E' corretto cooptare tecnici nei governi?
E quanto queste decisioni rispettano il voto elettorale?
Si fa tanto un gran parlare di
democrazia e inviolabilità dei diritti del cittadino, di pari
opportunità e quote rosa, di sacralità del voto e del responso
delle urne perché rappresenta la più alta espressione della volontà
popolare, allora chiedo: se un numero imprecisato di cittadini
gareggiano per diventare consiglieri comunali e quindi gregari di
questo o quel aspirante sindaco è giusto che il neo sindaco formi
una squadra e dia deleghe assessorili a personaggi validi, per
carità, che non hanno calcato la scena e non si sono prodigati in
estenuanti e appassionate battaglie?
Cioè. Si può comprendere e accettare
la cooptazione di qualche esperto di comprovata abilità in un certo
campo di studi. Si può anche concepire la sana pressione di un
partito o parte di esso che mira ad avere peso nella gestione della
cosa pubblica nel pieno rispetto del voto che la cittadinanza ha
espresso liberamente, ma qui, convenevoli a parte e smentendo i
partiti e le associazioni che plaudono per la quota rosa della
neonata giunta Abramo, di fatto, con la proclamazione dei “nominati”
ancora una volta si evince disprezzo per i cittadini e assenza di
autonomia.
Non si possono cambiare i giocatori e
le carte in tavola dopo la vittoria. Altrimenti che senso ha una gara che vede impegnate 700 persone, in lizza tra di loro, per ricoprire la carica di consigliere e forse di assessore? A questo punto sarebbe
più logico votare direttamente il sindaco e sperare che scelga con
oculatezza i componenti della squadra, una volta eletto.