Le incomprensioni generazionali sono
fenomeni ineluttabili, quasi congeniti nella società educata
all'appariscenza dai fenomeni spazzatura dei mass media. La lite
regna sovrana e annienta i confronti dialettici. Nel campo della
politica l'aggressione è prassi consolidata. L'urlo sfacciato del
forte soverchia il debole e lo rende inadeguato agli occhi della
platea chiamata a decidere chi dovrà governare il paese la città la
regione la nazione.
È un puzzle scomposto, con le tessere
sovrapposte o mancanti e ognuno lo completa come meglio crede. Solo
chi conosce i personaggi e le storie collegate, le conseguenze che le
loro azioni hanno prodotto nella società può e deve muovere analisi
intellettualmente oneste, dire le cose come stanno veramente per
evitare che si continui a lasciare il campo ai soliti faccendieri
della politica. Ma anche chi non è avvezzo ai sotterfugi e alle
strategie, chi ha l'animo semplice non può fare a meno di chiedersi
come mai ci si scanni per un posto nel consiglio circoscrizionale o
comunale e perché sono sempre gli altri a sbagliare e essere brutti
sporchi e cattivi.
È nelle grandi decisioni che il genere
umano tira fuori il meglio di sé; si fa architetto muratore e
cittadino del mondo per migliorare il presente e dare un futuro ai
giovani. O, quantomeno, prova a comporre il puzzle lasciato per
incapacità o inerzia a metà dai tesorieri egocentrici del male.
È in queste occasioni che i cittadini
vorrebbero vedere compiere azioni concrete dalla classe politica e
dagli uomini che hanno tratto benefici dalle leggi scritte dalle
maggioranze sorrette dalle lobby affaristiche a Catanzaro come nel
resto d'Italia e del mondo.