è l’ennesima bocciatura del governo Berlusconi!
misero epilogo di una destra arrangiata e approssimativa composta da un manipolo di incapaci dirigenti perlopiù leghisti che ignorano le regole principali del vivere comune. Tremonti, Calderoli, Bossi, Castelli, egoisti fino all’eccesso e imbroglioni avvezzi a forzare la democrazia fregandosene altamente del pensiero dell’altra parte dell’Italia. “Altra parte” teorizzata da Bossi Calderoli &c. tutta gente che dovrebbe rivedere i percorsi scolastici per ripristinare le devianze mentali causate dagli shock esperienziali giovanili che forse li ha visti vittime di innocenti bullismi del tipo: il compagno svelto della classe avrà rubato la merenda o nascosto il cappotto per pura goliardia e perciò arriva fulminea la genialata delle "ronde padane" a tutela dei deboli.
oppure no! potrebbe essere la loro indole innata a farli essere quello che sono. allora potrebbero stare così senza intraprendere corsi di recupero e gareggiare all’olimpiade del ciuchino d’oro, finto oro, naturalmente, perché di ricchezze ne hanno accumulate già tante con la scusa di Roma ladrona.
ma torniamo a noi. ieri sera mentre Castelli chiamava ignoranti e bugiardi Di Pietro e altri ospiti che non erano sulla sua lunghezza d’onda ad Annozero nella trasmissione di Santoro, i furbetti si prodigavano a fare l’autogol approvando il decreto sul federalismo comunale appena bocciato dalla commissione Bicamerale che, come ovvio, non ha trovato i presupposti costituzionali in chi ne è garante. Irricevibile! così lo considera il Presidente Giorgio Napolitano. ma, non è la prima volta che il capo dello Stato non firma un atto del governo Berlusconi:
nel febbraio 2009 non approva il decreto sull'alimentazione e idratazione obbligatorie mentre si consumava il dramma di Eluana e della sua famiglia;
nel marzo del 2010 un altro no alla legge che riformava alcune parti del diritto del lavoro.
E anche per il cosiddetto “processo breve” vi fu un’interminabile scaramuccia per opera della maggioranza che voleva e vuole a qualsiasi costo cucire un’armatura d’impunità addosso al premier in barba al motto che capeggia nelle aule dei tribunali italiani: la legge è uguale per tutti.