il Sì, la Costituzione.

Non so se andrò a votare. L'indecisione nasce dalle troppe inutili primogeniture politiche appioppate alle decisioni post voto: se vince il Sì diventiamo una nazione al passo coi tempi, decisionista, veloce, intraprendente, affidabile per i mercati e i mercanti di anime. Gl'imprenditori internazionali investiranno in Italia (dicono quelli del sì).
Non è sufficiente la macelleria sociale fatta fin qui dai governi attenti alle necessità delle aziende. Non è sufficiente l'abolizione dell'art.18. E delle tutele contemplate nello Statuto dei Lavoratori. Non sono bastate le decisioni del governo Renzi tese a favorire gl'imprenditori.

mercoledì 4 marzo 2015

Melfi, Marchionne attinge al jobs act

I mezzi di comunicazione di massa concentrano le attività du due fatti eccezionali:
marchionne

primo, le assunzioni che Merchionne fa a Melfi. Il dg ex fiat, ora fca, parla di 1900 posti di lavoro grazie al jobs act. E, guarda un po', a Marchionne piace Matteo Renzi. Gli piace la sua politica e per questo ha intenzioni di regalargli una bella costosa macchina rossa per tenere su il nome del cavallino.

Meno felici sono i lavoratori costretti a turni massacranti e pare che già alcuni operai abbiano abbandonato l'idea del lavoro nella fabbrica del soddisfatto Marchionne.
Gli schiavisti del terzo millennio fanno man bassa e offrono lavoro a tempo determinato ma solo applicando il jobs act!
Ma ci sono anche mamme esasperate e pur di portare avanti la famiglia fanno domanda di assunzione e sono discriminate per l'età, troppo a vanti negli anni rispetto ai requisiti previsti nel jobs che prevede una forbice tra i 18 e i 30 anni.

Non per populismo, ma viene da chiedersi: se Renzi soffrisse o avesse sofferto in passato un'esperienza analoga, e quindi turni logoranti, viaggi lunghi e brevi ma carichi di stress sui mezzi pubblici e su sgangherate utilitarie, insomma lavorare le 40 ore piene e con le ultime energie tornare a casa, avrebbe imposto questa legge sul lavoro? Sarebbe stato più attento alla qualità della vita dei lavoratori o avrebbe comunque leggiferato a favore degli imprenditori?

Che ci siano stati errori nella gestione passata e forse abusi all'interno delle sigle sindacali non vi è dubbio ma da questo a capovolgere la storia e vantarsi di essere riusciti ad eliminare l'articolo 18 e stralciato lo statuto dei lavoratori ce ne vuole.
Da noi si dice: u gurdu non capisciu mai u dijunu. Chi è sazio non capisce chi soffre la fame.


mercoledì 29 gennaio 2014

Fiat se ne va e Letta è fiducioso

E venne il giorno della verità. Marchionne e soci scoprono le carte. La fiat diventa fca vale a dire "fiat chrysler automobiles nv" e sposta la sede legale in Olanda e quella fiscale in Gran Bretagna.


BYE BYE ITALY
Sede legale, quindi ad Amsterdam e domicilio fiscale a Londra. In Italia, a Torino, se tutto va bene rimarrà il museo del Lingotto.
Però, non so come e neanche perché, il presidente del Consiglio Enrico Letta, oltre ad essere assolutamente convinto ( e di questo ci siamo convinti tutti) che la vicenda Fiat abbia cambiato completamente gli orizzonti e i confini ai quali eravamo abituati, adesso la Fiat è un attore globale e non più nazionale.

"La questione della sede legale e' assolutamente secondaria - ha aggiunto durante la conferenza stampa dopo l'incontro con il presidente della Commissione Ue Jose' Manuel Barroso a Bruxelles - quello che conta sono i posti di lavoro, il numero delle macchine vendute e la competitività e globalità" del gruppo, "al quale guardiamo con fiducia". Tutti gli italiani, ha aggiunto, devono tifare perché gli impegni siano rispettati e Fiat Chrysler sia "leader mondiale fra i grandi gruppi automobilistici".

Forse a Letta sfugge il fatto che il fare globalizzante di Marchionne e soci ha lasciato rovine nella Torino laboriosa e promesse mai mantenute negli altri stabilimenti italiani.E cosa peggiore che spostando le sedi altrove il sistema Italia non vedrà neanche un euro dalla neonata società e neanche dalla vecchia moribonda fiat italiana abbandonata dai super manager e dalla politica. 

giovedì 5 settembre 2013

Fiat, Marchionne e il suv scaccia crisi

Sarà un caso? Dopo i reportage di Riccardo Jacona in tv, che hanno fatto vedere una Torino impoverita
aore12
dalla strategia aziendale di Machionne, arriva la notizia bomba:

La Fiat investirà circa 1 miliardo di euro per la costruzione del nuovo Suv Maserati nello stabilimento di Mirafiori. Il lancio della nuova vettura è previsto per il 2015, quindi i lavori per la preparazione dello stabilimento torinese iniziano da subito. La conferma è arrivata ieri dai sindacati, tutti tranne Fiom-Cgil, al termine della riunione con i vertici del Lingotto guidati dall’ad Sergio Marchionne. «Abbiamo fatto un accordo che ribadisce che il contratto con la Fiat è lo strumento che garantisce gli investimenti», ha spiegato Luigi Angeletti (Uil). «A Mirafiori nelle prossime settimane cominceranno i lavori tecnici per la produzione di un Suv della Maserati. È un ottimo risultato. Poi toccherà a Cassino».”

Un SUV? Cioè, quando tutte le case automobilistiche puntano sulle nuove tecnologie (la benzina è a quota 2 euro, senza parlare dell'inquinamento e sfruttamento ambientale) e offrire un parco macchine al passo coi tempi, la fiat, propone un macchinario che bene che vada è indirizzato a chi ha tantissimi soldi da spendere!

Forse è opportuno ricordare che la ricchezza di Torino e zone limitrofe è derivata dalla possibilità di spesa di tutti gli italiani, da quando, cioè, tutti potevano permettersi una utilitaria.

Al momento, l'unico dato certo,a seguito del presente accordo, consiste nella richiesta di proroga della cassa integrazione straordinaria per gli operai fiat

martedì 15 gennaio 2013

Monti, Berlusconi chi è il vero pifferaio magico?

Monti o Berlusconi, chi dei due è il vero pifferaio?, visto che nessuno dei due ha liberato il Paese dai topi? Topi dai nomi disparati come spread, speculazione, crisi dei valori, crisi del lavoro, disoccupazione, malaffare.
Non è per dare credito a Berlusconi e ai suoi seguaci, specie a quelli che gli stanno vicino e lo consigliano male, ma per onestà dobbiamo ricordare anche il lavoro del prof che ha saputo fare cose gradite a chi sta già bene e non sta certo a elemosinare i centesimi e perciò non è costretto a scegliere se impiegare i soldi per pagare un banale imprevisto o la consuetudine, riparare la vecchia macchina o pagare il condominio, il prof salvifico che ha tagliato drasticamente dove più gli è stato facile, mietuto vittime tra i poveri e elogiato Marchionne, a Melfi, tra gli operai fiat festanti, in cassa integrazione per due anni dal prossimo 11 febbraio per volontà dei dirigenti aziendali che conoscono solo la strategia dell'assistenzialismo di Stato piuttosto che scommettere in sviluppo e ricerca.
Chi è, quindi, tra i tanti il vero Pifferaio Magico al negativo? Berlusconi o Monti, Casini, Bersani, Fini ecc ecc.?

Il pifferaio magico, semmai, quello dei fratelli Grimm ha mantenuto l'impegno preso (cosa che non ha fatto nessuno dei politici italiani) ed ha liberato la città di Hamelin dai topi che la infestavano.

Ma questa è una fiaba che non appartiene alla mente scientifica dei prof cresciuti a pane e spread e neanche alla diabolica mente politichese italian style.

sabato 22 dicembre 2012

Melfi, fiat, Monti, che Italia è?

Monti? meglio se sta in Cattedra!


Mario Monti si prende il Natale per riflettere se candidarsi in politica e passare da tecnico super partes a politico schierato in una coalizione e c'è chi invece riflette sul Natale e su come fare per superare indenne le feste malgrado la crisi.

il rag.Ugo Fantozzi riuscirà ad andare
in PENSIONE?
Fino ad ora si è detto e capito che le azioni di Monti erano obbligate. Non si è capito invece la sua presenza a Melfi accanto a Marchionne e Elkan tra gli operai fiat. L'evento fa venire in mente le adunate aziendali raccontate da Villaggio e vissute dal suo personaggio Fantozzi.
Il prof. L'avrà forse fatto per dare fiducia agli operai e alle imprese italiane nonché al resto del mondo attento alle politiche aziendali nostrane?

In merito non so cosa rispondere.

Certamente, al posto di Monti, avrei tenuto la neutralità necessaria sia in Fiat che in politica. Non per codardia ma per tenere fede alla figura neutrale del tecnico chiamato per porre rimedio agli sbagli della politica populista e arraffona e lavorato affinché tutti i rag. fantozzi potessero vivere le feste e la vecchiaia serenamente

mercoledì 21 novembre 2012

i nuovi schiavi

Europa, urge rivedere la cultura del mercato del lavoro

Un operaio fiat in Serbia guadagna 300 euro al mese!

Così a detto Tabacci (uno dei magnifici 5 contendenti delle primarie del centro sinistra) durante la trasmissione di Ballarò, in riferimento alla crisi del lavoro in Italia che, secondo lui, dovrebbe essere rapportata all'Europa e non circoscritta entro i confini nazionali.
Di contro, essere alla guida della Fiat ha fruttato a Marchionne circa 17 milioni di euro, per quanto riguarda l'anno scorso, cifra che richiama le retribuzioni dei top manager e che si può contabilizzare così: una quota fissa pari a 2,24 milioni di euro, 12 milioni per le stock grant e le stock option, vale a dire le azioni della società cedute gratuitamente e periodicamente ai dipendenti di alto livello.
A questi importi si aggiungono altri 2,55 milioni entrati nelle tasche di Marchionne perché presidente di Fiat Industial, società del Lingotto che opera nel settore dei camion e dei mezzi agricoli. Sommando le varie entrate si arriva a una cifra da capogiro nettamente superiore a quella percepita nel 2010, con un aumento del 42% sebbene non si tratti solamente di denaro liquido perché gran parte dei compensi sono azioni e bonus non spendibili nell'immediato.
Tornando agli operai fiat serbi, nello specifico, dello stabilimento Fiat di Kragujevac (Serbia centrale), dove si produce la nuova 500L, ove ce ne fosse bisogno è opportuno dire che non sono soddisfatti del nuovo orario di lavoro - quattro giorni per turni di dieci ore - e neanche dell'ammontare del salario.
I rappresentanti del sindacato interno, dopo un incontro con la direzione dell'impianto (Fas, Fiat Automobili Serbija), pare abbiano ottenuto la promesso di aumenti delle paghe che allo stato attuale oscillano tra i 32 mila e i 34 mila dinari (283-300 euro) al mese. La cifra, appunto, ricordata da Tabacci.
Come riferito dai media a Belgrado, per ora sarà aumentata del 25% la paga di novembre per tutti quegli operai che hanno fatto lavoro straordinario, - quattro ore il venerdì - necessari per mantenere fede alla richiesta del nuovo modello di 500L sul mercato europeo.
La settimana lavorativa di quattro giorni (lunedì, martedì, mercoledì, giovedì) per dieci ore di attività e' stata introdotta dalla direzione di Fiat Srbija in via sperimentale nella fabbrica di Kragujevac.
Il tutto si commenta da sé. E fin quando si darà ragione al profitto e alla speculazione ad ogni costo, mortificando la cultura del lavoro, i poveri gli sfruttati e gli sfruttatori continueranno ad esserci checché ne dicano i magnifici cinque del centro sinistra accompagnati dai 10 colleghi del centro destra impegnati nelle primarie politiche di un'Italia flagellata da più fattori.

domenica 18 novembre 2012

Italia Futura a chi conviene?

Le cose si complicano per l'Italia che sta male.


Se è vero quanto evidenziato dagli osservatori politici, Montezemolo scende in campo per far continuare la linea di Monti e sappiamo bene a cosa si riferisce il programma messo in atto dal governo dei tecnici. Un programma che, se fino ad ora è stato l'antidoto e la cura necessaria per riacquistare credito e fiducia in Europa e nel mondo, adesso inizia ad essere una catena costrittiva per la democrazia la libertà e la cultura della solidarietà verso gli ultimi e i deboli.

Montezemolo è l'espressione di una fetta di italiani che sta benone, che arriva tranquillamente a fine mese e non ha l'esigenza del posto fisso o la paura del contratto a termine e delle bollette che scadono a prescindere del conto in banca.

Hanno pensato a ciò i seimila iscritti al nuovo movimento centrista di Montezemolo?
Giovani e anziani, borghesia e imprenditori, una decina di politici di Udc, Fli, Pd e Api ma non del Pdl, questa la platea della convention di Luca Cordero. E tra la cosiddetta “classe dirigente”, oltre a Luca di Montezemolo, tengono a battesimo il “nuovo fenomeno attivista” Andrea Riccardi, Andrea Olivero delle Acli e Raffaele Bonanni della Cisl, leader sindacale che ha firmato e fatto firmare ai suoi iscritti della FIAT il “ricatto di Marchionne”.
Il nome del soggetto politico èncora da definire, forse “Italia civica” data l'inflazione di sigle presenti.
Nei discorsi, la figura carismatica di Mario Monti è una costante; richiamato più volte dagli interventi e nei contenuti dall’economista Irene Tinaglie dalla metafora di Lorenzo Dellai, presidente del Trentino: “zaino in spalla significa seguire un capocordata che non stupisce con effetti speciali, ma è di poche parole, che sa esser severo ma non cinico, che sa che quello è il suo posto al servizio di tutti. Oggi si è costruito un pezzo importante della cordata e il capocordata, quando sarà il tempo giusto, saprà cosa fare”.
E Andrea Riccardi, nel chiudere la kermesse, la mette così: “Dopo il 2013 sarebbe un errore interrompere il dialogo di fiducia tra Monti e l’Europa, tra Monti e la comunità internazionale, anche perché la crisi continua”.
Non c'è che dire! È davvero un quadro preoccupante!
La strategia di Montezemolo è presto detta, anzi è detta da lui stesso: “Ogni cosa al suo tempo. Non chiediamo al premier di prendere oggi la leadership del nostro movimento. Ciò pregiudicherebbe il suo lavoro. Ci proponiamo di dare fondamento democratico ed elettorale al discorso iniziato dal suo governo perché possa proseguire”.
Casini , dal canto suo, rimarca la paternità del “Monti dopo Monti”. Perché secondo lui “non c’è alternativa alla sua affidabilità e credibilità” e perciò deve essere riconfermata dal “suffragio degli elettori”.
Allora, chiedo a Casini: a che serve la corte di politici che occupa il parlamento, le istituzioni e il Paese?

sabato 5 febbraio 2011

Italia: 150 anni di unità cancellati dal potere dei soldi

Pare che il 150° dell'Unita' d'Italia porti sfiga!


Dopo la secessione disgregazionista tentata dalla lega e bocciata dal Presidente della Repubblica, i capi leghisti per mantenere compatta la base imbufalita che assomma in un unico corpo pensante populismo e discriminazioni razziali, insistono col progetto sul federalismo comunale che penalizzerà tutti i piccoli paesi privi di risorse e i cittadini non residenti proprietari di seconde casette estive laddove la geografia lo consente. Anche le grandi città non sono esenti dall’avventatezza del provvedimento e i sindaci come Chiamparino, Alemanno, Renzi lo sanno bene per le nuove tasse da imporre persino ai turisti di passaggio che pernottano negli alberghi tassati per il soggiorno. Ma non finisce qui! Anche Torino grazie all’azione dissennata di Marchionne e alla distrazione (?) del governo italiano con molte probabilità diventerà la periferia di Detroit se davvero Marchionne terrà fede alla parola data a Obama e ai lavoratori della Chrysler. Da parte sua, il governo italiano per bocca del ministro Sacconi, minimizza “una vaga ipotesi non è una decisione, e non può quindi dar luogo al solito festival delle Cassandre”. Beh, per essere il ministro del lavoro a parlare, è riduttivo il suo intervento. I lavoratori che hanno già sopportato un referendum castrante, imposto dal manager tagliatore di teste in golfino educato in America, non lo meritano!
A parte le considerazioni, amare, amarissime che ancora possiamo esternare, rimane ben poco da aggiungere alle tesi degli osservatori e analisti economici che seguono l’andamento del mercato del lavoro. Purtroppo, con progetti politici simili, l’unica soluzione è l’emigrazione per quanti sfiduciati e il ribaltamento politico per quanti credono ancora nelle potenzialità dei giovani italiani. Necessita una nuova classe politica meno parolaia e più concreta, culturalmente evoluta! E allo stato attuale manca, nonostante i 150 anni di Unità.

domenica 5 dicembre 2010

crisi dell'auto e globalizzazione dei mercati tra licenziamenti e nuove povertà

L’auto, la fiat, Marchionne, sindacati e società.


Il mercato dell’auto, inteso come modello consumistico usa e getta, non regge più perché non esistono condizioni economiche sociali tali da garantire spese esose alla generalità dei cittadini, in virtù della precarietà dei giovani costretti nel mondo del lavoro con contratti capestro e di quanti hanno perso il lavoro.

Finito il boom economico, o quantomeno quella sorta di tranquillità supportata dal lavoro e dagli ammortizzatori sociali, nelle famiglie si pensa a gestire le poche risorse rimaste per risolvere questioni impellenti quali la salute, le spese vive delle bollette e dei consumi improcrastinabili, lo studio e la riparazione delle macchine.

L’autoparco familiare è al completo! E piuttosto che avventurarsi in decine di migliaia di euro, si pensa bene a rattoppare il danno dal meccanico piuttosto che entrare in qualche autosalone del nuovo.
Tra l’altro proprio in questi giorni i carburanti hanno avuto un’impennata non indifferente: il gasolio a quota 1,32 al litro servito alla pompa, ma chi vuole risparmiare qualche centesimo può auto servirsi e abbattere il prezzo a 1,30 o 1,29. la cosa cambia di poco se si pensa che col corrispettivo fino a qualche anno addietro si riusciva a fare quasi il pieno a un’utilitaria.
Insomma, anche volendo, mancano i presupposti per affrontare una spesa importante qual è un’automobile nuova fiammante.

Allora c’è da chiedersi: anche se Marchionne e i sindacati riusciranno a trovare un accordo, l’azienda torinese a chi venderà le macchine se persino gli operai fiat sono ridimensionati nel numero di assunzioni e nel salario? Senza contare il già detto, vale a dire le spese di mantenimento della macchina, includendo: assicurazione, tassa di circolazione e manutenzione ordinaria, quali olio, filtri, benzina, candele, gomme e ogni due anni la revisione.

Alla base del mercato deve esistere un’offerta, tecnologicamente all’avanguardia e innovativa anche dal punto di vista energetico, e una richiesta certa, avvalorata da tranquillità economica e sociale da chi regge il mercato, cioè il consumatore. Necessita, perciò, una revisione totale della teoria dei bisogni aziendali, sociali, energetici del mercato globale.

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