Assistere allo sfogo di un padre.
Vederlo commuovere. La voce rotta dal pianto ma subito ricomposta.
Suscita empatia. Solidarietà umana. E comprensione per tutto quello
che ne consegue.
Mi riferisco allo sfogo del conduttore
televisivo “art.21 della costituzione italiana”.
Lino Polimeni lancia accuse
pesanti al sindaco della città e al consiglio tutto che ha mandato
l'unico non indagato, Polimeni junior, in pasto nell'arena di
Giletti.
Giletti e i suoi ospiti hanno
fatto il loro mestiere di giornalisti. E Marco ha risposto col piglio
garantista di chi crede. Ha snocciolato numeri ma non ha potuto
rispondere esaurientemente. In concreto non ha dato notizia della
serietà con cui si effettuavano le commissioni e su quali problemi,
nonché risoluzioni, dei cittadini, che sono diversi.
Marco Polimeni ha cercato di
difendere l'indifendibile nella trasmissione della 7. quasi sotto
accusa, anche lui insieme ai 29 consiglieri indagati per “falso”,
nella trasmissione, ha suscitato tenerezza a quanti smaliziati dalle
continue trappole innescate sui territori minati della politica ma
che non ha convinto la cultura mediatica del genitore e, di
conseguenza, la furia del padre in quanto esperto conduttore
televisivo.
Un genitore cosciente delle insidie cui
il figlio è stato esposto ovviamente si prodiga in una difesa
estrema a favore di un ragazzo pulito e pieno di buoni propositi che
si è affacciato alla politica e reso vittima sacrificale dai
marpioni della politica locale.
Sempre secondo le esternazioni di Lino
Polimeni, il capitano ha abbandonato la nave prima dei passeggeri e
dei marinai. Si è messo su una scialuppa di salvataggio e fatto
rotta su un isola deserta in attesa che arrivi il 26 e spartiscano il
potere locale.
Assessorati regionali,
vicepresidenze...
In virtù del garantismo, dobbiamo
prendere in considerazione anche la “buona fede del sindaco
Abramo”:
Abramo, anche lui non indagato
per questi fatti, potrebbe avere sottovalutato la gravità
dell'episodio e lasciate ad un giovane l'esposizione mediatica e la
difesa dei 29 furbetti.
Ma una cosa è certa:
in città si sente dalla notte dei
tempi il laconico mormorio degli scontenti che lanciano invettive e
congetture alla classe dirigente politica e amministrativa.
E, giustamente, il Polimeni annota:
ma se siete insoddisfatti perché li
votate?
Se sono lì qualcuno ce li ha messi!
Vi hanno promesso lavoro? Assunzioni, incarichi...
eppure ci vogliono migliaia di voti mentre per la manifestazione pro Gratteri eravamo appena mille e cinquecento duemila persone in piazza Matteotti a Catanzaro.
Vergognatevi!