Anche lo Stato italiano, se pur una Repubblica fondata
sul lavoro e che sostiene essere del Popolo la Sovranità,
deve fare i conti con le regole dei mercati finanziari mondiali.
(E se la tutela dello stato sociale dipende dai giochi dei banchieri, diventa normale che siano i deboli a pagare errori altrui. è più semplice rastrellare dai depositi e dagli immobili censiti piuttosto che fare restituire premi e stipendi d'oro ai dirigenti che non hanno saputo governare gli eventi).
Partendo da questo presupposto si capisce meglio la manovra
politica degli ultimi anni tutta tesa a salvar banche e banchieri.
Anche l'ultima manovra mette in una posizione centrale l'azione
della Cassa depositi e prestiti. Ma vediamo nel dettaglio di che si
tratta:
Tagli alle spese di ministeri ed enti locali per 1,1 miliardi e
vendita alla Cassa depositi e prestiti di immobili pubblici
con un valore pari a 500 milioni.
Sono queste le coperture che il
ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, ha indicato presentando
la manovra per ridurre il rapporto deficit/Pil del 2013 al 3% dal
3,1% tendenziale.
"La copertura di 500 milioni viene
dalla vendita di immobili che sono di proprietà del Demanio e
che saranno venduti a Cdp o a un suo veicolo", ha detto
l'ex direttore generale della Banca d'Italia illustrando il decreto
legge approvato oggi dal Consiglio dei ministri.
Dalla nuova tornata di tagli
"semi-lineari" saranno esclusi "sanità, istruzione,
ricerca e sviluppo".
E non è cosa da poco conto!, ma vediamo nel dettaglio cos'è la
cassa depositi e prestiti, anche se rimane qualche perplessità il
passaggio: “saranno venduti a Cdp o a un suo veicolo”.
.
Ecco, è questo “suo veicolo” che lascia un po' perplessi.
Visualizzazione post con etichetta finanza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta finanza. Mostra tutti i post
giovedì 10 ottobre 2013
sabato 3 novembre 2012
la ricetta di Vendola contro la crisi
Niki Vendola |
Qualcuno sta barando. E qualcuno dice la verità con parole semplici.
L'altro
ieri, Vittorio Grilli, nel corso della trasmissione Uno mattina su
Rai Uno, ha detto che la fase di recessione in Italia dovrebbe
concludersi nel secondo trimestre del prossimo anno in coincidenza
con la ripresa dell'economia internazionale.
Oggi, Angela Merkel, dice che ci vorranno più di cinque anni per
superare l'attuale crisi economica e insiste con la ricetta tedesca
del rigore per convincere il mondo ad investire in Europa.Se la Merkel e gli altri Statisti vivessero come persone comuni probabilmente non parlerebbero di sacrifici nei termini fin ora conosciuti. Forse darebbero maggior peso all'uomo quale entità pulsante. Alle donne quali rappresentanti sensibili della vita stessa, ai bambini che incarnano il presente e rappresentano il futuro, agli anziani che sono la memoria storica di un passato non tanto remoto.
Ancora una volta si parla di finanza piuttosto che di lavoro; di aziende che controllano i conti al millesimo piuttosto che impegnarsi nella ricerca finalizzata a superare gli ostacoli posti dalla vecchia mentalità affaristica di quanti si sentono padroni del mondo intero.
Eppure tutte le religioni, dalla filosofia alla politica alla scienza, mettono al centro delle loro azioni l'uomo e l'ambiente. Tutti si interrogano sulle possibilità future e nel frattempo il presente esplode nel dolore davanti al cinismo scellerato delle scelte ad indirizzo esclusivamente economico e aziendalistico.
Le uniche parole sagge le ho ascoltate dalla bocca di Niki Vendola in occasione del ricordo di un grande della sinistra italiana: Peppino di Vittorio.
Nelle parole di Vendola c'è il tentativo di riscattare una classe politica morente che pensa allo spread, alle aziende, agli imprenditori e non all'Uomo, ed è con speranza che le riscrivo.
Queste le parole di Niki Vendola:
Credo che oggi valga la pena tornare a riflettere su quell'intuizione straordinaria che ebbe Giuseppe Di Vittorio, quella cioè di lanciare il Piano per il Lavoro che aveva dentro di sè una centralità fondamentale che oggi e' scomparsa: la scuola, l'educazione, i bambini che riempivano le strade. Oggi noi dobbiamo ritornare a investire sulla formazione, sull'educazione, sulla scuola. Questa e' veramente la cosa più importante.
Ecco, oggi ci vorrebbe un pensiero strategico come quello di Peppino Di Vittorio, un pensiero che nasceva anche dall'autonomia culturale di una sinistra che non si metteva in ginocchio di fronte ai poteri forti ma che restava in piedi a testa alta, che affrontava anche il compito della contestazione con grande consapevolezza e responsabilità democratica nazionale.
Iscriviti a:
Post (Atom)
Post suggerito
Le seduzioni dell'arte
Mario Iannino, 2007, a scuola di seduzione C'è un universo abitato da più categorie di persone che lascia spazi a gestualità inusu...
un pizzico di ... Sapore
Itinerari gastronomici e cucina mediterranea
post in progress
e-mail: arteesocieta@gmail.com
Dai monti al mare in 15' tra natura e archeologia
A spasso tra i luoghi più belli e suggestivi della Calabria