Pioveva a dirotto, quel giorno, tanti
anni fa. Ma lo ricordo come se fosse ieri. La strada si era
trasformata in un fiume in piena e i gradini laterali in piccole ma
potenti cascate.
Inutile aspettare che smettesse di
piovere. Il cielo nero oscurato dalle nuvole piene d'acqua prometteva
pioggia per chi sa quante ore ancora.
Si era fatto tardi e non potevo
indugiare ulteriormente.
Coraggio! Mi dico. Apro lo sportello
della macchina e poggio il piede all'esterno. Non avverto subito
l'asfalto della strada. L'acqua mi cattura la caviglia e sale in un
attimo sino al polpaccio.
Ormai è fatta. Non posso tirarmi
indietro, e poi, mi aspetta. Attende la mia “buonanotte”.
La trovo seduta in mezzo al letto più
minuta e piccola del solito. Il solito sorriso sulle labbra celava le
sofferenze subite negli ultimi tempi.
Ma
non intendo parlare di questo. Mi piace ricordare la sua forza
d'animo. L'amore che elargiva incondizionatamente in famiglia. Ai
figli e anche agli estranei. Voglio ricordare il suo sorriso buono
impresso dentro di me. Le rughe. Gli occhi vispi pieni di vita e la
mente sveglia di una donna che lottò fin da bambina per vincere le
avversità della vita, quelli imposti dal fato e quelli eretti dalla
cattiveria umana. Ostacoli che seppe superare egregiamente! Ma ormai
era giunta al capolinea. Ne era consapevole. E per non sacrificare i
figli carichi di problemi volle andare in quella casa che si prendeva
cura dei malati anziani. Non era un ospizio. Era una struttura
residenziale sanitaria ben organizzata che accoglieva anche anziani
in ottima salute ma soli. Le stanze ospitavano al massimo due persone
e ognuna si creava la propria intimità con gli effetti personali che
riponeva sul mobiletto per ricreare l'atmosfera domestica di sempre.
Mamma notò subito i miei pantaloni
bagnati fino al ginocchio. “Sei tutto bagnato figlio. Vai. Vai a
casa ad asciugarti se no prendi un malanno. Tanto io sono
all'asciutto. Sto bene. Non ti preoccupare. Vai tranquillo. Baciami i
bambini e abbracciamo tua moglie. ...”. Mi disse col solito
sorriso.
Rimasi. Parlammo un po' fino all'arrivo
dell'infermiera per la terapia. Buonanotte mamma. Vengo domani.
Buonanotte figlio mio. Ma durante la notte il cuore non resse. Ci
lasciò all'improvviso proprio quando speravamo di riportarla a casa
visti i risultati positivi che la fisiatra ci elencava. Tutti
traguardi dettati dalla sua ferrea volontà nel fare gli esercizi di
deambulazione e la dimestichezza con la protesi che padroneggiava
disinvoltamente.
La trovai sul letto con la protesi.
Guardai il suo viso sereno. Le diedi l'ultimo saluto mentre un
pensiero saettava nella mia testa: “ Tu eri senza una gamba e
pensavi alle mie che erano bagnate...”
Ciao mamma.