Ho seguito un po' la nuova trasmissione
di Lucia Annunziata: “leader” e, a dire il vero, mi è sembrata
un po' incasinata. A mio avviso, l'eccessivo permissivismo ha messo
in crisi la conduttrice, mentre il furbo Sallusti, da navigato
provocatore, ha tentato di giocare la carta del casinaro, ha agitato
le acque per screditare Ingroia su un vizio di forma circa l'eleggibilità dell'ex magistrato nella città di Palermo e, a
tratti, si è sfiorata la bagarre verbale.
Complessivamente, per quel poco che ho
potuto vedere, lo spaccato televisivo ha messo in luce alcuni aspetti
del movimento capeggiato da Antonio Ingroia e confermato l'assenza di
amor proprio di alcuni soggetti che pur di fare il gioco del padrone
hanno liberato cazzate a profusione.
Ingroia è stato chiaro e il suo
impegno in politica può essere riassunto così: i partiti politici
non sono affidabili! Non fanno una buona politica. E da magistrato
l'ha costatato in prima persona specialmente nell'espletamento del
suo incarico.
La sua formazione non è un nuovo
partito politico ma una lista composta da persone della società
impegnati in battaglie civili contro il malgoverno e le malversazioni
degli organi dello Stato.
Tra queste Ilaria Cucchi, che ha
lottato da sola contro la parte marcia della legge. Quella legge che
tortura fino alla morte quanti cadono vittime della bieca violenza di
poliziotti, carabinieri e secondini, coperti dall'omertà di alcuni
pezzi operanti nelle strutture parallele al mondo carcerario.
Il movimento ha dimostrato una certa
ingenuità, e i nemici ne hanno abusato nell'immediatezza. Nonostante
la passione impiegata nell'impegno sociale di alcune battaglie dei
presenti, ancora molti di loro non sono avvezzi alle strategie del
confronto politico privo di fair play e all'attacco prevaricatore dei
giornalai di parte. Ma i cittadini attenti che non ne possono più
dei tatticismi politici hanno capito e apprezzato la buona fede di
Ingroia e compagni.