Difficile è far evolvere la collettività dall'arretratezza culturale imposta dalle caste.
Non passerelle ma lavoro come volano di cultura e legalità!
Mi son sempre chiesto a che valgono i simboli, le manifestazioni di piazza e persino i salotti culturali, dove, per intenderci, si parla tanto di letteratura, poesia, pittura, un po' meno di scultura e sempre con la puzza sotto il naso si addita l'ignoranza collettiva ché non legge, non si documenta, non amplia gli orizzonti con un buon libro.
In Calabria, per combattere la
'ndrangheta e il malaffare che si associa ai colletti bianchi e alla
politica, c'è stato un pullulare di targhe affisse sui muri dei
municipi regionali con tanto di scritta: “QUI LA 'NDRANGHETA NON ENTRA!” Come se bastasse una sana intenzione, uno slogan, per
annullare gli effetti di un malcostume cresciuto negli anni. Non si è
voluto capire che laddove la miseria taglia con l'accetta gli animi e
fa morire d'indigenza la fame fisica annulla anche la libertà, la
volontà d'immergersi in una buona lettura.
Una sorta di asservimento dei reietti
al potere che dà loro di ché vivere, salvo, poi, vedere comuni
commissariati per infiltrazioni o contiguità mafiose, fa stare
nell'inferno dell'ignoranza la maggior parte della popolazione. Ma
questo non accade solo in Calabria!
In “Presa Diretta” un
“dipendente” dei poteri nascosti così giustifica il suo atto di
gratitudine al microfono del giornalista: “Come posso, quando mi
chiama, rifiutare un favore a chi mi ha dato lavoro?”
Giancarlo Siani |
Cosa significa, si spieghi meglio.
“Anche col voto”.
Insomma, i simboli sono importanti ma
non importantissimi laddove regna la fame la disoccupazione e nessuna
voglia di far crescere la cultura da parte di chi detiene il potere.
Che rilievo può avere l'accensione
della macchina di Giancarlo Siani, giovane reporter ucciso
dalla camorra per i suoi scritti su il Mattino di Napoli
nello sfacelo totale di una Repubblica guidata da gente che per
mantenere i conti dello Stato in ordine toglie il lavoro ai
dipendenti pubblici e privati ma mantiene intatti i privilegi dei
ricchi e affama il 90% dei cittadini?
Simili presupposti non lasciano spazio
alla speranza checché ne dicano scrittori, intellettuali, politici
che assediano gli schermi e i media.